A pochi giorni dall’addio a Diego Armando Maradona, ci ha lasciati l’indimenticabile “Pablito”, eroe dell’estate spagnola quando, con sei gol, trascinò l’Italia alla vittoria del suo terzo titolo mondiale. La notizia è arrivata nella notte tra mercoledì e giovedì.

Un’altra drammatica notizia per il mondo del calcio, e non solo, a pochi giorni dalla scomparsa di Diego Armando Maradona. È morto a 64 anni Paolo Rossi: la leggenda della Nazionale italiana del Mondiale 1982. La notizia è trapelata nella notte tra mercoledì e giovedì, dal profilo Twitter del vicedirettore di RaiSport, Enrico Varriale. Poi la conferma della moglie che ha scritto in un post sul suo account Facebook: “Non ci sarà mai nessuno come te, unico, speciale, dopo te il niente assoluto”. Pablito era nato a Prato il 23 settembre del 1956. Inevitabile accostare il suo nome alle grandissime emozioni che regalò nella caldissima estate spagnola quando, da capocannoniere con sei reti, trascinò l’Italia alla vittoria del terzo titolo mondiale. È l’unico calciatore, assieme a Mario Kempes e Ronaldo ad aver vinto un mondiale, vinto il pallone d’oro e ad essersi laureato capocannoniere del mondiale vinto, in un unico anno. Per anni protagonista anche come amato commentatore di Sky Sport, anche nel Mondiale 2006.

Ecco tutti i club di Paolo Rossi, una carriera ricca di emozioni

Paolo Rossi inizia a giocare a calcio a sei anni nel Santa Lucia (oggi Coiano Santa Lucia), piccola squadra del suo comune di nascita. Nel 1967 passa all’Ambrosiana, altra piccola società di Prato, a cui seguirà la Cattolica Virtus a Firenze nel 1968. Nel 1972 arriva la prima grande chiamata: entra nelle giovanili della Juventus a 16 anni, ma una serie di infortuni compromette i suoi primi tre anni a Torino. Dopo una stagione di passaggio al Como, periodo non ottimale della sua carriera, nel 1976 arriva a Vicenza, prima società in cui lascia un segno importante (66 gol in 107 presenze, divise in tre stagioni). A Vicenza Rossi trovò nel tecnico Giovan Battista Fabbri, per sua stessa ammissione, un secondo padre che gli diede fiducia e lo aiutò a crescere; l’allenatore emiliano segnò una svolta nella carriera di Rossi grazie anche allo spostamento in campo da ala a centravanti. Al primo anno trascina la squadra alla promozione in Serie A, diventando anche capocannoniere della Serie B con 21 reti. Da neopromosso in Serie A, il Vicenza sfiora lo scudetto arrivando secondo dietro alla Juventus: Rossi conquista di nuovo il titolo capocannonieri, questa volta con 24 gol. Nell’estate 1978 Rossi fu protagonista di un clamoroso affare di mercato tra il Vicenza e la Juventus: le due società non trovarono l’accordo per la risoluzione della comproprietà e furono costrette ad andare alle buste. L’offerta più alta fu quella di Farina che, al fine di tenere il giocatore, per metà cartellino offrì al presidente juventino Giampiero Boniperti 2 miliardi e 612 milioni. Quel prezzo destò scandalo in Italia creando tutta una serie di contrastanti reazioni, anche politiche. Farina: «Mi vergogno, ma non potevo farne a meno: per vent’anni il Vicenza ha vissuto degli avanzi. E poi lo sport è come l’arte, e Paolo è la Gioconda del nostro calcio». La stagione 1978-1979 fu negativa per Rossi. Il giocatore, infatti, subì un nuovo infortunio al ginocchio e i suoi 15 gol non bastarono a salvare la squadra da un’incredibile retrocessione in Serie B, impronosticabile dopo il secondo posto dell’anno prima. Col Lanerossi retrocesso, Rossi rimase in massima categoria passando al Perugia. Proprio il trasferimento del giocatore a Perugia segnò una sorta di spartiacque nel panorama calcistico nazionale: infatti, per finanziare l’oneroso arrivo in Umbria dell’attaccante, D’Attoma, all’epoca presidente del Perugia, mise in piedi la prima sponsorizzazione di maglia. Fu un debutto assoluto poiché mai prima d’allora, in Italia, una divisa da gioco era stata “griffata” da un marchio commerciale; Rossi e il Perugia furono i primi a rompere questo tabù. Il giocatore fu a lungo il capocannoniere della Serie A, ma ciò nonostante la formazione perugina non riuscì a ripetere il campionato di vertice della precedente annata, anche a causa dello scoppio in primavera dello scandalo scommesse che finì per coinvolgere, tra vari dubbi mai del tutto chiariti, lo stesso Rossi. Accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia (nella quale firmò peraltro una doppietta), Rossi venne squalificato dalla CAF per due anni, perdendo così anche la possibilità di partecipare con la nazionale all’imminente campionato d’Europa 1980 casalingo. Dopo la squalifica in un primo momento Rossi pensò di smettere e di intraprendere un’altra strada, quella della moda. Boniperti riuscì a farlo tornare alla Juventus, dove si allenò con la squadra per un anno aspettando la fine della squalifica. La pena relativa al Totonero terminò nell’aprile 1982. Alla fine dell’anno solare, dopo aver vinto il Mondiale di cui fu anche capocannoniere, Rossi fu insignito del Pallone d’oro, al tempo terzo italiano a riuscirci dopo Gianni Rivera e Omar Sívori. Successivamente Rossi vestirà le maglie di Milan e Verona, concludendo la sua carriera nel 1987 all’età di 31 anni.

