Sembra che la storia debba ripetersi. Anche questo 2021 è iniziato con un braccio di ferro che coinvolge USA e Iran. A un anno dalla morte del generale Quassem Soleimani, ucciso da un drone a Baghdad il 3 Gennaio 2020, l’Iran ha infatti iniziato l’arricchimento dall’uranio al 20%. E questo è solo il primo passo per arrivare all’arricchimento al 90%, necessario per la costruzione di ordigni nucleari. Questo atto è probabilmente un’esortazione agli Stati Uniti di rientrare nell’accordo nucleare del 2015, firmato all’epoca da Barak Obama e poi non rispettato da Donald Trump. Questo accordo sventò una guerra in uno scenario simile dieci anni prima: in
quell’occasione però gli impianti furono bloccati e messi fuori uso dagli israeliani appoggiati dagli Stati Uniti.

La struttura dove si sta procedendo all’arricchimento è situata a Fordow, a circa 90 Km a sud est della capitale Teheran. La zona, protetta dagli altopiani e dalle montagne circostanti, è dotata di batterie antiaeree e fortificata militarmente. Un’altra centrifuga era stata attivata a Natanz, rasa però al suolo da un’esplosione, probabilmente ad opera del Mossad.


Gli Stati Uniti hanno per ora fatto decollare due bombardieri strategici B-52, che al momento stanno sorvolando il golfo persico, schierato inoltre un sottomarino dotato di missili Tomahawk. La portaerei Nimitz, invece, ha ricevuto l’ordine di rientrare negli USA, probabilmente per non renderla un bersaglio dei missili anti-nave.


La tensione è salita quando, pochi giorni fa, l’Iran ha sequestrato una petroliera sudcoreana, accusandola di inquinamento ambientale. La Corea del Sud ha annunciato che manderà una delegazione per trattare il rilascio della nave. Si aggiunge quindi al braccio di ferro nel Golfo Persico, che vede già coinvolte USA e Iran, la Corea del Sud, che ha congelato 7 miliardi di dollari in fondi iraniani.


Il giorno dopo il sequestro della petroliera l’Iran ha iniziato ad effettuare
esercitazioni con dei droni. Per risposta gli Stati Uniti hanno fatto attraversare lo stretto di Hormuz a due incrociatori e al sottomarino missilistico USS Georgia. Anche la portaerei Nimitz, che in precedenza era stata fatta ritirare, ha ricevuto ora l’ordine di ritornare nel golfo.


Il clima di tensione tra le due nazioni è tangibile e fino ad ora si è raggiunta una situazione di stallo. L’uomo a capo del programma nucleare iraniano, Ali Akbar Salehi, avverte:” Siamo come soldati con il dito sul grilletto, agli ordini dei nostri capi siamo pronti a produrre uranio arricchito al più presto.”. Il comandante in capo delle forze americane in Medio Oriente, Frank McKanzie, risponde:” Nessuno deve sottovalutare la nostra capacità di reagire a qualunque attacco”.

Il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden comunica che ha intenzione di ristabilire e rispettare i patti stretti abbandonati da Trump, ma la tensione non cessa.


Si spera ovviamente in una risoluzione diplomatica e senza fare ricorso alla guerra. L’alternativa sarebbe una guerra nucleare o un lungo braccio di ferro che riporterebbe le nazioni ad uno scenario simile a quello della guerra fredda.

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