Dopo circa sei anni dall’introduzione in Italia della Guida Accompagnata (GA), ispirata al modello della francese della AAC (apprentissage anticipé de la condite, ndr), questa non sembra aver riscosso il successo sperato: sono i giovani italiani che non spasimano per sedersi al volante oppure possiamo trovare la causa di questo flop nella natura stessa dell’autorizzazione?

Per avere una risposta è necessario ben conoscere la Guida Accompagnata, ovvero il sistema che permette a chi ha 17 anni di poter già sedersi al volante di un’autovettura, acquisendo così una notevole esperienza e sicurezza alla guida prima di affrontare l’esame. Per poter richiedere l’autorizzazione il candidato deve essere già in possesso della patente A1 o B1 e seguire un corso di 10 ore di guida con istruttore presso l’autoscuola di fiducia. Una volta ottenuta, il candidato può designare un massimo di tre accompagnatori (aventi meno di 65 anni di età, con la patente B da almeno 10 e senza provvedimenti come la sospensione da almeno 5, ndr) con i quali guidare per tutto il Belpaese contrassegnato dal simbolo giallo della GA e secondo i limiti prescritti per i neopatentati, purché senza passeggeri. In altre parole la guida accompagnata consiste in un foglio rosa con qualche limitazione in più.

Oltre ad acquisire una ben maggiore esperienza alla guida, il giovane candidato può risparmiare in termini di tempo sul conseguimento dell’agognata patente B. Infatti, questi non dovrà ripetere né la prova teorica (vale quella affrontata per il conseguimento dell’A1 o B1) né le guide con istruttore, bensì al compimento dei 18 anni potrà già richiedere il foglio rosa e, dopo trenta giorni dal rilascio di quest’ultimo, affrontare l’esame pratico.

Le premesse sembrano ottime, ma tutto ha un costo e purtroppo quando si parla di patenti con le cifre non si scherza. Si parte con gli immancabili bollettini per un totale di 32,20€, a cui si somma il costo delle 10 ore di guida che, considerato un prezzo medio di 40 euro l’ora, raggiunge i 400 euro, e il costo di iscrizione in autoscuola (spesso altri 100-150 euro). Se per qualche mese le tasche del candidato (o meglio, dei suoi genitori) possono rifiatare, quando viene raggiunta la maggiore età si ritroveranno di nuovo sotto sforzo: sono infatti da preventivare almeno altri 3 “centoni” prima di avere in mano la tanto agognata patente B. In particolare dovrà essere pagata nuovamente l’iscrizione all’autoscuola (100-150 euro, spesso trattabili avendo conseguito la GA), i certificati medici (circa 60-70€ più marca da bollo da 16€), i bollettini (poco meno di 60€), una eventuale guida pre-esame (40€) e l’esame finale (80-100€). Totale: oltre i 900 euro, a cui vanno sommate le spese per il conseguimento della patente A1.

Rispetto a un percorso senza GA (immaginiamo con otto guide in autoscuola, ricordando che almeno sei sono obbligatorie), chi è già in possesso di patente A1 spende sui 250€ in più (senza però il vantaggio temporale della prova teorica, solo per quanto riguarda le guide). Chi invece volesse semplicemente sedersi alla guida dai 17 anni (non essendo quindi interessato alle patenti necessarie) si troverà a spendere circa 700€ in più rispetto a un conseguimento da zero della patente B (valutato 900 euro) ma guadagnando intorno ai 3 mesi di tempo. Inoltre, è bene specificare che il vantaggio “temporale” può anche annullarsi se la motorizzazione locale è in affanno con la gestione degli esami pratici, come nel caso di quella fiorentina negli ultimi mesi.

I dati emersi da una nostra piccola inchiesta (non esistono ancora dati rilasciati pubblicamente) parlano chiaro: la percentuale di patenti B conseguite con la GA è ben inferiore all’1% delle patenti B conseguite. Un flop totale. Risulta piuttosto evidente come i maggiori problemi del programma risiedano nel costo esagerato e nella presenza di requisiti piuttosto alti per la richiesta della GA, che nella corrispondente AAC francese sono di aver compiuto 15 anni, aver passato una prova teorica e aver guidato 20 ore a fianco di un istruttore (inoltre la AAC costa circa 500 euro meno rispetto al conseguimento standard, che è più oneroso dell’equivalente italiano).

Sempre da Oltralpe giunge un interessante dato: nei primi dieci anni dall’introduzione della AAC il tasso di incidenti tra neopatentati si è ridotto del 40%; si tratta di una percentuale alta (considerando che in Italia, 29 incidenti su 100 sono causati da neopatentati) che ci obbliga a ripensare la struttura della nostra GA invece che abbandonarla. Eventuali soluzioni potrebbero essere la creazione di percorsi unici (e più economici) A1-GA-B oppure direttamente GA-B o, in alternativa, si potrebbe abbassare la soglia di età di un anno così da allungare il periodo di apprendistato del candidato. Infine, l’eventuale successo di una riformulata GA, se supportato da statistiche come nel caso francese, spingerebbe le compagnie assicurative a ridurre considerevolmente le loro polizze per giovani guidatori. Dunque, seppur non sia emersa nel migliore dei modi, tanti sono i motivi per mantenere il programma di Guida Accompagnata anche in futuro tenendo però conto delle necessarie modifiche a cui esso deve andare incontro.

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