Ha debuttato lo scorso 21 marzo presso il Deutsches Institut di Firenze “Romantik – Amore, musica e follia in Robert Schumann”, un nuovo spettacolo di Roberto Riviello. Inserito all’interno della ricca programmazione culturale dell’istituto tedesco fiorentino, collegato al Goethe-Institut, lo spettacolo è frutto di una collaborazione che già in passato aveva dato vita a lavori ispirati alla cultura tedesca, come un altro progetto sul La Metamorfosi (Die Verwandlung) di Franz Kafka, presentato l’anno precedente.
I protagonisti in scena, oltre all’autore e regista Riviello, sono gli attori Romina Bonciani, che interpreta Clara Schumann, e Fulvio Ferrati, che interpreta Friedrich Wieck, insieme alla pianista e docente Paola Morganti.
Il racconto si concentra sulla figura di Robert Schumann, gigante del Romanticismo tedesco e sulla sua travagliata storia d’amore con Clara Wieck, sua moglie e a sua volta brillante pianista e compositrice. Ma invece di mettere in scena direttamente la coppia, Riviello prende una scelta originale: a parlare sono Clara e suo padre Friedrich Wieck, maestro di pianoforte e severo oppositore della relazione tra i due giovani. Attraverso il confronto tra le voci contrastanti della figlia innamorata e del padre diffidente, prende forma un ritratto sfaccettato del compositore. Schumann, fisicamente assente, entra in scena attraverso la sua musica, che ha un ruolo centrale e attivo nello spettacolo. Non accompagna semplicemente le parole, ma diventa protagonista, dando così luogo a un genere che Riviello definisce “teatro-musica”.
Il programma musicale, scelto da Paola Morganti, è costruito attorno alle Variazioni degli spiriti, ultimo capolavoro di Schumann, ispirato – secondo quanto annotato nei suoi diari – da un tema udito in sogno, inizialmente angelico, poi trasformatosi in tormento.

foto: Jacopo Casini
Il racconto attraversa i momenti salienti della vita di Schumann, partendo dall’abbandono degli studi giuridici per la grande passione per la musica. Decise quindi di dedicarsi allo studio del pianoforte sotto la guida di Friedrich Wieck, celebre insegnante e padre della giovanissima Clara, destinata a diventare una delle più grandi pianiste del secolo e sua futura moglie.
La loro storia inizia sotto il segno della musica: Schumann si trasferisce nella casa dei Wieck per studiare, e lì nasce un legame profondo con Clara, ancora adolescente. La relazione, però, si scontra con la dura opposizione del padre, che ostacola con ogni mezzo la loro unione. Lo scontro sfocia in una causa legale: i due innamorati ottengono il permesso di sposarsi solo dopo aver vinto in tribunale.
Il matrimonio dà inizio a una convivenza intensa, sia artistica che familiare: Robert e Clara avranno otto figli. Lei continuerà la sua carriera concertistica ad altissimo livello, spesso mantenendo economicamente la famiglia, mentre lui si dedicherà in modo febbrile alla composizione e all’attività di critico musicale. Fondò anche una delle riviste più influenti del tempo, la Neue Zeitschrift für Musik, dando spazio a talenti emergenti come Chopin e il giovane Brahms.
I dieci anni centrali della vita di Schumann sono caratterizzati da una straordinaria produttività: oltre un centinaio di opere, dai brani per pianoforte a composizioni cameristiche e sinfoniche. La sua creatività sembra bruciare a doppia fiamma, come quella dei grandi geni romantici, consumandolo completamente.
Già da giovane Schumann manifesta segni di instabilità emotiva, che peggiorano con il passare del tempo. Inizia a sentire delle voci, inizialmente angeliche, come nel caso delle Variazioni degli spiriti, composte dopo aver udito, a suo dire, un coro celeste, e si trasformano gradualmente in presenze demoniache.
Il crollo definitivo avviene quando Schumann tenta il suicidio gettandosi nel Reno. Viene salvato da due barcaioli e ricoverato in una clinica psichiatrica a Endenich, dove vivrà i suoi ultimi due anni in uno stato di progressivo deterioramento mentale. In quel periodo comporrà ancora un’ultima variazione del ciclo iniziato con gli spiriti.
Dal punto di vista scenico, lo spettacolo si adatta allo spazio del Deutsches Institut, privo di palcoscenico. Un pianoforte a coda e due leggii bastano a creano un’atmosfera che lascia spazio alle emozioni e alla forza della musica. In futuro, in caso di riprese in teatri veri e propri, si prevede una messa in scena più articolata.

foto : Jacopo Casini
Il pubblico ha accolto con entusiasmo questa proposta, premiandola con lunghi applausi e commenti lusinghieri, soprattutto per l’uso consapevole e non accessorio della musica, come ha sottolineato anche una giovane musicista in un post sui social. Alcuni spettatori hanno parlato positivamente della scelta del regista di includere la musica come “protagonista” dell’opera, in cui parola e musica convivono in perfetto equilibrio.
Roberto Riviello, che tornerà in scena il 24 aprile al Teatro Cestello di Firenze con il suo spettacolo su Kafka, continua così a tracciare un percorso coerente nel suo teatro musicale, dove ogni nota ha un significato preciso e ogni parola risuona come parte di una partitura più ampia. Un teatro fatto di profondità, essenzialità e grande amore per la cultura.
fotografie di Jacopo Casini