Marco Benassi è il simbolo della nuova Fiorentina, composta da un mix ben assortito di giovani talenti che si sacrificano per la maglia e corrono senza sosta per 90 minuti e che nell’ultima partita hanno spazzato via il Torino vincendo 3-0, grazie soprattutto ad un gol e un assist del centrocampista viola.

Benassi è il classico antieroe: non sarà mai l’idolo delle folle, non vincerà mai grandi premi individuali, non avrà mai la tecnica sopraffina o le qualità di molti suoi colleghi, ma è un giocatore importante che, se messo nelle giuste condizioni, può essere utile in qualunque squadra. Benassi è infatti la tipica mezzala, è insuperabile nei contrasti, ottimo ad inserirsi in ogni spazio che trova davanti  e dotato di un buon tiro, che nella Fiorentina gli ha già permesso di realizzare 2 reti nelle 9 partite giocate. A volte scompare dalla partita, sembra che si stia prendendo una pausa o che si trovi in difficoltà, ma è proprio in quei momenti che beffa i propri avversari  smarcandosi o uscendo palla al piede da situazioni di difficoltà.

La carriera di Benassi inizia alla grande, con l’esordio in serie A con la maglia dell’Inter a 18 anni nel 2013 e la vittoria della Champions League dei giovani con la primavera nerazzurra. Successivamente viene ceduto in prestito al Livorno dove cresce in maniera lampante e realizza il primo gol in Serie A, e nella stagione successiva viene acquistato dal Torino, che lo compra per farlo giocare titolare, e Benassi non delude le aspettative, realizzando undici reti in tre stagioni con la maglia granata, giocando bene e diventando un pilastro della squadra, fino a diventarne perfino capitano.

Ad un primo sguardo Benassi non sembra un leader. Sbarbato, coi capelli sempre disordinati e una faccia non proprio vispa, con quel look da bravo ragazzo, sembrerebbe quasi un giocatore svogliato, privo di personalità. Ma si sa, le apparenze ingannano perché Benassi sposta gli equilibri, sa prendersi le responsabilità che un capitano deve avere ed è anche consapevole della sua condizione di leader silenzioso, fuori dai riflettori, come dicevamo inizialmente, un vero e proprio eroe nell’ombra.

Talvolta, se si agisce nell’ombra e non si viene incensati dal popolo, anche chi ti conosce bene ed è consapevole delle tue qualità si dimentica di te: è ciò che avviene nel Torino, quando, a Marzo 2017, Sinisa Mihajlovic (allenatore dei granata) decide di cambiare modulo, passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1, sacrificando proprio Benassi, che viene snaturato in un centrocampo a due e perde la fascia da capitano e la maglia da titolare. Al ritorno dalle vacanze estive, dopo un ottimo Europeo U21 giocato da capitano con la maglia della nazionale, Mihajlovic comunica a Benassi di essere la terza o quarta scelta nel Torino, e gli consiglia di cercarsi  una nuova maglia. Così, il 10 Agosto, Benassi sbarca a Firenze, firmando un contratto quinquennale con la Fiorentina che lo ha acquistato per 10 milioni più 3 di bonus.

L’avventura a Firenze non era cominciata nel migliore dei modi, ma la motivazione era da spiegare nel modulo utilizzato da Stefano Pioli: nelle prime sette partite infatti la Fiorentina ha giocato con il 4-2-3-1 schierando Benassi come trequartista che, in un ruolo non suo, faceva fatica anche a fare le cose più semplici. E con lui anche la Fiorentina stentava ad andare. All’ottava giornata, contro l’Udinese, la svolta: si gioca col  4-3-3 tanto caro a Benassi, che torna finalmente nel suo ruolo prediletto. Ligabue canterebbe “una vita da mezzala”.

Tornato nel suo ruolo, Benassi segna subito il primo gol contro il Benevento e dopo tre giorni si ripete, proprio contro la sua ex squadra, giocando una partita semplicemente perfetta, sacrificandosi per la squadra, fermando costantemente i veloci centrocampisti avversari. Benassi è sempre nel posto giusto al momento giusto, è costante, e fa tutto questo in modo semplice, silenzioso, ma efficace. La Fiorentina può seguire il suo esempio e ispirarsi a lui, perché col sacrificio e con la semplicità si possono fare grandi cose.

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