Lo scorso sabato 26 maggio 2018 in occasione della ricorrenza venticinquennale della strage di Via dei Georgofili si è tenuto nella Sala Pegaso della Presidenza della Giunta Regionale un convegno riguardante l’intervento della magistratura nelle stragi mafiose. Per l’occasione hanno preso parte figure eminenti delle forze dell’ordine e della magistratura, tra cui Michele Carbone, Massimo Masciulli, Franco Gabrielli, Pasquale Angelosanto, Giuseppe Governale e altri.

Tutti i partecipanti hanno colto l’occasione per sottolineare l’importanza della lotta alla mafia anche riaprendo i casi precedentemente archiviati sulle stragi del biennio 1992-93.

 

A coordinare l’incontro l’assessore regionale Vittorio Bugli, che ha precisato che anche in Toscana le mafie operano in maniera criminale soffermandosi sull’azienda di Suvignano, un bene confiscato alla criminalità che dovrebbe essere riabilitato all’utilizzo e alla disponibilità soprattutto dei giovani. Inoltre ha voluto ricordare che pochi giorni prima ben 30 beni confiscati erano tornati nelle mani della regione.

Come figura più vicina alle vittime, era presente la presidentessa dell’associazione Giovanna Maggiani Chelli, (già precedentemente intervistata dal Leomagazine) che ha definito quella strage come “terrorismo eversivo che ha sconvolto i parenti delle vittime e ha lasciato conseguenze indelebili sia a loro che alla città intera”. Infatti, secondo lei serve uno sforzo comune per dare un senso alle indagini, per capire se ci furono altri responsabili oltre a Cosa Nostra. Al termine dell’intervento ha letto un passaggio tratto da uno scritto del magistrato Gabriele Chelazzi, il quale in un’intervista del 2002 spiegò che la verità non può essere parziale, infatti il nostro stato è fondato su una legalità costituzionale che bandisce le verità amputate.

Il comandante generale della Guardia di Finanza Michele Carbone ha ricordato alcune stragi mafiose del 1992, tra cui quella subita da Giovanni Falcone, e come i principali organi di giustizia gestirono le vicende, mentre quelle del ’93 gettarono le basi per il futuro modello di giustizia del paese che da allora non si è più macchiato di orrori simili, e ciò fu merito anche del lavoro di Falcone.

Giuseppe Governale, il capo della Dia, definisce Cosa Nostra e Ndrangheta non solo come criminalità organizzata, ma anche come un sistema che si nutre dello stato e dei cittadini. Ha parlato a 360 gradi del problema della mafia in Sicilia e di quanto si è radicata, tanto da far sì che Vittorio Emanuele Orlando, ex presidente del consiglio, affermò che “la mafia è un connotato dei siciliani”. Infine ha citato il libro “il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, in cui “la linea della palma”, cioè la mafia, si allarga comprendendo l’Italia intera.

Come già fatto in precedenza dalla presidentessa dell’Associazione Georgofili, anche il prefetto  Franco Gabrielli ha voluto onorare Gabriele Chelazzi, soffermandosi in particolar modo sulla sua determinazione in quella circostanza. Infatti solo grazie alla perseveranza sono potuti arrivare a una risposta giudiziaria sulla vicenda.

 

A concludere il convegno è stato proprio un giornalista del LeoMagazine, Leonardo Pelagatti, che ha tenuto un discorso sulla libertà di informazione in Italia. Il nostro paese, infatti, si trova al 46esimo posto nella graduatoria delle nazioni con più libertà in quel campo; molto spesso infatti i giornalisti italiani si trovano sotto tiro dei mafiosi e un esempio è Giuseppe Fava. Ucciso nel 1984 da Cosa Nostra poiché aveva trovato delle prove contro l’organizzazione criminale, scrisse in un articolo: “Il giorno che toccherà a voi, non riuscirete a fuggire né la vostra voce sarà così alta che qualcuno possa venire a salvarvi”. Questa frase sottolinea l’importanza di combattere la criminalità che tutti noi dobbiamo fronteggiare in prima persona.

 

Nella mattinata, invece, sempre nella stessa sala si è tenuto uno spettacolo, diviso in quattro atti, realizzato da quattro ragazzi del LeonLab (Salomè Baldion, Leonardo degl’Innocenti, Joe Manganas, Elena Pilo) riproponendo ciò che successe la notte della strage sotto vari punti di vista, tra cui quello dei mandanti o del Presidente della Repubblica o delle vittime. Anche grazie a questo contributo è stato possibile commemorare quel doloroso 27 maggio 1993

 

 

 

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