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Teatro Lirico di Cagliari: al via il Nerone di Arrigo Boito, per la prima volta sulle scene italiane dopo 50 anni. Il ritorno di un capolavoro?

Torna in Italia dopo 49 anni il Nerone, la seconda e ultima opera di cui il famoso letterato, librettista e compositore Italiano Arrigo Boito (Padova, 1842 – Milano, 1918), scrisse sia il libretto che la musica. la struttura che avrà il piacere di ospitare questo grande evento è il Teatro Lirico di Cagliari, il quale, oltre a prendersi la responsabilità di riportare nel suo paese d’origine questo grande capolavoro, avrà il compito di presentarlo per la prima volta in assoluto al pubblico del capoluogo sardo, anche se un’evento di questa portata, come si può facilmente prevedere, attirerà un gran numero di appassionati all’interno della splendida Cagliari. L’opera andrà in scena Venerdì 9 febbraio alle 20.30, con una durata prevista di 3 ore e 10 min circa, compresi due intervalli, e verrà replicata sabato 10 febbraio alle 19,domenica 11 febbraio alle 17, mercoledì 14 febbraio alle 20.30,giovedì 15 febbraio alle 19, venerdì 16 febbraio alle 20.30, sabato 17 febbraio alle 17 e domenica 18 febbraio alle 17; oltre alle due recite per scuole, che prevedono l’esecuzione dell’opera in forma ridotta dalla durata complessiva di 60 min, martedì 13 febbraio e venerdì 16 febbraio alle 11.

Il secondo capolavoro di Boito è un’opera rimasta incompleta nella parte strumentale per via della morte dell’autore, e fu rappresentata postuma solo il primo maggio 1924, quando, su incarico del direttore Arturo Toscanini, venne completata dai compositori Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini. L’opera, per cui Boito scrisse anche una versione per la rappresentazione in prosa in cinque atti, inizialmente riscosse un enorme successo, tra quello che era l’esigente pubblico del Teatro alla Scala di Milano, tanto che la critica del tempo scriveva: “Il più grande evento artistico dell’anno”; da allora la fama dell’opera è andata sempre decrescendo o almeno è stato così in Italia, dove fu rappresentata per l’ultima volta nel 1975 all’Auditorium Rai di Torino, diretta, in forma di concerto, da Gianandrea Gavazzeni. La nuova versione del Nerone viene rappresentato in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, firmato dal regista Fabio Ceresa, apprezzato librettista e artista al suo debutto a Cagliari, con le scene di Tiziano Santi, i costumi di Claudia Pernigotti, le luci di Daniele Naldi e la coreografia di Mattia Agatiello. Per quanto riguarda la parte musicale avremo l’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari guidati dalla bacchetta del maestro Francesco Cilluffo, giovane direttore e compositore molto stimato dalla critica italiana, e dal maestro del coro Giovanni Andreoli. Secondo quelle che sono indicazioni del teatro, la messa in scena sarà basata su una piena lettura didascalica oltre che al completo rispetto del libretto, aggiunto ad una regia che presenta scene lineari e pulite, per lasciare ampio spazio alla recitazione degli artisti che indosseranno costumi pieni di colore e di pregevole fattura. Il regista cerca di avvicinare a noi la vicenda trattata pensando ad un ponte ideale tra l’impero romano del I secolo d. C., l’epoca in cui Nerone è vissuto, e l’impero coloniale italiano degli anni intorno alla prima rappresentazione dell’opera, ossia intorno al 1924. Le riconoscibili architetture dell’Europa e della cupola della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, l’unica basilica romana ad essere stata terminata nel Novecento, si fondono fra di loro creando un’atmosfera omogenea e di sicuro fascino. Di importante rilievo vi è inoltre il sipario e l’ultimo quadro dell’opera, dove spicca il ritratto di Nerone, tratto dalla fedele riproduzione dell’originale marmoreo che si può ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Di prim’ordine i due cast che, alternandosi, prevedono: Mikheil Sheshaberidze (9-11-14-16-18)/Konstantin Kipiani (10-13-15-16-17) (Nerone), Franco Vassallo (9-11-14-16-18)/Abramo Rosalen (10-13-15-16-17) (Simon Mago), Roberto Frontali (9-11-14-16-18)/Leon Kim (10-13-15-16-17) (Fanuèl), Valentina Boi (9-11-14-16-18)/Rachele Stanisci (10-13-15-16-17) (Asteria), Deniz Uzun (9-11-14-16-18)/Mariangela Marini (10-13-15-16-17) (Rubria), Dongho Kim (9-11-14-16-18)/Alessandro Abis (10-13-15-16-17) (Tigellino), Vassily Solodkyy (Gobrias), Antonino Giacobbe (Dositèo/Voce dell’oracolo), Natalia Gavrilan (Pèrside/Cerinto/Prima voce di donna), Fiorenzo Tornincasa (9-13-14-16-18)/Marco Frigieri (10-11-15-16-17) (Primo viandante/Il Tempiere/Voce di tenore), Nicola Ebau (Secondo viandante/Lo schiavo ammonitore/Voce di basso), Francesca Zanatta (Seconda voce di donna), Luana Spìnola (Terza voce di donna). La trama dell’opera si divide in quattro atti, l’ultimo dei quali a sua volta si scompone in due quadri:

