Lo scorso 31 ottobre la BBC News ha comunicato il lutto per la morte di Sean Connery, primo James Bond della storia. L’attore scozzese, leggenda del cinema mondiale, si è spento a 90 anni nella sua residenza alle Bahamas durante il sonno.
Il celeberrimo attore, il cui volto è associato al personaggio di 007, era nato a Edimburgo il 25 ottobre 1930 e già all’età di undici anni mostrò il suo interesse per il mondo dello spettacolo iniziando a prendere lezioni di danza. A 16 anni decise però di lasciare la scuola per arruolarsi nella Marina Militare Britannica ma la sua permanenza all’interno della Royal Navy fu interrotta da un problema di salute che non gli permise di superare le visite mediche. Congedato, attraversò un periodo non particolarmente felice durante il quale si vide costretto a praticare mestieri di vario genere per potersi guadagnare da vivere. Fortunatamente questa fase della sua vita ebbe breve durata, e verso l’inizio degli anni cinquanta, dopo aver posato come modello ed essersi classificato terzo alle selezioni di Mister Universo, iniziò a fare le sue prime comparse sulla scena inglese prendendo parte a piccole produzioni televisive che lo portarono a raggiungere una discreta notorietà. “Guadagnavo appena di che vivere – ha confessato Connery alla stampa – ma a me sembravano vacanze ben pagate rispetto al lavoro vero”
Nel 1962 la svolta: Terence Young, con il quale aveva debuttato sul grande schermo nel film “il bandito dell’Epiro” (1957), lo scelse per interpretare il ruolo del protagonista in un nuovo film del quale curava la regia. La pellicola, insieme a tutte le successive andò a creare la saga di 007, nome in codice di James Bond, l’agente segreto al servizio di Sua Maestà, nato dalla penna di Ian Fleming al quale Sean Connery deve il principio della sua scalata al successo. Lo stesso Connery, riguardo all’importanza che questo ruolo ebbe per lui, ha dichiarato:
“Mi volevano fare un provino per avere il parere di Ian Fleming. Io mandai al diavolo i produttori e per poco non persi l’occasione della vita”.
La partecipazione ai primi cinque film della serie fece dell’attore scozzese un personaggio la cui maestria nell’arte del recitare, enfatizzata senza dubbio anche da una consistente dose di fascino, fu riconosciuta a livello mondiale. Preoccupato però, che il suo volto venisse associato esclusivamente all’agente segreto 007, Sean Connery decise di abbandonare il personaggio con l’intento di non tornare ad interpretarlo. Le uniche eccezioni alla regola autoimpostasi furono dovute ad una particolare insistenza da parte della produzione e alle recensioni negative ricevute da George Lazenby, che lo aveva sostituito nel ruolo di Bond. Nel 1971 prese quindi parte alle riprese di “Agente 007 – Una cascata di diamanti” che, nonostante gli sforzi della produzione, rappresentò il suo addio definitivo al personaggio e alla saga.
Seguirono gli anni, in cui cercò di spogliarsi delle vesti della spia dimostrando grande versatilità, interpretando ruoli differenti e impegnativi, affiancandosi a prestigiosi registi. Di questo periodo è importante ricordare la partecipazione a: Marnie di Alfred Hitchcock (1964), La donna di Paglia di Basil Dearden (1964), Riflessi in uno specchio scuro di Lumet (1972), Zardoz di John Boorman (1974), riconosciuto come uno dei migliori film di fantasciena degli anni settanta e Assassinio sull’Orient-Ezpress tratto dall’omonimo giallo di Agatha Christie (1974).
Con gli anni ottanta e l’affermazione del genere fantascientifico e fantasy Sean Connery decise di non esimersi nemmeno dall’interpretare ruoli in questo nuovo genere e partecipò ad alcuni dei film che ebbero più successo in quell’epoca tra i quali Highlander – L’ultimo immortale (1986) di Russell Mulcahy, nel quale recitò accanto a Christopher Lambert nel ruolo di Ramirez (l’immortale egiziano che, con vari incarichi, era stato al servizio di molti sovrani e che successivamente divenne il maestro del protagonista Connor McLeod).
L’apice della carriera fu raggiunto tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta grazie alla magistrale interpretazione di ruoli quali: Guglielmo da Baskerville, il monaco enigmatico ma razionale del film Il nome della rosa (1986) di Jean-Jaques Annaud, per la quale gli fu conferito il premio BAFTA come miglior attore, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Umberto Eco; Jimmy Malone incorruttibile poliziotto difensore della giustizia del film The Untouchables – Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma accanto a Kevin Costner, Robert De Niro e Andy Garcia, grazie alla quale ricevette l’OSCAR; La Casa Russia (1990), diretto da Fred Schepisi e tratto dall’omonimo romanzo di John Le Carrè, in cui interpretò l’anticonformista editore/clarinettista Bartholomew ‘Barley’ Scott Blair, che viene coinvolto insieme a Michelle Pfiffer in un’intricata spy-story. internazionale ambientata a Mosca; e infine il celeberrimo Marko Ramius, comandante del sottomarino sovietico Ottobre Rosso in Caccia a Ottobre Rosso (1990) diretto da John McTiernan.
Nel 2003 dopo aver recitato ne “La leggenda degli uomini straordinari” Connery annuniciò, tra lo sconcerto e lo sconforto generale, la sua intenzione di ritirarsi dalla scena lasciandosi alle spalle 94 film, 10 avventure come produttore e una regia all’attivo (il documentario “The Bowler And The Bunnet” del ‘679) mancando due occasioni storiche che gli vennero offerte: il ruolo di Gandalf nella saga de “il Signore degli Anelli” e il ruolo di Albus Silente in quella di “Harry Potter” destinate a riscontrare grandissimo successo.
Ritiratosi ufficialmente nel 2006 Connery fece poche altre apparizioni in pubblico, con le uniche eccezioni per il ritiro di onorificenze e premi alla carriera (fu al Festival del Cinema a Roma nel 2007).
Molto riservato nella vita privata, Connery si espose spesso nella lotta per l’indipendenza dall’Inghilterra della Scozia, suo paese di origine, di cui sostenne la campagna del 2014 in occasione del referendum dando supporto al partito scozzese sia con mezzi finanziari che attraverso opere pubbliche. Celebri sono le sue uscite pubbliche in Kilt, il classico indumento scozzese e il tatuaggio sul braccio destro “Scotland Forever” che dimostrano il proprio orgoglio di scozzese e l’amore profondo per il proprio paese. Nonostante l’impegno in questo senso, la Regina Elisabetta nel 2000 gli conferì il titolo onorifico di cavaliere all’Holyrood Palace per le sue grandi interpretazioni.
La Scozia piange, insieme a tutto il mondo, Sir Sean Connery uno dei suoi più grandi figli: “La Scozia è in lutto”, scrive la premier scozzese, Nicola Sturgeon, su Twitter. “Mi si è spezzato il cuore dopo aver saputo della morte di Sir Sean Connery. Il nostro Paese piange uno dei suoi figli più amati” continua. “Sean è nato in una famiglia operaia di Edimburgo e grazie al talento e al duro lavoro è diventato un’icona del cinema internazionale e uno degli attori più affermati al mondo”.