761 goal in 821 gare ufficiali, 3 coppe del mondo vinte su 4 disputati (unico calciatore ad averne vinti così tanti), il più giovane giocatore della storia a segnare e vincere un mondiale. Per la FIFA è il calciatore del secolo e pallone d’oro del secolo. Successivamente gli fu assegnato anche il pallone d’oro FIFA onorario, unico calciatore ad averlo vinto. Viene dichiarato “tesoro nazionale” dal presidente brasiliano Janio Quadros e poi nel luglio 2011 “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”. Ebbene si, anche se è difficile crederci, stiamo parlando di un solo giocatore, colui che in pochi anni ha scritto la storia della sua nazione, scrivendo le pagine più liete di un gioco in rapidissima espansione, facendo spostare tutta l’azione del panorama calcistica sulla sua figura, e si diciamolo, il calciatore più forte della storia del gioco più bello del mondo, semplicemente Edison Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè.

Siamo in una piccola città brasiliana poco prima della metà del XX secolo, la situazione non è delle migliori; troppe differenze tra ricchi e poveri, tanto da far sembrare il Brasile diviso in due nazioni, ma ciò non basta, la realtà è che ci troviamo in uno degli stati più poveri al mondo. Tantissimi brasiliani si trovavano a vivere nelle favelas, cercando di costruire un futuro per i propri figli. I ragazzini si trovavano nelle strade disconnesse delle città per dimenticarsi di tutto e pensando unicamente a giocare a calcio. Bastava poco, 10 ragazzi con un genitore in meno o con nemmeno i soldi per permettersi da mangiare, 4 felpe per fare 2 porte e qualsiasi oggetto che possa anche solo sembrare una sfera come pallone. Vivevano sognando un giorno di poter dare da mangiare alla propria famiglia facendo ciò che più amavano, giocando a calcio. João Ramos do Nascimento era uno dei tanti  bambini che hanno vissuto la loro infanzia sognando un giorno di poter giocare al Maracanà, ma uno dei pochissimi ad esserci riuscito. Famoso in patria poiché considerato uno dei migliori colpitori di testa dell’epoca. In una fredda giornata di fine ottobre, precisamente il 23 ottobre 1940, diede alla luce insieme alla moglie Celeste un figlio, che chiamarono Edison Arantes do Nascimento, o semplicemente Pelè. Fu chiamato così da un suo compagno di classe del tempo per prenderlo in giro poiché pronunciava “pilè” il nome del portiere brasiliano Bilè, nonostante non abbia mai gradito questa soprannome, è passato alla storia sotto questo nome e da tutti è conosciuto così. Da bambino guadagnava soprattutto pulendo scarpe e facendo lavoretti, ma per la nostra fortuna il padre vide subito un certo talento in lui e gli consigliò di iniziare a giocare a pallone. Inizialmente, non potendo permettersi un pallone, giocava con la prima cosa che gli capitava davanti, spesso calzini e frutta. Un giorno un signore sulla quarantina lo vide giocare nella sua squadra della sua città, Il Barau. Il giorno dopo si presentò alla dirigenza del Santos, una delle squadre di maggior blasone di tutta la nazione, dicendo precisamente:

“ho visto giocare un ragazzino ieri, prendetelo che diventerà il migliore giocatore del mondo”.

Nel 1956 approdò al Santos e dopo una stagione nelle giovanili all’età di 15 anni passa in prima squadra. Nel 1957, alla prima stagione nel massimo campionato brasiliano, ne diventa capocannoniere e viene convocato nella nazionale maggiore, tutto ciò a soli 16 anni. All’età di 17 anni viene convocato per i mondiali in Svezia del 1958. Pelè era la scommessa del torneo, essendo il giocatore più giovane di tutta l’intera competizione. Segna il primo goal contro il Galles nel match valevole per la semifinale. Decide la semifinale contro la nazionale francese grazie ad una sua tripletta e portò la Seleção alla vittoria grazie ad una sua doppietta contro i padroni di casa. 6 goal in 4 partite, secondo miglior marcatore dietro solo al francese Just Fontaine. L’anno dopo Pelé disputò il Campeonato sudamericano de futbal in Argentina. Il Brasile arrivò secondo nel torneo alle spalle proprio dell’albiceleste, e Pelè si laureò capocannoniere con 8 goal in 6 partite. Vinse anche il mondiale del 1962 ma con una sola partita disputata per colpa di un infortunio.

