Le nanoparticelle sono aggregati di atomi o molecole dalle dimensioni molto piccole: di solito il loro diametro va da 1 a 100 nanometri (un nanometro = 10−9 metri). Possono essere create artificialmente ( o per riduzione fisica della grandezza delle strutture o per assemblaggio chimico) o trovate in natura (in seguito di solito ad una combustione).

Usate sin dall’antichità in campo artistico, ad esempio per le vetrate delle chiese, oggi ritrovano il loro maggior impiego in medicina. A noi preziose sono in particolar modo quelle magnetiche: nanoparticelle che possono essere manipolate con un campo magnetico. Cosa vuol dire che possono essere manipolate con un campo magnetico? Semplicemente che sono attratte da esso e che dunque possiamo controllare i loro movimenti: in genereale le troviamo:

biocompatibili, quindi il corpo le accetta senza danni;

-diverse dal punto di vista magnetico a seconda della loro dimensione e della loro composizione.

Spostando per più volte il campo magnetico prima che riescano ad orientarsi verso di esso, le nanoparticelle, nel tentativo di seguire i suoi movimenti, creano una dissipazione di energia, che si registra come aumento di temperatura. L’immagine la si può rendere col gioco “torello”: il bambino al centro del cerchio rappresenta le nanoparticelle, il pallone è il campo magnetico: il bambino corre, si affanna ma non riesce a fermare il pallone, si agita sempre di più. Così reagiscono le nanoparticelle.

Il riscaldamento delle nanoparticelle è un dato formidabile, che apre incredibili possibilità. AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) le considera “un’arma promettente che aiuterà a trovare nuove terapie e nuovi strumenti diagnostici, contribuendo a rendere anche il cancro sempre più curabile.” Infatti possiamo manipolare le nanoparticelle, possiamo posizionarle sulle cellule malate e indurre un riscaldamento locale, demolendo il problema. Proprio l’ipertermia oncologica, o oncotermia, consiste nel portare a una temperatura superiore i tessuti biologici rispetto a quella fisiologica, e le nanoparticelle possono raggiungere i 45°. La ricercatrice dell’IIT(Istituto Italiano di Tecnologia), Teresa Pellegrino, spiega : “ Il nostro corpo usa la febbre come metodo naturale per combattere i patogeni e gli stati infiammatori. Lo stesso concetto si applica al tumore, che presenta anch’esso uno stato infiammatorio. Inoltre stiamo cercando di aggiungere all’effetto del calore un rilascio controllato di farmaco: una chemioterapia attivata dal calore”.

Ormai le nanoparticelle tengono un ruolo di primo piano in oncologia, altrettanto non si può dire per le applicazioni terapeutiche che sono ancora gli albori. In ambito farmacologico possono essere usate per ridurre la tossicità dei farmaci, come per il taxani (medicinale antitumorale).

Tuttavia le stime parlano del valore delle nanoparticelle come di 75 miliardi di dollari entro il 2020. Numeri strabilianti.

Ciò che frena il loro grande sviluppo è la mancanza di certezza sulla loro tossicità. Fino ad ora hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola, ma materiali nanometrici richiedono analisi molto accurate e una gran quantità di dati per dare una sentenza finale.

Potrebbero essere il grande passo per la scienza e una svolta notevole nel nostro futuro.

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