Basta vederlo. Fare un piccolo sforzo, aprire qualche articolo e non limitarsi a un pur gradito mi piace.  E giudicare …

Non è passato nemmeno un anno da quando il LeoMagazine ha aperto  i battenti: timidamente, in punta di piedi, come chi sa di non avere grandi mezzi alla spalle.

Ma in realtà, la nostra rivista ha un capitale immenso, di  cui nemmeno chi scrive – è doveroso ammetterlo – aveva  ben calcolato la portata. L’entusiasmo giovanile. Entusiasmo? Una forma forse di beata, meravigliosa incoscienza.  Siamo troppo abituati a vederne solo il lato negativo – che certo  purtroppo spesso e volentieri non manca –  e pertanto dimentichiamo che essa può essere non sempre e solo un pericolo, ma  anche un dono formidabile.

Così, a conclusione di un anno scolastico faticoso e difficile (e diciamocelo con franchezza: anche e soprattutto per voi, ragazzi) possiamo trarre un bilancio inaspettato.  Non abbiamo un centesimo, anzi in qualche circostanza ci siamo pure frugati in tasca, eppure abbiamo realizzato un profitto incredibile e non serve essere il nostro pur valentissimo economista per capirlo:  i nostri – pardon, ma lo dico solo perché mi sento parte della squadra – i vostri articoli, i nostri risultati.

Suscettibili sicuramente di perfezionamento, anche se i pezzi della redazione (ovvero il 90%) possono a volte essere un po’ ingenui, scarni, non sempre del tutto centrati; ma sono articoli veri,  venuti dopo un periodo di  formazione in cui certo non ci siamo risparmiati. Nel LeoMagazine c’è  stato e ci sarà sempre un grande spazio per crescere, ma nessuno per l’approssimazione e l’improvvisazione.

E poi …. Non è il direttore che lo dice, ma molti lettori, alcuni dei quali decisamente qualificati e autorevoli: molti, moltissimi di questi articoli sono fatti  bene, con passione, bello stile, non senza una punta di grinta ed ironia ma sempre senza eccedere. Certo, sono articoli giovanili;  tali sono e devono restare nella loro freschezza e gli interventi “direttoriali” sono stati al riguardo molto pochi e sempre limitati a quando proprio non se ne poteva fare a meno.

Del resto, l’immagine più bella  è quella della foto in epigrafe dell’articolo sulla presentazione del libro di Giulio Leoni:  ragazzi, franchi puliti spigliati in quell’aura giovanile che il tempo incrina sin troppo presto. Ragazzi che esattamente come Dante a Campaldino hanno avuto “temenza molta”  prima di gettarsi nella mischia, ma lo hanno fatto e pure col sorriso sulle labbra.  Si trattasse  di intervistare un viceministro o un grande scrittore, di apparire spontanei e decisi davanti all’occhio spietato della telecamera, di curare in tempo reale e in poche ore l’ufficio stampa di un importantissimo convegno regionale, alla presenza di autorità di vario genere con cui  imparare a rapportarsi sul momento.

E sono solo alcune delle “medaglie” di giovani con un ‘età media di diciassette anni, che non si sono “improvvisati” né hanno giocato a fare i giornalisti, ma  stanno imparando a farlo per davvero, apprendendo le difficoltà del mestiere, la necessità di “esserci” velocemente e bene, di inseguire la notizia, di frequentare conferenze stampa senza perdere la battuta giusta. Diciassette anni …. Il tutto poi, avendo anche e soprattutto la scuola con tutti  quei saperi diversificati e complessi che devono comunque rimanere la priorità dell’istruzione liceale. Ma non aut/aut; et et!

Questo il “miracolo” del LeoMagazine, con due redattori di punta, Alessio e Sara, che si sono anche permessi di vincere, anzi di stravincere, un importante concorso regionale.

Con tutto questo, siamo perfettamente coscienti e consapevoli di una cosa: che per quanto brillanti e sorprendenti, i risultati e i successi di oggi non sono che il punto di partenza del domani. E il nostro pubblico si rassicuri: Leomagazine non va in ferie.  Ci saremo tutta l’estate. E gli chiediamo di essere il nostro principale fan: leggerci, diffonderci, farci crescere. Far vedere questo esempio di giornalismo pulito e sincero, di ragazzi che vogliono capire la realtà e non subirla, ma senza farsi condizionare e soprattutto senza cercare di manipolare niente e nessuno.   Insomma, amici lettori: crescete e moltiplicatevi!

Non è molto “rituale” che un direttore elogi la propria redazione, ma a volte succede: anzi in qualche caso è giusto e necessario  che accada. E la nostra è una redazione davvero speciale: perché pur essendo una nata in una scuola, con un direttore che è anche prof (una relazione dunque “asimmetrica” anche se non per questo necessariamente basata sulla distanza) il clima che è si è stabilito è bellissimo e familiare: tutte le decisioni sono condivise insieme, in uno spirito di “squadra” che si perfeziona ogni giorno di più.

Che dire? Faccio il giornalista da più di trent’anni, ancora da prima di iniziare quel mestiere difficile e entusiasmante che è il prof.  Ho visto redazioni anche di alto livello e ho collaborato e collaboro con testate di vario genere. Ma oggi come oggi,  non cambierei questa squadra con la direzione di un quotidiano nazionale. E credetemi, non è un’iperbole.

Grazie ragazzi del vostro entusiasmo, della vostra forza e del vostro impegno. A tutti , ovviamente, ma in particolare a chi questo progetto l’ ha voluto e ispirato: gli studenti della IVasa.  Il LeoMagazine – noi tutti lo speriamo – andrà avanti per un secolo almeno, ma la pietra miliare resterete comunque voi, nunc et semper .

 

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