Nei giorni del 21 e 22 Maggio è andato in scena, presso il Teatro di Rifredi, lo spettacolo “Eyre. Voce del verbo amare” frutto del lavoro del LeonLab, il laboratorio teatrale del Liceo Leonardo da Vinci organizzato dalle professoresse Chiara Masini e Livia Morescalchi, in collaborazione con gli studenti e le studentesse del Liceo Alberti-Dante. Lo spettacolo ha visto la partecipazione di un cast di 42 attori, guidati dalla regia di Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda.

In occasione del venticinquesimo anniversario del Leonlab, i registi hanno scelto di mettere in scena un testo teatrale tratto dal romanzo di Charlotte Brontë, Jane Eyre. Il romanzo è oggi uno dei più celebri dell’autrice inglese, pubblicato nell’ottobre del 1847 con lo pseudonimo Currer Bell, nome che non lasciava trapelare il sesso dell’autore. In poche settimane il romanzo divenne l’argomento del giorno nei salotti letterari e le copie andarono a ruba. Una storia di sofferenza, amore ed emancipazione che esalta la figura della protagonista presentando una donna forte, intelligente, coraggiosa.

L’opera letteraria, attraverso la storia narrataci in prima persona dalla stessa Jane è considerato un romanzo di formazione in quanto la protagonista, nonostante le difficoltà e le sofferenze che la vita le impone, insegue con caparbietà e coraggio le proprie aspirazioni, fino a raggiungere il proprio obiettivo di realizzazione personale e ricongiungersi con il proprio grande amore. È un romanzo che esplora temi come l’emancipazione femminile, il riscatto sociale, l’amore, l’indipendenza e la forza di volontà di una donna che sfida le convenzioni dell’epoca vittoriana. Il romanzo è anche interpretato come una sorta di autobiografia dell’autrice, che dipinge un ritratto della sua stessa lotta per affermare la propria identità e libertà, in una società dove una donna di umili origini, per quanto culturalmente istruita era considerata inferiore ai “signori” presso cui lavorava. La figura di Jane è l’opposto di ciò che fino a quel momento rappresentava l’ideale femminile. 

Charlotte Brontë non presenta la sua eroina con gli stereotipi tipici della sua epoca. Jane, infatti, non ha la bellezza, requisito fondamentale nella rappresentazione femminile vittoriana e non è nemmeno la docile e fragile creatura che ci si aspettava di incontrare nella letteratura ottocentesca. Il carattere di Jane è forte ed è stato forgiato da tutte quelle drammatiche esperienze vissute da bambina. Per questo motivo Jane Eyre è un’eroina moderna, capace di scegliere per il proprio futuro, indipendente e coraggiosa.

L’attualità di Jane Eyre risiede nella sua capacità di affrontare tematiche che rimangono rilevanti anche oggi, come la lotta per l’autonomia femminile e la ricerca di una propria identità, temi che sicuramente hanno affascinato e ispirato anche i giovani interpreti dello spettacolo.

Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda, ormai da undici anni registi degli spettacoli Leonlab, sono infatti riusciti a trasmettere perfettamente il pathos e la teatralità di una storia tutt’altro che facile da rappresentare, vista la varietà dei personaggi e la complessità della trama.

La stessa qualità, oltre che dietro le quinte, è stata ritrovata anche sul palcoscenico: gli attori del Leonlab hanno interpretato i vari ruoli in modo eccellente. Particolarmente brillanti sono state le performance dei quattro attori che si sono divisi i ruoli principali di Jane e Rochester nel corso delle quattro rappresentazioni: Noemi Brascugli (mattina e sera del 21), Emma Riga (mattina e sera del 22), Arturo Monasta (21 mattina e 22 sera) ed Edoardo Iacovo (21 sera e 22 mattina).

Brascugli è stata abile nel gestire perfettamente la transizione dell’interpretare prima Jane bambina e poi Jane adulta – visto che la storia copre un lasso di tempo molto lungo – mentre la performance di Iacovo, già nel complesso eccellente, è stata particolarmente apprezzata nel momento in cui Rochester confessa il suo amore a Jane, tanto da scatenare nel pubblico un applauso a scena aperta; Monasta ha invece mostrato tutto il suo talento nella scena finale, in cui è risultato a dir poco ispirato. Anche i ruoli minori sono stati interpretati in modo eccellente; ciò d’altronde non sorprende, visto che molti dei giovani attori del Leonlab recitano ormai da diversi anni e alcuni anche presso compagnie teatrali affermate.

A coronare la bravura degli attori sono state le splendide scenografie realizzate dagli studenti del Liceo Artistico Alberti-Dante. Nel corso dello spettacolo sono inoltre avvenuti numerosi cambi di scena, dimostrando una notevole capacità tecnica e organizzazione.

Particolarmente apprezzabili sono anche i costumi, curati dalle professoresse Chiara Masini e Lucia Manfredi, che si ispirano a quelli dell’Età Vittoriana. L’ottimo trucco di Alessandra Conti e Beatrice Nesti ha contribuito ha calare ulteriormente gli attori nel personaggio.

Nel complesso lo spettacolo ha riscosso un grande successo sia tra il pubblico di liceali durante le rappresentazioni mattutine, sia durante quelle serali. Successo meritato, che corona i venticinque anni del Leonlab e che certo riempirà di orgoglio tutto il Liceo Da Vinci.

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