George Fan, autore del celeberrimo Tower Defense che ha fatto la storia, Piante vs Zombie, dopo essersi distaccato dalla software house PopCap, ha deciso di fondare lo studio indipendente All Yes Good. Opera d’esordio per questa sua nuova casa è appunto Octogeddon, che trova le sue radici nella competizione “Ludum Dare”, che sfidava sviluppatori di ogni dove a produrre un gioco in non più di 48 ore. Dopo essersi classificato secondo nel torneo con la sua nuova produzione, George deve aver pensato che forse l’idea di un polpo mutante desideroso di distruggere il mondo potesse piacere al grande pubblico. E da qui decise di ripartire per sviluppare in modo più deciso e organizzato Octogeddon, dandogli quello stile grafico cartoonesco e dinamico che già aveva caratterizzato il suo grande videogioco del 2009 (PvZ).

La trama di fondo è piuttosto semplice: Il nostro ottopode siede comodamente nella sua tana, passando il tempo a intrattenersi mediante video online. Il suo equilibrio viene però scosso alla visione di un video di cucina, dove uno chef americano mostra come preparare del sushi. Desideroso di vendetta, egli decide di distruggere la Statua della Libertà, proseguendo poi con altri importanti monumenti o luoghi culturali americani, europei e orientali. Una trama tanto stupida quanto esilarante, e abbastanza convincente da farci sostenere l’ideale dell’animale a ventose.

Per poter fare ciò, il mollusco dovrà prima affrontare le insidie degli oceani per poi spostarsi sulla terra emersa. I vari mondi di gioco saranno infatti caratterizzati da sei livelli, tre sottomarini e tre sulla terraferma. Ma in cosa consiste il gameplay?

Nei livelli sottomarini ci troveremo costantemente al centro dello schermo, avendo come hitbox la testona del protagonista. I nostri nemici saranno sempre costituiti da sottomarini o pesci robotici, tutte invenzioni che l’uomo utilizzerà per fermare la nostra viscida spedizione punitiva. Non potendo quindi “avanzare” nel senso letterale del termine in ogni schema, dovremo distruggere la varie macchine che ci arriveranno addosso dall’oceano, e potremo passare al livello successivo solo una volta eliminate tutte queste. Come? Attraverso i nostri tentacoli. Ma dato che il nonsense è alla base della trama di gioco, perché non dovrebbe esserlo anche per il gameplay? E da qui infatti il gioco mostra come sia un concentrato geniale di numerosi generi. Di fatto, alla fine di ogni schema, potremo acquistare in un negozio (con le monete ottenute sconfiggendo i nemici) dei nuovi DNA di vari animali. Questi andranno a sostituire i nostri normali tentacoli, permettendoci di cambiare il nostro schieramento offensivo nei modi più disparati. Potremo acquistare una chela per garantirci un enorme danno ravvicinato, un serpente per poter sparare a distanza del veleno mediamente offensivo, o ancora una gallina per scagliare uova sui nemici.

Ma non basta acquistare potenziamenti: starà a noi, nel corso dei livelli, sfruttarli razionalmente per contrastare le orde avversarie. E quali ardui comandi ci permetteranno di impiegarli in modo remunerativo? Le frecce direzionali destra e sinistra. Non sto scherzando. Così facendo potremo infatti ruotare il cefalopode in senso orario o antiorario, disponendo i vari tentacoli nella direzione da noi preferita. Attenzione quindi, perché sebbene i comandi sembrino rasentare la semplicità assoluta, non sempre riusciremo a concentrarci su ogni ostile presente a schermo, specie nei quadri più avanzati, dove il gioco metterà alla prova la nostra audacia e i nostri riflessi.

Ma una volta avventato un continente il gameplay subisce una lieve, ma importante, modifica. Dovremo infatti sfruttare le frecce per rotolare nella parte destra dello schermo, indietreggiando se necessario per tenere a bada i nemici aerei e di terra. E nonostante non si debba più prestare attenzione a 360° ma solo alla loro metà, subiremo una menomazione non da poco: non potremo usare i tentacoli che toccano terra. Questo limiterà la libertà che tanto ci faceva orgogliosi nelle profondità marine, costringendoci a procedere con cautela e a pensare a quale posizione assumere per poter meglio contrastare le ondate avversarie.

Il negozio già menzionato accessibile tra uno stage e l’altro ci offrirà nuovi DNA con cui potenziare/personalizzare il nostro ottopode, tentacoli (dato che all’inizio disporremo soltanto di due di questi) e animali marini dall’effetto secondario, ma ne parleremo a breve più approfonditamente. La merce in negozio però varierà di volta in volta e occupando un numero predefinito di scaffali (slot, volendo fare i nerd) offrendoci potenziamenti diversi in modo casuale.

