Giovanni Pascoli nelle “Prose” scrive una frase che oramai è diventato uno degli aforismi italiani più usati: “Piove sul bagnato”; frase più azzeccata al momento non c’è.

E’ un mercoledì pomeriggio di fine Novembre, oramai le uscite pomeridiane ed i bagni al mare sono solo un lontano ricordo, in questo periodo una delle più grandi gioie è quella di andare sotto la trapunta per scaldarsi un po’ e passare del tempo con la propria famiglia, perchè si, la situazione non è facile per nessuno. Il Covid-19 sembra non volersene andare costringendoci ad un nuova sorta di lockdown, con leggi differenti tra regione e regione. Ci siamo illusi questa estate che potesse finalmente finire tutto, ma non è stato così. La Campania come tante altre regioni d’italia è stata dichiarata zona rossa, le persone sono costrette a fare le stesse e monotone cose tutti i giorni, alzarsi dal letto, fare colazione, studiare, svagarsi un po’ con la televisione ecc… una routine che si ripete quotidianamente e sempre nello stesso modo, eppure a Napoli nessuno si scorderà mai cosa stava facendo nel tardo pomeriggio di mercoledì 25 novembre.

“E’ morto Diego Armando Maradona”, così recitano tutti i maggiori giornali, il tempo sembra fermarsi, o almeno ce ne sarebbe bisogno, anche solo per un attimo.

C’è chi ha amato il giocatore, chi ha amato anche l’uomo e la sua figura, e chi invece gli è sempre andato contro. Un personaggio pieno di ombre che hanno caratterizzato la sua vita; genio e sregolatezza caratterizzata da doti disumane, sicuramente Diego non eri uno che passava inosservato.

Siamo nella città argentina di Lanùs nel 1960, dove nella più totale miseria e povertà nasce un bambino che sarà destinato a fare parecchio scalpore. Inizia la sua carriera nella madrepatria, importantissima l’esperienza al Boca Juniors, dove gioca ne “la Bombonera”, uno degli stadi più caldi di tutto il panorama calcistico. Qua al “boca” vince il “campionato metropolitano di apertura 1981”. Dopo una breve parentesi a Barcelona si trasferisce a Napoli, dove mostrerà tutto il suo potenziale. Con la squadra campana vincerà diversi trofei, tra cui gli unici 2 scudetti del club (1986/87 e 1989/90). Con la nazionale argentina vinse il famoso mondiale “Messico 1986”, dove possiamo vedere tutta la pazzia del giocatore per molti critici “più forte della storia”.

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22 giugno 1986; siamo allo stadio Azteca, non ci sono posti liberi, si parla di 114 mila tifosi presenti, sono tutti pronti ma inconsapevoli di cosa staranno per vedere. Argentina-Inghilterra, quarti di finale della coppa del mondo. L’Argentina parte bene e mette subito la nazionale inglese all’angolo ma senza riuscire a trovare la via del goal. 0-0 il risultato all’intervallo. Al minuto 51 dopo un uno due con Valdano, Maradona riceve il cross e mentre salta per staccare di testa allunga il braccio colpendo la palla con il pugno sinistro. Palla in fondo alla rete ed 1-0; le proteste degli inglesi furono inutili, l’arbitro era troppo lontano per poter vedere qualcosa, non poteva fare altro che convalidare il goal.

Passano 4 minuti, Maradona riceve palla a metà campo, e inizia la sua corsa verso la porta. Diego Armando percorre 60 yard in 10 secondi dribblando 5 avversari, portiere compreso, e depositando in rete quello che verrà definito nel 2002 “il goal del secolo”. Ma la vita di Maradona non è stato sfortunatamente solo questo. Diego ha sempre seguito una vita sfrenata, rovinandosi con il brutto vizio della droga che ha portato moltisime critiche nel Diego “uomo”, tanto da risultare positivo all’antidoping del mondiale 1994, che lo avrebbe probabilmente definito in modo oggettivo come il migliore di tutti i tempi.

25 novembre la data di morte, proprio come George Best, altro assoluto genio del pallone ma con uno stile di vita troppo agiato e sregolato; “Se mi avessero dato la possibilità di uscire e dribblare quattro uomini e segnare un gol da trenta metri contro il Liverpool o andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Fortunatamente, ho avuto entrambe”. Questo disse George Best dopo un gran goal ad Anfield, uno di quegli che si fanno vedere a figli e nipoti.

Diego non era sicuramente un esempio etico, e non voleva nemmeno esserlo, ma aveva una vita come gli dei dell’olimpo, tanto da poter quasi far dimenticare tutti i suoi difetti. A volte ci si chiede cosa avrebbe potuto fare se non avesse seguito la strada della droga, ma forse è meglio staccare la testa e riviverci tutto ciò che ha dato al mondo del calcio. Moltissimi personaggi famosi hanno lasciato messaggi di condoglianze a Diego, Messi e Ronaldo su tutti nelle loro pagine social, ma uno dei più belli è quello del presidente della repubblica francese Emmanuel Macron:

Il presidente della repubblica saluta questo indiscusso sovrano della palla rotonda che i francesi amavano così tanto.

A tutti coloro che hanno speso i loro soldi per finire l’album panini Mexico 1986 con la sua figurina.

A tutti coloro che hanno cercato di negoziare con la loro compagna la decisione di battezzare il loro figlio Diego, per i suoi compagni argentini, per i napoletani che hanno dipinto affreschi degni di Diego Riveira.

A tutti gli amanti del calcio, il presidente della repubblica rivolge le sue più sentite condoglianze.

DIEGO SE QUEDA”

Molto importante anche la scelta fatta dalla nazione argentina, che ha deciso di commemorare Maradona con 3 giorni di lutto Nazionale.

Addio Diego, l’unica cosa che ci sentiamo di dire è grazie, grazie per la pagina importante che hai segnato di questo sport.

In un anno da dimenticare, non va via un numero uno, ma va via il numero uno.

AD10S Diego, non ci scorderemo mai di te.

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