Nel corso degli ultimi giorni varie forza armate, provenienti in maggior parte dalla Cina, dalle Filippine e dagli Stati Uniti sono affluite nel Mar Cinese Meridionale.

Esso è un’importantissima via commerciale che nel 2016 ha contribuito a generare un patrimonio della somma di 3370 miliardi di dollari (quasi il 25% dell’intera economia marittima mondiale).

Per le nazioni che lo circondano il Mar Cinese Meridionale constituisce una grossa fetta dei loro esporti annuali; per questo sono molte le nazioni che vogliono garantire che la Cina non finisca per sopraffare i paesi limitrofi per affermarsi come unica potenza del continente Asiatico.

La Cina ha infatti cominciato nel corso del mese di Marzo a fare esercitazioni militari ad ampio raggio in acque internazionali usate come rotte commerciali, avvisando le altre navi militari di allontanarsi dall’area per la durata del mese.

Questa azione insieme alla instaurazione di basi militari in varie isole del Mar Cinese Meridionale hanno portato gli USA ad effettuare delle spedizioni militari dette FONOs (Freedom Of Navigation Operations) volte a mandare un messaggio alla Cina.

Anche la Germania ha annunciato che , per la prima volta in 19 anni, una sua nave passerà per il Mar Cinese Meridionale per simboleggiare il suo appoggio agli USA.

La diatriba fra gli States e la Cina sulla libera navigazione del mare non è una novità, infatti durante la presidenza di Barack Obama il pentagono ha mandato ben sei FONOs per un simile motivo.

Fin dal 1947 la Cina ha rivendicato il suo controllo sulla cosiddetta “Linea dei 9 trattini” una zona del Mar Cinese Meridionale delimitata sulla mappa, appunto, da 9 trattini.

Filippine, Vietnam, Malesia, Brunei e Indonesia sono i paesi che non ricoscono il controllo cinese su quest’area e che si oppongono alla presenza di forze militari su queste acque.

Nel corso degli anni non sono state rare le dispute sul possedimento di questi territori quindi non è difficile capire perché le Filippine siano tanto diffidenti della Cina.

Questa è stata, quindi, la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, infatti in seguito all’inizio delle esercitazioni militari Cinesi le Filippine si sono opposte all’operazione mandando un velivolo militare a sorvolare la flotta di navi armate Cinesi richiedendo che vengano fatte allontanare dalle acque internazionali.

Di particolare importanza è la rivalità sul controllo dell’isola Spratly fra Cina e Vietnam. Recentemente entrambi i paesi hanno fortificato notevolemente i loro stanziamenti su queste isole e, grazie ad alcune foto satellitari, è stato possibile scoprire cambiamenti drastici di tali strutture.

Hanoi, la capitale del Vietnam, negli ultimi giorni ha affermato il suo supporto mandando una nave da guerra in un’esercitazione militare nelle acque contese.

La Cina a sua volta ha aggiunto dei catamarani alla flotta, uno dei quali ha costretto una barca che trasportava inviati di testate giornalistiche Filippine lontano dalle acque.
Collin Koh, analista della sicurezza marittima dell’università Nanyang di Singapore, afferma che data la situazione in cui si trova ora la Cina è probabile che questo non sarà un caso isolato.

Gli ultimi aggiornamenti vedono gli stati uniti e le Filippine partecipare ad un’esercitazione militare congiunta che durerà due settimane terminando la domenica del 25 per portare alla consapevolezza del pericolo che l’attuale situazione porta.

Considerando come precedenti situazioni come questa sono state risolte speriamo in una soluzione pacifica e rapida prima che le circostanze escano di mano.

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