Ecco, ci risiamo; lo temevamo, ma speravamo tanto che quest’anno ci fosse risparmiata la scuola asettica, vuota, insipida: le lezioni online, quella DAD che entusiasma qualcuno, ma che trova del tutto contraria una buona parte della popolazione scolastica: studenti, docenti, dirigenti scolastici.

Eppure era stato fatto di tutto: sanificazioni, misure per distanziare i banchi…. Persino quella trovata, buffa e francamente un po’ assurda, dei “banchi a rotelle” di cui comunque noi non abbiamo beneficiato.  Più che mettere le rotelle ai banchi forse, sarebbe stato il caso di incentivare ruote e rotaie da trasporto ….

Non è nostra abitudine criticare decisioni governative: certo siamo in democrazia e quindi si spera sia più che lecito farlo, ma siamo anche perfettamente coscienti della particolare natura del nostro giornale e in tutti questi anni ci siamo sempre astenuti dall’entrare, a qualsiasi titolo o per qualsiasi motivo, nell’agone politico.

Questa però è una questione che ci riguarda troppo da vicino e del resto il nostro obiettivo non è quello di scagliarci contro il governo o qualche singolo ministro; se anche poi  per caso volessimo farlo, ci troveremmo in forte imbarazzo perché non possiamo dimenticare che i governatori delle regioni (che per la maggior parte sono espressione dell’opposizione al governo attuale) erano prontissimi a barattare quel poco di didattica a distanza che restava per qualche ora di bar e ristoranti in più…. Accidenti al meglio, verrebbe quasi da dire.

Certo, non fraintendeteci; siamo perfettamente consapevoli che il covid è un problema tragicamente reale e nessuno di noi vorrebbe rivedere le scene allucinanti dei camion carichi di bare dei mesi scorsi ( e questa nuova ondata di vittime ne ha già fatte sin troppe); così come ci rendiamo conto della tremenda situazione in cui vengono a trovarsi varie categorie di lavoratori, dal settore della ristorazione a quello, duramente colpito, della cultura e dello spettacolo; quei “sipari abbassati” fanno tremendamente male anche a noi ; e chiunque, imprenditore o dipendente veda messa in forse la sua attività e la sua fonte di sostentamento, vive certamente ore poco felici. A tutte queste persone, che poi spesso sono parenti, genitori e in qualche caso figli, siamo vicini ed esprimiamo la nostra assoluta solidarietà. Sotto questo punto di vista, i lavoratori della scuola sono senza dubbio più fortunati di altri; bisogna comunque non dimenticare che la scuola non si ferma mai e tutto il personale (dirigenti, docenti, amministrativi etc) continua a lavorare in molti casi ancora più di prima. Questo a scanso di equivoci e di battute facili e scontate (e cretine).

Tutto ciò premesso, non possiamo comunque non avvertire la totale interruzione della didattica in presenza nelle scuole superiori, con l’abolizione, nei giorni scorsi, di quel misero  25% di didattica in presenza superstite, come una totale ed assoluta assurdità e ingiustizia. Non pretendiamo certo di parlare per tutti i docenti e per tutti gli studenti, anche se molti, moltissimi condividono questa posizione; e comunque parliamo solo a nome e per conto della nostra testata e redazione (anche questo a scanso di equivoci etc)

Per questo abbiamo deciso di scrivere un articolo congiunto, direttore e capo- redattore, proprio per sottolineare questo accordo e piena sintonia di intenti.  E non possiamo non rimarcare con grande, grandissima amarezza il fatto che in tanti altri paesi europei come la Francia e la Germania, dove pure si è giunti a situazioni di totale isolamento, si sia chiuso praticamente tutto tranne i servizi essenziali: e tra i servizi considerati tali c’è anche la scuola. Dobbiamo dunque pensare che per i nostri politici non sia tale? Eppure quante ne abbiamo sentite di promesse e di roboanti dichiarazioni a tal proposito! E se il problema sono in realtà soprattutto i trasporti, perché non ci si è pensato prima?

Avevamo intravisto la luce alla fine del tunnel, un piccolo barlume di speranza con la riapertura delle scuole a settembre, ovviamente con tutte le dovute precauzioni, non potevamo riabbracciarci è vero, ma almeno potevamo vederci, eravamo in un aula tutti insieme, potevamo parlare, scherzare e divertirci come ai vecchi tempi; adesso nulla di tutto ciò è possibile, anzi siamo rinchiusi dietro ad un maledettissimo schermo a sentire una voce quasi metallica per ore ed ore e a vedere dei pallini con le iniziali dei nomi; se questa a voi sembra scuola…. Per non parlare poi di quando le modernissime, efficienti e fantascientifiche piattaforme si inceppano, fanno cadere la connessione, impediscono la condivisione di materiali ….e così l’ora di lezione, che già per ovvi motivi è ridotta a 40 minuti effettivi, diventa se va bene di un quarto d’ora, con il docente che fatica a trattenere un colorito rosario di imprecazioni e i”discenti” che in una situazione del genere cosa volete che imparino? Non possono neppure guardarsi negli occhi e farci una bella risata sopra!

Chi crede fortemente che la DAD possa sostituire al 100% la didattica in presenza vuol dire che non ha passato neppure un giorno su un banco di scuola o forse non ha capito qual è la vera essenza dell’insegnamento e soprattutto quali sono i valori umani, civili e sociali che essa ci trasmette. L’istruzione non è solo ascoltare un professore che parla, ma è condivisione, passione, partecipazione e complicità, che, purtroppo, dietro ad uno schermo si perdono. Oltre a tutti questi aspetti importanti, viene a mancare uno degli aspetti fondamentali della scuola: lo stare insieme e il concetto di appartenenza ad un gruppo, come ad esempio le litigate con i compagni di classe e con i professori, gli scherzi, le battute, rubare l’astuccio al compagno di banco, consolarlo per un brutto voto o gioire insieme a lui per un’agognata sufficienza, i primi amori nati nei corridoi grazie ad un semplice sguardo oppure la corsa al suono della prima campanella perché sei in ritardo, la volata per assicurarti il primo posto al bar e le partite di calcio infinite, che puntualmente si concludevano con una rissa, durante le ore di motoria; ecco ci avete privato di tutto ciò! Certo, a qualcosa si doveva comunque rinunciare, soprattutto ai …contatti troppo ravvicinati; ma proprio a TUTTO?

Oltre a questo aspetto sociale ed umano, i maggiori danni provocati dalla dad sono all’istruzione, in quanto non è assolutamente come essere in presenza, anzi il contrario; noi studenti non ce la facciamo a stare concentrati per 5 ore di fila davanti ad uno schermo e questo poi lo studio ne risente, oltre al fatto che tra connessioni che vanno e vengono, microfoni da rottamare, la comprensione delle lezioni diventa un’agonia ed una noia mortale. Le difficoltà di apprendimento sono veramente tante, ad esempio chi in classe è abituato ad ascoltare la lezione e basta che rilegga una volta gli appunti e poi l’argomento lo sa, adesso deve studiarselo e rileggerselo almeno cinque volte.

La speranza che si possa tornare al più presto in presenza rimane, anche se purtroppo le possibilità che accada sono sempre più residue. Noi del Leomagazine ,oltre a far uscire quest’articolo, abbiamo deciso di fare un video che uscirà tra pochi giorni, dove denunceremo questo torto che ci è stato fatto e sentiremo il parere di chi la scuola la vive tutti i giorni su questo vuoto che la chiusura delle scuole ci lascia.

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