Edoardo Ballerini è nato nel 1991 a Firenze, è un giovane tenore, una  promessa che potrebbe riservarci notevoli sorprese in un futuro prossimo. Ha già avuto occasione di esibirsi su  alcuni palcoscenici, fiorentini e non solo, e recentemente ha terminato una masterclass con José Carreras, tenore spagnolo   di grandissimo livello soprattutto come interprete di Verdi e Puccini. Gli abbiamo posto alcune domande riguardo il suo passato e la sua carriera, a seguito di un’esibizione  presso il liceo scientifico “Leonardo Da Vinci”.

 Come ti è venuta la “vocazione” per il canto? Quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera?

Ho sempre amato la musica e già quando ero piccolo, quando suonavo la chitarra mi piaceva cantare, cioè non mi limitavo a suonare, ma volevo anche utilizzare la mia voce. Alla scuola media l’insegnante di musica mi disse “Ma come mai non studi canto?” Col tempo, ho iniziato ad avvicinarmi al canto col musical, poi sono andato a teatro, mi è piaciuta l’opera e quindi mi sono chiesto: “ Perché non intraprendere questa sfida di confrontarsi con l’opera senza l’aiuto del microfono?” Questo è stato il motivo per cui ho cominciato, poi mi sono sempre più appassionato e non ho più smesso.  

Quando sei sulla scena oltre alla voce devi dare anima a un personaggio. C’è qualche ruolo in cui ti senti più a tuo agio o che detesti?

Alcune opere rossiniane sono davvero difficili da cantare, mentre mi sento vocalmente e anche come indole molto portato per le opere mozartiane. Ad esempio “Don Giovanni”, “Così fan tutte”, opere adatte al mio timbro di tenore lirico leggero. Sono molto importanti anche l’aspetto interpretativo e scenico. Stasera era un recital e non indossavo l’abito di scena ma ero completamente me stesso: ho cercato di trasmettere al pubblico le mie emozioni. La gente non viene ad ascoltare l’opera soltanto per sentire gli acuti, ma per emozionarsi. L’obiettivo di noi musicisti è quindi quello di regalare sentimenti autentici al pubblico.

C’è qualche autore che preferisci?

Mi piace Mozart e anche la musica da camera: ad esempio stasera ho fatto Tosti, autore di romanze e musiche dell’Ottocento da salotto, cioè non erano repertorio d’opera. Nei salotti di nobili e ricchi borghesi si eseguiva questo tipo di romanze, con un cantante e un pianista scritturati allo scopo. Per quanto riguarda l’opera mi piacciono molto Verdi e Puccini, però ci vuole una voce diversa dalla mia.

Quali sono le difficoltà maggiori che incontra un cantante?

La difficoltà maggiore nei teatri molto grandi è quella di passare l’orchestra e raggiungere tutti gli spettatori. Non basta produrre bei suoni, ci vuole una certa proiezione affinché la voce si propaghi e non rimanga sul palcoscenico.

 Sul piano professionale com’è invece la situazione?

Sul piano professionale non è facile oggi per tutte le professioni. Quello musicale lo paragono un po’ al calcio: ci sono tanti stranieri soprattutto cantanti coreani e cinesi che anche come struttura hanno delle corde davvero possenti e quando noi italiani ci dobbiamo confrontare con loro non è sfida da poco. Però l’opera è nata in Italia quindi dobbiamo persistere, anche se certo è bene ed è meraviglioso che a cantarla siano voci di tutto il mondo.

Recentemente, hai terminato una masterclass con José Carreras, un grande tenore. Cosa puoi raccontarci al riguardo?

Carreras è stato un grande tenore che mi ha ispirato da quando ero adolescente, sentivo le sue registrazioni ed era un’emozione davvero forte. Durante la sua masterclass quello che mi ha trasmesso di più sono due aspetti: l’importanza dell’appoggio e la cura del fraseggio, cioè dare significato a ogni parola cantando con l’anima.

Prossimi impegni e sogni nel cassetto?

Dedicarsi alla musica da camera e debuttare nei ruoli operistici più adatti alla mia voce.

Per quanto riguarda la chitarra?

La chitarra continuo a suonarla, a volte anche quando faccio i concerti mi accompagno con la chitarra mentre canto la serenata del “Barbiere di Siviglia”.

( con la collaborazione di Elisa Chiofalo)

 

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