25 luglio 2020, una delle tante giornate di quest’anno tremendo che rimarranno nella storia.

La nave petroliera MV Wakashio, di origini giapponesi ma battente bandiera panamense, si è incagliata il 25 luglio sulla barriera corallina di Pointe d’Esny, costa a sud-est della Repubblica delle Mauritius, vicino alla riserva del Blue Bay Marine Park, nell’oceano indiano.

Il tutto avvenuto per cause naturali, in quanto in quel momento le onde erano molto impetuose, ha portato alla rottura dello scafo e di conseguenza ad una progressiva fuoriuscita di una parte delle 4000 tonnellate di carburante (3.800 circa di petrolio e 200 di gasolio) che inizialmente erano presenti sulla nave.

La petroliera, partita dalla Cina, era diretta verso Singapore con destinazione finale Brasile, che sfortunatamente non potrà mai raggiungere.

I 20 membri dell’equipaggio della petroliera sono stati evacuati in sicurezza appena avvenuto l’incidente, insieme ai serbatoi presenti sulla nave che sono stati svuotati. La situazione dopo aver svuotato i serbatoi pareva migliorare ma nonostante ció, le restanti 100 tonnellate di petrolio immagazzinate sulla parte meno agibile della nave, hanno iniziato a fuoriuscire e peggiorare la condizione.

Inizialmente la nave non ha riscontrato problemi di rottura immediati ma ciò nonostante i segnali di pericolo perché questo potesse accadere erano già presenti. Non a caso dopo ben due settimane dall’incagliatura, il 16 agosto, la nave si è spezzata in due. La situazione è stata presentata fin da subito dal primo ministro Pravind Jugnauth come “Stato di emergenza ambientale”, in quanto ha messo a rischio l’intero ecosistema marino locale.

Moltissimi volontari hanno lavorato per contenere lo sversamento del petrolio rimasto sulla nave e cercare di limitare i danni, rivelatisi ugualmente irreparabili.
I cittadini hanno contribuito nella costruzione di barriere con tessuto, foglie di canna da zucchero e bottiglie di plastica vuote per contenere la fuoriuscita di petrolio. Inoltre intorno al luogo della tragedia, si è creata una piccola comunità con chioschi per la vendita di cibo, esibizioni di musicisti gratuite e tagli di capelli da parte di barbieri da porre sulle barriere per assorbire il petrolio.

La deputata delle Mauritius, Joanna Bérenger, si è rivelata a favore di questa iniziativa e ha condiviso la sua partecipazione sui social, chiedendo di fare le stesso, in quanto la natura ha bisogno del nostro aiuto:

Tout comme le colibri qui transporte la goutte d'eau pour éteindre le feu de forêt, je me joins à cet effort citoyen….

Pubblicato da Joanna Berenger su Giovedì 6 agosto 2020


In centinaia hanno donato guanti, mascherine e altri dispositivi di protezione o li hanno indossati per pulire le mangrovie, affondati nel greggio fino alle ginocchia.

Le organizzazioni locali sono intervenute lanciando una campagna di raccolta fondi attraverso il sito web CrowdFund: https://www.crowdfund.mu/mauritius-oil-spill-cleaning-2020-mv-wakashio-306.html chiedendo aiuto a tutto il mondo con lo slogan “Mauritius Oil Spill Cleaning 2020 – MV Wakashio”.

Happy Khambule, responsabile della campagna climatica ed energetica di Greenpeace Africa, ha espresso il suo pensiero su twitter dicendo:

La parte peggiore è che il petrolio era in viaggio per il Brasile dalla Cina, la nave è di proprietà di una compagnia giapponese registrata a Panama. Allora chi pagherà i danni e gli sforzi di restauro. Le persone di #Mauritius non useranno nemmeno l’olio. Questo è ingiusto. #MauritiusOilSpill

Happy Khambule, inoltre ha affermato che:

Migliaia di specie intorno alle lagune incontaminate di Blue Bay, Pointe d’Esny e Mahebourg, sono a rischio di inquinamento, con conseguenze disastrose per l’economia, la sicurezza alimentare e la salute di Mauritius“.

Questo dovuto anche al fatto che nella zona di Pointe D’Esny sono presenti specie di piante ed insetti che nel resto del mondo non ci sono.

Il governo è stato accusato per non aver agito a sufficienza ed immediatamente all’accaduto, soprattutto perché gli esperti della compagnia di navigazione giapponese Nagashiki, proprietaria della Wakashio, hanno impiegato tre settimane per arrivare sul posto.

Greenpeace ha scritto una lettera molto polemica agli armatori della nave, nella quale afferma:

Molte domande restano senza risposta: perchè la nave stava navigando così pericolosamente vicino alla barriera corallina? Perchè avete fatto così poco da quando la nave si è arenata? Cosa farete per ridurre i danni al’ambiente, il dolore e la sofferenza di coloro i cui mezzi di sussistenza dipendono da esso?

L’armatore della nave, Kiyoaki Nagashiki ha risposto dicendo:

“Siamo consapevoli della nostra responsabilità in quanto parte direttamente coinvolta nel caso. Per quanto riguarda il risarcimento, abbiamo in programma di affrontare la questione sulla base delle leggi applicabili. Continueremo a fare del nostro meglio per raccogliere il petrolio fuoriuscito e per ridurre al minimo l’impatto dell’inquinamento ambientale“.

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