I vari DNA che potremo sfruttare a nostro vantaggio li otterremo man mano che procederemo di livello in livello, ma esiste anche un altro modo per guadagnarli, insieme anche ad altri potenziamenti in generale per il nostro Octogeddon. Ci accorgeremo infatti fin dai primi momenti di gioco che le monete non saranno l’unica valuta che dovremo impegnarci a raccogliere, ma dovremo avere un occhio di riguardo anche per le conchiglie. Se infatti perderemo il nostro ultimo cuoricino con la nostra ultima vita subiremo il game over, ritrovandoci poi a un negozio alternativo, che accetta per l’appunto solo quest’ultima valuta. Qui potremo comprare DNA speciali (a volte estremamente potenti), protezioni, aumentare il numero massimo di tentacoli disponibili e tanto altro.

Questo già fa intuire, fin dalla prima partita, la componente roguelike del titolo. Infatti ogni nuova partita ci farà ricominciare tutto da capo, ma ogni volta più forti. È incredibile come questo genere affossatosi a lungo abbia ricominciato ad affiorare in numerosi titoli dall’avvento di The Binding of Isaac, nel 2011.

Attenzione però: ogni partita si renderà diversa dalle altre. Non solo perché l’elemento casuale investirà la nostra scelta di armi nel negozio di gioco, ma anche perché lo farà pure con i nemici. Ci ritroveremo infatti ad affrontare avversari diversi in scenari già visitati, pur rimanendo sempre affrontabili dal giocatore (a condizione che questi si potenzi adeguatamente nel corso del gioco).

Infine, come chicca che aiuta a staccarsi un po’ dal gameplay classico ma che infine si rivela avere anche una seconda (e terza!) utilità, abbiamo gli stage di fine mondo. Livelli a scorrimento verticale, che ricordano (molto) vagamente i Bullet Hell tanto diffusi fin da quando le home console non esistevano, e si poteva giocare solo coi cabinati. Qui controlleremo altri animali marini, come anticipato prima, con i quali potremo raccogliere numerose conchiglie. Inoltre, una volta sbloccati, questi saranno acquistabili nei negozi, e si comporteranno durante le partite come abilità speciali. Premendo contemporaneamente le due frecce direzionali potremo attivare i loro poteri, che ci potranno togliere dalle situazioni più spinose, eliminando tutti i nemici a schermo in una volta sola o paralizzandoli, per fare degli esempi. Ma questo è solo l’inizio: in realtà Octogeddon premia l’impegno del giocatore, e lo si potrà constatare una volta completata la modalità storia. Tirando le somme, in questo titolo vengono uniti numerosi generi in modo geniale e per niente scontato, tra i quali shooting, tower defense, roguelike, strategico e gestionale.

Tuttavia, forse non tutti potrebbero apprezzare alcune scelte di sviluppo. La piega roguelike del titolo, sebbene sia ben gestita, potrebbe dare l’idea di una scarsa voglia di progettare più livelli, privilegiandone pochi che vanno a ripetersi nelle ambientazioni. Forse sviluppare più mondi garantendo checkpoint diversi non sarebbe dispiaciuto ad alcuni. Inoltre, l’elemento a volte fin troppo casuale con cui vengono selezionate le merci in negozio non sempre darà modo al giocatore di organizzarsi efficientemente per affrontare il livello successivo. Andando avanti nel gioco, potremo infatti sapere durante il nostro breve soggiorno nel negozio quali nemici dovremo affrontare nello stage successivo, ma non è detto che ci venga offerto il DNA utile per contrastare certi ostili. Fermo restando che ogni attacco può comunque essere gestito con un’alta concentrazione, alcuni potenziamenti dovrebbero avere una maggiore chance di apparire nel momento del bisogno.

Ma questi piccoli difetti e contestazioni non minano le solide basi di divertimento su cui si appoggia il gioco, e se davvero vorrete completarlo al 100%, allora dovrete sudare freddo in certe occasioni, durante le 20 e più ore di gioco che il titolo vi richiederà. E per poco più di dieci euro, il gioco vale la candela. Anzi, il tentacolo. Per concludere, un accenno anche alle colonne rock che si sposano perfettamente con l’atmosfera a metà tra l’apocalittico-epico e l’esagerata ironia del titolo.

Voto: 8/10

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