Il 14 settembre 2020 al Caffè Letterario le Murate si è svolta la presentazione del nuovo saggio di Alessandro Sorani, consulente e formatore sui temi del “public speaking”, gestione delle risorse umane, nonché presidente di Confartigianato Imprese Firenze. Il libro, introdotto da Giovanni Morandi, editorialista di QN – Quotidiano Nazionale, è intitolato “La comunicazione politica americana da Kennedy a Trump” ( Mauro Pagliai editore, Firenze) e tratta di undici presidenti U.S.A: John Fitzgerald Kennedy, Lyndon Johnson, Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George Bush senior, Bill Clinton, George Bush junior, Barack Obama, Donald Trump. Per ognuno dei protagonisti l’autore traccia un ritratto biografico, mettendo in luce soprattutto le peculiarità dello stile comunicativo, come l’estrema cura per l’immagine da parte di J.F.K. o l’attenzione alla struttura dei discorsi di Clinton.

Giovanni Morandi, dopo una breve presentazione dell’autore, entra nello specifico del libro, illustrandoci come nel corso di 60 anni (da Kennedy a Trump) la comunicazione politica abbia giocato un ruolo di primissimo piano e abbia costituito un filo conduttore per tutti gli 11 presidenti, seppur in maniera differente. Secondo Morandi, l’argomento viene trattato da Sorani in modo umoristico e allo stesso tempo intelligente rivelando aneddoti ed episodi riguardanti la vita politica dei vari presidenti.

L’autore analizza le figure di Kennedy e Trump come due “poli” opposti: l’espressione che fotografa l’America di Kennedy è “nuova frontiera” come lui stesso la definiva, che sancisce un’America dinamica, caratterizzata da nuove relazioni politiche, culturali, internazionali, sociali e razziali. Le parole che invece, a suo avviso, definiscono l’America di Trump sono “legge e ordine”, dunque non più un’America in “movimento” ma un’America più statica.

Il 26 settembre 1960 segna una data importante nel mondo della politica: due candidati, Nixon e Kennedy, si scontrano in un faccia a faccia televisivo per la prima volta nella storia. È proprio in questa occasione che le immagini assumono un valore formidabile, anche e soprattutto nell’ ambito politico.

Sorani racconta un aneddoto particolare riguardo Nixon: quest’ultimo, una settimana prima dello scontro in tv, urtò la gamba alla portiera della macchina, accusando molto dolore anche nei giorni seguenti. Nixon però non si curò minimamente e arrivò al dibattito non in perfetta forma, ma anzi piuttosto spento e scialbo. Al contrario si trovò a dover fronteggiare un candidato bello, giovane e sorridente: John Kennedy. Il suo staff si preoccupò persino di sapere il colore dello sfondo dello studio televisivo in modo tale da far risaltare più efficacemente il suo abito.

Da un vantaggio di 6 punti che i sondaggi avevano attribuito a Nixon su Kennedy, finì che vinse quest’ultimo 49,7 contro i 49,5 di Nixon.

Nei dibattiti di Kennedy – continua Sorani – è evidente che vi fossero molti più contenuti rispetto a quelli odierni, in cui l’immagine e l’apparenza ricoprono ruoli fondamentali per i grandi leader politici. La cosiddetta “era dell’immagine”, nata proprio con Kennedy, si sospende con Johnson, presidente ambiguo e poco carismatico, sospettato più volte di essere coinvolto nell’ assassinio di Kennedy. Dopo Nixon fu la volta di Ford, ricordato più che altro per aver rivestito la carica di presidente senza mai essere stato eletto: accadde infatti che il vicepresidente di Nixon si dimise e Ford venne scelto tra i parlamentari per sostituirlo. Nel momento in cui anche Nixon si dimise, lui prese il suo posto.

Altro presidente di grandi capacità comunicative fu Ronald Reagan: fu infatti il più amato nella storia americana poiché riuscì a rivoluzionare la politica come nessuno prima d’ora aveva fatto: nacque la cosiddetta “politica delle emozioni”. Reagan abbracciava i bambini, era più affettuoso e sorridente; le sue emozioni erano di gran lunga visibili e questa peculiarità del personaggio venne apprezzata dal popolo americano.

Nel libro viene citato un episodio in cui, durante la campagna elettorale, un giornalista gli chiese se la sua età – (aveva infatti circa 70 anni) – potesse rappresentare un problema, in quanto gli avversari erano molto più giovani di lui. In modo del tutto inaspettato, egli rispose che, proprio per non metter loro in imbarazzo, considerandoli semplicemente degli inesperti, aveva volutamente evitato tale argomento.

Una differenza che ha contraddistinto i presidenti più “attuali” da quelli precedenti riguarda l’ambito tecnologico, in particolare il mondo dei social. Da Obama in poi i social sono diventati punti di riferimento, in quanto non solo i leader li utilizzano per esporre le proprie opinioni su un determinato argomento, ma anche per avere un contatto più veloce con l’elettorato. Se però ci soffermiamo sul lato oscuro del mondo virtuale, i politici oggi sono sempre sotto i riflettori e sicuramente sono sottoposti ad una sorta di “logoramento”. Secondo Sorani i politici riescono comunque a sopportare tale situazione grazie ad una sorta di “narcisismo” che è innato nell’ uomo e paradossalmente il sentirsi sotto pressione è come se desse loro vitalità.

In chiusura del dibattito, Sorani esprime un’opinione circa la figura di Johnson, che, secondo lui, non fu apprezzata nel modo in cui avrebbe realmente meritato. Non va dimenticato infatti che fu proprio lui a portare avanti le più grandi conquiste sociali, come le lotte per i diritti civili.

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