Ebola si è ripresentata agli inizi di aprile con tre diversi focolai in Congo, causando già 22 decessi, registrati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), e svariati contagi. Il virus ha raggiunto anche Mbandaka, città con circa un milione di abitanti, e sito importante per la sua posizione lungo il fiume Congo, una delle principali vie di comunicazione del paese, aumentando il rischio di epidemia all’intero paese. L’OXFAM (Oxford Committee for Famine Relief) si è già organizzata realizzando e distribuendo nel paese una campagna d’informazione per contenere il contagio del virus; con lo stesso scopo inoltre è stata lanciata  una vasta campagna di vaccinazione.

Ebola è un virus che causa una febbre emorragica potenzialmente mortale, che colpisce non solo gli uomini, ma anche primati, suini, antilopi e pipistrelli; il contagio tra le persone avviene principalmente attraverso il contatto con i fluidi corporei del soggetto infetto, ad esempio il sudore, e  può esserci anche se l’infetto è deceduto, rendendo il virus ancora più pericoloso. Per quanto riguarda il contagio da parte degli animali, questo avviene attraverso l’ ingestione delle carni infette. Il virus ha un tempo di incubazione medio che va dagli 8 ai 12 giorni, ma la comparsa dei sintomi e la morte dell’infetto possono presentarsi anche da i 3 ai 21 giorni dopo che il virus ha fatto ingresso nell’organismo e lo ha colonizzato.  Esistono in realtà cinque diverse specie di  virus ebola: Zaire ebolavirus, Sudan ebolavirus, Reston ebolavirus, Bundibugyo ebolavirus e il Tai ebolavirus. La prima volta che il virus venne identificato fu nel 1976, nello Zaire (oggi la Repubblica Democratica del Congo), presso il fiume Ebola, da cui deriva il nome dell’agente virale. Fino ad oggi le due epidemie più importati sono avvenute nel 1976 e nel 2014, colpendo principalmente il Congo e il Sudan.

I sintomi interessano diversi organi ed apparati e si presentano sempre con una febbre molto alta, insieme a mal di testa, mal di gola e manifestazioni  gastrointestinali. I fenomeni emorragici in realtà non sempre sono presenti; sono presenti anche casi di guarigione anche se la mortalità è altissima, oscillando fra il 50 e il 90%. Come cura vengono  utilizzati l’ossigenoterapia, farmaci per il dolore e trasfusioni di sangue. Sono in fase di sperimentazione farmaci antivirali specifici.

I media, nel mondo occidentale, hanno ampiamente messo in risalto notizie sulla malattia, sulla sua diffusione e sulle modalità di contagio quando, nel 2014, sono stati colpiti dal virus alcuni operatori sanitari europei che svolgevano la loro attività in Africa. In maniera improvvisa  è risuonato rapidamente in tutto il mondo uno stato di allarme, ed ebola è entrato di prepotenza  per diversi giorni nelle prime pagine di giornali e notiziari insieme alle notizie sulla crisi economica, i barconi nel Mediterraneo, lo spread.

Non appena gli eroici operatori occidentali hanno fortunatamente superato la gravissima malattia grazie a cure sperimentali, l’attenzione verso ebola si è dissolta come neve al sole, tornando di tanto in tanto a occupare qualche piccolo spazio nei mezzi d’informazione  in caso di riaccensione di focolai circoscritti a limitate zone dell’Africa centrale, dove la morte della popolazione miete quotidianamente vittime per denutrizione, violenze ed altre malattie.

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