Dopo i 2 mondiali vinti arrivarono altissime offerte da molti top club europei, tra tutti Real Madrid, Juventus ,Manchester United e Inter. Il governo brasiliano allora lo dichiarò “tesoro nazionale”, il maggior onore che un calciatore possa avere, rendendolo quindi incedibile.

 Quattro anni dopo ai mondiali in Inghilterra, Pelè era pronto per la sua assoluta consacrazione, ma questa competizione fu evidenziata da un gioco molto duro da parte di tutte le squadre, e a farne le spese fu soprattutto il giovane brasiliano. Sbloccò il torneo con un goal su punizione contro la nazionale bulgara, diventando il primo giocatore della storia a segnare in 3 mondiali consecutivi. Durante la partita prese una botta al ginocchio che lo costrinse a saltare il match successivo contro l’Ungheria. Terza partita della competizione, Pelè torna più carico di prima ma viene preso di mira dai difensori portoghesi che fanno di tutto per non farlo giocare in modo sporco, tanto da costringerlo a giocare zoppicando. Il Portogallo di Eusebio vince ed il Brasile è fuori dalla coppa del mondo al primo turno.

Nel 1970 il Brasile ebbe finalmente la sua rivincita, vincendo i mondiali in Messico in finale contro la nazionale italiana con tripletta del solito Pelè (diventerà il primo calciatore in assoluto a segnare in 4 mondiali diversi).

Burgnich, difensore italiano, a fine partita dirà:

«Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma sbagliavo»

Nel 1974, dopo 19 stagioni con la maglia del Santos, Pelé decise di ritirarsi dalla squadra, vincendo 10 titoli paulisti, 5 Taça Brasil consecutive dal 1961 al 1965, record del calcio brasiliano, 3 Tornei Rio-San Paolo, una Taça de Prata, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali e una Supercoppa dei Campioni Intercontinentali. Quel piccolo ragazzino che giocava con i calzini per strada ancora rimaneva dentro di lui, e solo un anno dopo decise di tornare in campo, sentendo il bisogno di calciare ancora per un po’ quel tanto amato pallone. Pelé fu ingaggiato dai New York Cosmos, squadra della North American Soccer League, con l’obbiettivo di promuovere il calcio anche in America, dove ancora era meno conosciuto e praticato rispetto a molti altri sport.

Il 1º ottobre 1977 Pelé concluse la sua carriera disputando un’amichevole tra Cosmos e Santos, le sue due squadre. La partita fu disputata in un Giants Stadium tutto esaurito e fu trasmessa dalle televisioni di 38 Paesi di tutto il mondo.Il brasiliano giocò il primo tempo con i Cosmos e il secondo con il Santos.

«Pelé ha giocato a calcio per ventidue anni e durante quel periodo ha promosso l’amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore»

Queste le parole dell’ONU dopo il suo ritiro, facendo vedere come sia stato un esempio per tutta la sua generazione. Pelè, il classico ragazzo da favela brasiliano, è riuscito a fare cose impensabili oggi. Calciatore totale, capace di farsi amare da tutti gli appassionati di questo gioco. Il suo ritiro viene considerato un evento epocale, che segna la fine di un ciclo, il migliore in assoluto per il calcio brasiliano, e non solo. Auguri per i tuoi 80 anni Pelè, oramai dopo tutto ciò possiamo chiamarti così, grazie per aver cambiato il gioco di calcio, senza di te non sarebbe mai stato uguale. Grazie per averci insegnato come nonostante tutto bisogna sempre seguire i propri sogni, dimostrando che con la giusta testa e il giusto impegno tutto è possibile, partendo da quando con i tuoi amici giocavi per strada facendo finta di essere al Maracanà, ad oggi dove se pensiamo al Maracanà, non puoi che venirci in mente te.

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