ministro Bonafede

Il 21 marzo nei primi giorni del Lockdown il dap emise una circolare in cui venivano scarcerati vari detenuti per rischio covid all’ interno delle carceri. Ben 223 boss della mafia erano tornati nelle proprie case; fra questi i nomi più noti sono il costruttore boss Pino Sansone, che è stato mandato ai domiciliari a fine aprile, malgrado abbia provato a ricostruire parte di Cosa Nostra, Gino Bontempo, che era il ras della mafia dei pascoli che razziò i contributi europei per i Nebrodi. Poi Ciccio La Rocca, condannato all’ ergastolo, padrino di Caltagirone che era stato indagato da Falcone. Vi sono anche altri tre boss mafiosi di Palermo: Giuseppe Libreri, Diego Guzzino e Stefano Contino.

Gino Bontempo

Nel giugno del 2020 dopo varie discussioni, il dap tornò sui suoi passi, tanto che i suoi vertici si sono dimessi, portando anche il ministro Bonafede ad affrontare un voto di sfiducia in parlamento per le dinamiche tuttora non molto chiare nella scarcerazione dei detenuti. Infatti il ministro Bonafede ha dichiarato che ci sono stati 498 scarcerati in totale e solo 223 di questi era stati scarcerati per problemi patologici che si sarebbero potuti aggravare con il covid; i restanti 275 erano tornati a casa per ragioni indipendenti dalla pandemia, come problemi fisici o benefici previsti dalla legge. La circolare è stata definitivamente cancellata ed il ministro ha cercato di reintrodurre all’ interno delle carceri i detenuti attraverso un decreto che però non ha portato i risultati sperati. Inoltre sabato scorso è evaso nuovamente di carcere Giuseppe Mastini, chiamato Johnny lo zingaro, dal carcere di massima sicurezza di Sassari grazie ad un permesso premio.

Johnny Lo Zingaro

Il detenuto ne aveva ben ricevuti 13 dal febbraio 2019. La sua fuga ha animato i diverbi fra il ministro Bonafede e il tribunale di Sassari sulla questione dei permessi premio. Il tribunale oltre ad aver concesso ben 13 permessi a Mastini, ha inoltre concesso i domiciliari a Pasquale Zangaria, affiliato ai clan dei casalesi, in periodo lockdown. Il ministro ha chiesto che fosse reintegrato in carcere, avendo trovato una struttura adatta alle condizioni di salute di Zagaria, ma vi è stato il parere contrario della procura di Napoli, continuando a concedere i domiciliari al boss.
Invero ancora 112 boss si trovano nelle proprie case, dove possono continuare a praticare la propria “professione” di parassita verso il proprio popolo e il proprio stato.

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