Università di Washington e Allen Institute for Artificial Intelligence: alcuni studiosi hanno creato un sistema di intelligenza artificiale che possa reagire come un cane a svariate situazioni. Per fare ciò i ricercatori hanno posizionato su un Alaskan Malamute di nome Kelp una telecamera che riprendesse i suoi movimenti durante una camminata al parco. Registrando più di 24000 fotogrammi gli scienziati sono stati capaci di integrare ed elaborare dati in una scheda logica Arduino posizionata sul dorso dell’animale. Mentre la telecamera registrava i movimenti, un microfono registrava i suoni emessi dal cane, dati che poi sono stati sincronizzati. Grazie all’acquisizione di questi elementi si è potuto costruire un sistema di intelligenza artificiale che sarà in grado di reagire a stimoli esterni come un vero cane. Ancora però non possiamo trasferire a un robot la capacità di rispondere come un animale a un determinato oggetto. Gli possiamo solo dare la coscienza di aver adocchiato quel determinato oggetto.

Lo sviluppo di un’intelligenza artificiale canina potrà senza dubbio aprire nuovi orizzonti per la programmazione di quella umana, per ora irraggiungibile. Per ora, la ricerca su una mente artificiale canina può insegnare molte cose sul pensiero animale, ma soprattutto sul come programmare i robot che devono affrontare territori impervi come la superficie di Marte soltanto imparando dai movimenti di Kelp.  Come dice Kiana Ehsani, uno dei ricercatori: “I cani sono davvero bravi a trovare dove camminare, dove possono andare e dove no. Sanno se una superficie è appuntita, scomoda o troppo ripida.”

In futuro sarà quindi finito il periodo in cui i genitori proibiranno ai bambini di acquistare un cane perché troppo impegnativo; con l’avvento di questa nuova tecnologia il cucciolo in carne e ossa potrà essere sostituito con un computer, sicuramente di più facile gestione. Starà a noi, poi, di scegliere se mettere in pratica quest’ulteriore deriva dalla realtà, alimentata oggi dai visori per la realtà virtuale, che, almeno per ora, non sono molto conosciuti al grande pubblico se non tra i giovani, oppure non attuare la cosa, senza rendere meccanici né i cani né l’ambiente che ci circonda, ma sfruttare i risultati degli esperimenti in altri ambiti.

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