N.B. Leomagazine non può – e non vuole – intervenire in competizioni elettorali di nessun tipo. Ma questo non significa che non si possa cercare di capire meglio il significato di certe scelte che comunque vadano ci riguardano da vicino.

Approvate il testo della legge costituzionale concernente”Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?

Sarà questo il quesito a cui gli italiani dovranno rispondere al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre.

Si voterà anche per le elezioni regionali in Campania, Liguria, Toscana, Puglia, Marche, Veneto e Valle d’Aosta, per le comunali in 1177 comuni e per le suppletive del Senato in due collegi uninominali di Sardegna e Veneto.

Quali sono le cose più importanti da sapere e le conseguenze della vittoria del o del no?

Quorum

Non trattandosi di un referendum abrogativo, ma confermativo, non sarà richiesta la maggioranza degli aventi diritto.

Se vince il

Se più della metà dei votanti approverà la riforma, questa verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale dopo la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.

Dalla prossima Legislatura assisteremmo ad un ridimensionamento del numero di rappresentanti in Parlamento. I deputati, ad oggi 630, diventerebbero 400 e i senatori, dagli attuali 315, diminuirebbero fino a 200.

Cambierebbe anche la relazione tra seggi e regioni.

Se nella legislatura in atto il numero di abitanti in Toscana rappresentati da un senatore è di 204.011, con l’approvazione della legge diventerebbe di 306.016.

Se invece vincesse il no, l’organo legislativo italiano non subirebbe variazioni.

Attualmente l’Italia si trova al primo posto come Parlamento più numeroso tra gli stati membri dell’Unione Europea, con 945 parlamentari, appena sopra la Germania che ne conta 709 nel Bundestag.

Dopo il taglio si assesterebbe ad un totale di 600.

È la quarta volta nella storia della Repubblica Italiana che le urne chiamano gli elettori per revisionare alcuni articoli della Costituzione; il primo appuntamento fu il 7 ottobre 2001. Con il 64,21% vinse il e il titolo V della parte seconda della Costituzione venne modificato.

Il più recente, invece, fu il 4 dicembre 2016, l’obiettivo sarebbe stato il superamento del bicameralismo perfetto e la sua trasformazione in bicameralismo differenziato. Vinse il no con il 59,12% dei voti e l’affluenza del 65,47%.

La partecipazione del corpo elettorale sarà così massiccia anche in occasione del Referendum alle porte?

Fac-simile della scheda elettorale

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