Vincente, ma non bella; solida, ma non emozionante; talentuosa ma non spettacolare: la Francia batte 4-2 la Croazia, è campione del mondo per la seconda volta nella storia, e dimostra ancora una volta che per vincere nel calcio non è necessario giocare bene, e non sono sufficienti i grandi campioni, ma serve avere un gruppo unito, compatto e dedito alla causa. Si può chiamare catenaccio, calcio difensivo o “all’italiana”, ma l’equazione non cambia: anche nel calcio moderno, pieno di possesso palla e bel gioco, la squadra che vince è sempre quella con la miglior difesa. Gli attacchi vincono le partite, le difese vincono i trofei.

Questo mondiale è stato decisamente il mondiale dell’equilibrio, quindi non deve stupire che alla fine a vincerlo sia stata proprio la squadra più compatta e solida. La finale contro la Croazia è stata veramente una partita atipica, in cui i croati per 60 minuti hanno giocato nettamente meglio, gestendo il pallone grazie all’eleganza di Luka Modric e provando ad attaccare senza mai riuscire però a rendersi realmente pericolosa. Tutti gli spazi erano infatti chiusi dai francesi, che oltre ad avere una difesa di ferro hanno un centrocampo formato da tre mastini: Pogba, Matuidi e soprattutto Kante, l’indemoniato recupera palloni.

Infatti sono proprio loro a passare in vantaggio, al 19’, grazie ad una sfortunata autorete di Mario Mandzukic da punizione di Antoine Griezmann. Non a caso però il gol più bello della partita è quello del momentaneo pareggio, e lo sigla Ivan Perisic, autore di un primo tempo fantastico;  peccato che venga poi rovinato dal tocco di mano in area che causa il rigore a fine primo tempo che viene puntualmente realizzato dal solito Griezmann. Nel secondo tempo si nota anche la stanchezza di una Croazia che per colpa dei supplementari delle scorse partite ha giocato 90’ in più rispetto ai rivali e quindi la Francia dilaga: prima Pogba, poi Mbappé, 4-1. Clamorosa ma indolore la papera di Hugo Lloris, che regala a Mandzukic il 4-2 ma non gli impedisce di alzare la coppa da capitano.

La Francia ha ribaltato una tendenza che si era vista nelle ultime edizioni dei mondiali, in cui aveva sempre vinto una squadra esperta e consolidata. La Francia no, è una squadra giovane, piena di giocatori talentuosi ma ancora non del tutto espressi, e teoricamente, tra 4 anni in Qatar potrebbe presentare gli stessi 11. Gli unici titolari a non essere nati negli anni ’90 sono Lloris, Matuidi e Giroud, tutti gli altri sono dei ragazzini, per una media totale di circa 26 anni. Per alcuni di loro (Kylian Mbappè su tutti) questo mondiale doveva essere solo una tappa nel loro percorso di calciatori, certamente non una consacrazione definitiva;  insomma, questi francesi li rivedremo spesso anche in futuro.

Tanti meriti di questa vittoria devono andare all’allenatore Didier Deschamps, che è riuscito a mettere insieme una squadra multietnica e multiculturale, in cui 16 giocatori su 23 convocati hanno origini africane, e in cui solo un giocatore, il terzino Pavard è al 100% francese. Ha inoltre  fatto rendere al meglio i suoi migliori giocatori, pur non esaltandone a tutti i costi le qualità: tutte le nazionali che si basavano troppo sulle qualità dei singoli sono tornate a casa, la sua Francia ha vinto anche grazie alle giocate di Mbappè e Griezmann (e se fosse proprio quest’ultimo a vincere il pallone d’oro?) ma senza mai mettere in secondo piano il gioco di squadra. Perché con il  bel gioco magari diverti i tifosi, ma è col calcio concreto che si vince.

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