Pablito e la Nazionale

Il commissario tecnico Enzo Bearzot lo convocò per il campionato del mondo 1978. Debuttò in questa manifestazione nella gara d’esordio contro la Francia a Mar del Plata, il 2 giugno 1978. Segnò sia ai francesi sia all’Ungheria, entrambe nella prima fase a gruppi. Il 10 giugno contro l’Argentina padrone di casa, invece, diede l’assist al compagno Bettega per il gol del definitivo 1-0 per gli azzurri. Segnò anche nella seconda fase a gruppi contro l’Austria, concludendo il Mondiale con 3 gol, mentre l’Italia si aggiudicò il quarto posto dopo aver perso la finalina contro il Brasile. La squalifica lo tenne lontano dalla nazionale per due anni, facendogli saltare il campionato d’Europa 1980, ma appena Rossi finì di scontarla venne convocato da Bearzot per il vittorioso campionato del mondo 1982. La repentina convocazione di Pablito, soprannome datogli ai tempi della rassegna argentina, creò tuttavia discussioni in quanto costrinse a lasciare a casa un giocatore come Pruzzo, capocannoniere del campionato nelle due stagioni precedenti. Dopo un inizio a passo lento, si scatena dalla seconda fase a gironi quando segna tre gol al Brasile di Zico, Socrates e Falcao. Gli Azzurri si sbarazzeranno anche dell’Argentina di Maradonadella Polonia di Boniek (alla quale lui segnò una doppietta in semifinale), della Germania Ovest di Rummenigge in finale. Ed è proprio l’11 luglio 1982 che “Pablito” regalò le emozioni più grandi con un gol che ancora tutti ricordiamo. Alla fine furono 6 gol e un titolo da capocannoniere del Mondiale. A fine anno anche il Pallone d’Oro. Dopo il Mondiale trionfale in Spagna, Rossi vestirà per altre tre stagioni la maglia della Juventus, durante le quali vincerà un altro scudetto, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni.

Le statistiche di un fantastico numero 9

Rossi era un attaccante veloce, molto abile negli spazi stretti dell’area di rigore, dove poteva sfruttare le sue doti di tempismo e opportunismo. Rossi raccontò così le sue caratteristiche tecniche: «Io non segno quasi mai di potenza, generalmente conquisto quei due metri che costano il goal all’avversario. Per me, è fondamentale il gioco senza palla, lo smarcamento, quando la palla non c’è, è indispensabile. Non ho avuto dalla sorte un grande fisico e mi debbo far furbo». Paolo Rossi ha realizzato 82 reti in 214 di Serie A, con una media di 0,38 gol a partita, in pratica un gol ogni tre partite. In Nazionale invece ha realizzato 20 gol in 47 partite, con una media di 0,42 gol a partita, quasi un gol ogni due partite. Con i suoi 20 gol in Nazionale è il nono marcatore di tutti i tempi della nostra nazionale. Insieme a Roberto Baggio e Christian Vieri detiene il record italiano di marcature nei Mondiali con 9 gol, ed è stato il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo) ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere di quest’ultima competizione e il Pallone d’oro. Infine dobbiamo ricordare che Pablito Rossi è uno dei 5 giocatori italiani ad aver vinto un Pallone d’Oro assieme a Sivori, Rivera, Baggio e Cannavaro.

Un male incurabile ci lascia un vuoto incolmabile

Paolo Rossi aveva 64 anni e da tempo lottava contro un male incurabile. Il mondo del calcio lo piange da ore e arrivano da ogni dove ricordi e omaggi per questo attaccante, che ha fatto sognare l’Italia. Pablito è morto a Siena all’ospedale Le Scotte dove era ricoverato da tempo a causa di un peggioramento delle sue condizioni. Rossi lottava da anni contro un brutto male, secondo alcune fonti soffriva di tumore ai polmoni, e tre mesi fa era stato sottoposto a un intervento chirurgico all’ospedale la Gruccia di Montevarchi.

Subito dopo aver appreso della scomparsa di Paolo Rossi, ex allenatore alla Juventus quando giocava Paolo, Giovanni Trapattoni oramai 80enne, si è espresso così: “Ciao Paolo … i giocatori non dovrebbero andarsene prima degli allenatori”.

Il presidente della Figc, Gabriele Gravina e il presidente della Lega Serie A, Del Pino, hanno commentato così: “La scomparsa di Paolo è un altro dolore profondo, una ferita al cuore. perdiamo un amico e un’icona del nostro calcio”, “Paolo ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani, è stato l’eroe di tutti noi, amato dal mondo intero”.

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Anche molti altri giocatori, sportivi italiani e non solo, ricordano Paolo sui social con frasi bellissime. Frasi belle quanto vedere Paolo Rossi in aria di rigore.

Oggi il calcio e l’Italia perdono un Signore del calcio, amato da tutti in passato, oggi e per sempre.

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