A tutti sarà capitato almeno una volta nella vita, e se non vi è successo, è solo questione di tempo. Dipende molto dai vostri gusti, dalle vostre passioni, dai vostri interessi. Ci potrebbero volere anni come potrebbe succedere domani, all’improvviso. Ci sono molti elementi che influenzano la nostra vita. In quanto esseri dotati d’intelligenza, o anche più semplicemente per istinto, ogni giorno cerchiamo di raggiungere un certo grado di tranquillità, di serenità, e se si è fortunati anche di breve felicità. Il nostro impegno e ciò che ci piace ci guidano attraverso questo cammino, aggiungendo un pezzo del grande puzzle della nostra vita, che cerchiamo di rendere il più bello e colorato possibile. Ma molte di queste cose che riescono ad appagarci, dandoci magari un motivo per sorridere la sera, prima di andare a letto, ripensando a cosa abbiamo fatto o cosa faremo, non dipendono da noi. Sono create da altri. Da familiari, amici, amori o persone fuori dal comune, e che forse non incontreremo mai. A volte, addirittura, potremmo perfino non sapere come si sia originato o chi abbia dato forma a un elemento costante della nostra quotidianità che ci fa quasi mettere in mostra i denti in pubblico ripensando ad esso, per quanto imbarazzo si possa provare nel mostrarsi gioiosi con gli sconosciuti. O potremmo anche saperlo, senza dargli troppa importanza. Dando per scontato che ciò che amiamo abbia avuto un seme, un inizio. Ma è difficile riuscire a riconoscerne la mortalità, la caducità, la fine. Non accettarla, attenzione: una volta giunti alla fine del percorso, per quanto doloroso sia, non è così arduo girarsi indietro per rendersi conto di ciò che è stato, di ciò che si è vissuto. Anche perché non si può tornare indietro, ma solo proseguire. Ciò che davvero non riusciamo a fare è renderci conto che un’avventura, qualunque sia la sua natura, è destinata a finire. L’orizzonte che ne decreta la limitatezza è costantemente davanti a noi, eppure distogliamo lo sguardo, pensiamo ad altro, o nel migliore e più auspicabile dei casi, siamo troppo impegnati a goderci l’attimo che attendere l’inesorabile conclusione. Per alcuni questa fin qui decantata “fine” potrebbe essere l’ultimo respiro di uno sviluppatore di videogiochi. Per altri l’addio ultimo di un famoso regista. Ma per molte, troppe persone, oggi, è la morte di Stan Lee. Colui che ha dato vita ai più grandi supereroi ad oggi conosciuti, nati dalla sua matita su umili fogli e giunti quest’anno al cinema con uno dei cinecomics più appassionanti di sempre. Questo discorso è atto a sottolineare che il dolore suscitato da questo inevitabile evento non coinvolge solo le persone più strette all’anziano genio, che magari lo hanno seguito fin dall’inizio o che si sono gustate ogni sua pubblicazione. Questo dolore arriva, più o meno lancinante, a tutti coloro che hanno deciso di riservare, anche magari inconsciamente, qualche pezzo del loro puzzle di vita ai suoi supereroi. Che si siano appassionati fin dalla metà dello scorso secolo ai suoi lavori o che lo abbiano conosciuto attraverso le pellicole che lo hanno visto come “il vecchietto dei cameo” non ha importanza: la scomparsa di Stan Lee colpisce tutti coloro che hanno deciso di far entrare nella loro vita almeno una parte minima di questo mondo fantastico composto da super-soldati, dei nordici, armature futuristiche e grattacieli ricoperti di ragnatele. Tutti i “nerd” avranno sentito, almeno una volta nella loro vita, il nome di Stan Lee. Lui è una di quelle persone di cui non si riusciva nemmeno a immaginare la morte. Era qualcosa di inconcepibile, di assurdo, di irrazionale. “Come farebbe a fare cameo nei film delle sue creazioni sennò?”. E invece, alla fine, è successo. Nessun armatura di Adamantio per rigenerarlo. Nessun incantesimo o gemma del tempo. Nessun congelamento che gli avrebbe permesso di risvegliarsi tra sessant’anni o più. Questa è la fine, unica e dannatamente prevedibile. Ma il fatto che il suo nome sia stato ricordato da così tante persone, anche da chi lo conosceva solo marginalmente, lo rende più vivo che mai. Non è facile per un fan di vecchia data accettare tutto questo. Ma non lo è neanche per l’ultimo arrivato, che magari si è recuperato solo i film più recenti della Marvel e che ieri, vedendo tutti parlare della morte di questo “Stan Lee”, si è andato a informare scoprendo che se n’è andato chi è stato capaci di ritagliarsi, in breve tempo, uno spazio ben più che marginale nella sua mente e nel suo cuore, con delle semplici pellicole che contengono i suoi personaggi. Le sue idee. I suoi ideali. Thanos aveva ragione: quello schiocco di dita è stato davvero imparziale e disinteressato.

Grazie, di cuore, per tutto Stan. Rimarrai sempre un tassello fondamentale della nostra vita.

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