Atto I

La via Appia

È notte, e nella Via Appia si odono i canti dei viandanti. Nel frattempo Nerone, spaventato, dice al fido prefetto Tigellino di aver scorto una Erinni, temibile divinità incarnazione della vendetta, che lo tormenta a causa del matricidio da lui compiuto. Tigellino lo rassicura, e lo convince a compiere un rito con Simon Mago per placare i Mani, ossia l’anima della madre defunta, Agrippina. Durante il rito riappare nuovamente l’Erinni, e Nerone scappa spaventato. Simon Mago chiede quale sia la sua vera identità: è Asteria, una giovane innamorata di Nerone. Il mago pensa allora di utilizzare la ragazza per poter assecondare l’imperatore. Sulla via, nel frattempo, compare Rubria, una cristiana, in preghiera. Viene raggiunta da Fanuél, il capo dei cristiani, che la invita ad andarsene, dato che si sta avvicinando il Grande Nemico, Simon Mago. Il mago allora giunge, ed esorta Fanuél a cedergli i suoi miracoli in cambio di oro. Il cristiano rifiuta, ed i due si allontanano, infuriati.
Frattanto, Nerone viene a sapere da Tigellino che il popolo sta venendo verso di lui. L’imperatore teme per la sua vita, ma scopre che il Popolo vuole portarlo in trionfo verso Roma.

Atto II

Nel tempio di Simon Mago

Mentre si svolgono i riti nel tempio Simon Mago escogita un terribile piano, ovvero quello di piegare Nerone al suo potere. Apparso l’imperatore nel tempio, gli ordina di andare all’altare, e fa apparire Asteria in vesti di dea. L’imperatore inizialmente è estasiato, ma si rende subito conto che è un inganno, vista la reazione “umana” della finta dea, che lo bacia. Allora fa arrestare Simon Mago e ordina che Asteria sia gettata nella fossa delle serpi. Presa poi la cetra si siede sull’altare, come Apollo, e inizia a suonare.

Atto III

L’orto

Mentre i cristiani pregano sotto la guida di Fanuel, giunge Asteria, fuggita dalla fossa dei serpenti in cui era stata fatta rinchiudere, e li avverte che Nerone ha ordinato anche il loro arresto. Simon Mago guida i soldati romani sino a loro, e Fanuel viene arrestato. Il cristiano chiede ai fratelli di pregare per lui.

Atto IV

Quadro Primo

L’oppidum del circo massimo

Simon Mago viene avvertito da Gobrias dell’incombente incendio dell’Urbe, appiccato da Asteria per poter fuggire liberamente. Anche Nerone ne è a conoscenza e se ne dice contento con Tigellino. Quando i cristiani vengono condotti nell’arena, una vestale, in realtà Rubria velata, chiede pietà per loro. Scoperta da Simon Mago, la giovane viene condannata con i cristiani, che la afferrano e preparano a buttarla nell’Arena. Divertito, Nerone ordina che anche Simon Mago vi sia gettato. Il popolo s’avvia verso l’interno del circo, quando Gobrias avverte il popolo. Si ode un boato generale, e tutto il quadro viene nascosto dal fumo delle fiamme.

Quadro Secondo

Lo spoliarium del circo massimo

Fanuel ed Asteria cercano Rubria nello spoliarium, dove depongono i morti. Lì c’è anche il cadavere di Simon Mago. I due scoprono Rubria, ancora viva. Lì la giovane confessa che ha servito un falso dio come vestale, e svela al cristiano il suo amore. Fanuel la perdona e la dichiara sua sposa, ma la giovane muore. Fanuél scappa subito, ma Asteria rimane un attimo a contemplare il cadavere di Rubria, prima infuriata ma poi colta improvvisamente da pietà per lei. La giovane infine invoca la pace su di lei, e fugge anch’essa: il tetto dello spoliarium crolla.

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