Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America nel 2020 si sono tenute il 3 novembre scorso e sono risultate le più partecipate della storia statunitense. Al termine delle primarie, era stato proclamato Joe Biden come candidato ufficiale democratico alla Casa Bianca
E dopo le elezioni di novembre, Il Presidente uscente Donald Trump, da subito, non ha voluto riconoscere l’esito delle votazioni e la vittoria dello sfidante, sospettando imbrogli e annunciando ricorsi legali.

Il 6 gennaio 2021 si doveva tenere la seduta del Congresso a Washington in cui i parlamentari avrebbero dovuto vagliare i voti dei 50 Stati per certificare la vittoria di Biden, ma, alle 13.30 dello stesso giorno, scatta l’ora più buia della storia recente degli Stati Uniti: migliaia di supporter trumpiani travolgono le barriere di protezione del Congresso e oltrepassano il fragile cordone di polizia. I manifestanti, confluiti in massa davanti al Capitol Hill, entrano a centinaia nelle aule del Parlamento con le
bandiere spiegate gridando slogan a favore di Trump. Il vicepresidente Mike Pence riesce a lasciare l’edificio, mentre senatori e deputati si barricano negli uffici, dopo aver ricevuto maschere antigas dalle guardie di sicurezza. Alcuni fotogrammi rimarranno nella memoria storica: tre agenti federali in borghese con le pistole puntate a protezione dell’House of Representatives.

Se non fossimo a Washington, nel cuore pulsante della Democrazia americana, potremmo parlare di Golpe o tentativo di Colpo di Stato degno di campi di battaglia ben più lontani e polverosi della ricca e nobile America. A nulla è servito il tardivo e poco convincente discorso di Trump che, ad attacco concluso, invitava i suoi sostenitori a desistere dall’assalto. Mai si erano visti poliziotti con armi in pugno all’interno dell’emiciclo del Congresso, trasformato in un campo di battaglia.
Immagini che hanno fatto il giro del mondo e che rimarranno scolpite tra i ricordi tristi americani al pari della caduta delle Torri Gemelle.
La protesta ha determinato, probabilmente, per Trump, un effetto boomerang decisivo. Nella Casa Bianca infatti si prende in seria considerazione il 25esimo emendamento della Costituzione USA che consente di sollevare Trump dalla carica di Presidente; le prossime ore potrebbero essere decisive per il suo destino, facendogli concludere nel
modo più inglorioso il suo percorso da Presidente degli Stati Uniti.
In un primo tempo la polizia ha cercato di contenere l’assalto, lanciando granate stordenti e gas lacrimogeni; poi gli stessi agenti hanno dovuto cedere il passo per evitare di sparare in maniera indiscriminata.  I rinforzi sono arrivati con grande ritardo. La sindaca Bowser aveva ottenuto dal Pentagono lo schieramento di 110 unità della Guardia Nazionale e solo nel pomeriggio il Segretario alla difesa ha inviato altri 1.100 militari, più altri 600 in arrivo dalla Virginia. Nella notte sono state trovate e disinnescate dall’Fbi due bombe artigianali vicino ai quartieri generali del partito democratico nel centro della capitale USA. La sindaca di Washington ha poi
esteso l’emergenza pubblica e il coprifuoco fino al 21 gennaio, mentre il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, invierà 1.000 membri della Guardia Nazionale per garantire una risoluzione pacifica della questione. Tutti gli occhi sono ora puntati su Trump, sempre più isolato dopo che anche tutti i suoi “account social” sono stati bloccati a causa delle sue minacce e accuse sul voto. In serata, finalmente, i soldati dell’esercito ed i poliziotti hanno ripreso il pieno controllo di Capitol Hill.

Il bilancio di questa triste giornata di scontri, in cui il presidente uscente, con un video postato su Twitter, provava ulteriormente a sollevare dubbi sulla regolarità delle elezioni, è di quattro morti e 52 arresti. Al termine del giorno più buio della democrazia americana, Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti, ha finalmente proclamato formalmente la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris. I gravi fatti del 6 gennaio 2021 ci lasciano due chiavi di lettura: da una parte Trump che chiede ai dimostranti di desistere dalla protesta ma che, di fatto, incita i suoi ad invadere il Campidoglio; dall’altra la polizia, accusata di essere un po’ troppo tollerante e che asseconda, di fatto, l’amministrazione del Senato a maggioranza repubblicana. Quel che è certo è che questo episodio resterà per sempre scolpito nella Storia, non solo americana: la democrazia, quando attaccata, vince sempre. Così è successo nella Polonia di Solidarnosc e nella Romania di Ceausescu quando ci si è opposti ai regimi totalitari; e in Italia al tempo delle Brigate Rosse.

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