Quasi tutti i fiorentini sono abituati ad incrociare un cartello modificato da un adesivo che ne altera in parte il significato o, più precisamente, che sovrappone a quello originario un’immagine ironica o provocatoria. Sono talmente abituati che quasi non ci fanno più caso e lo considerano come parte dell’arredo urbano, anche se non pochi sono stati i guai giudiziari che l’artista Abraham Clet ha dovuto affrontare nel corso della sua vita artistica. Il suo laboratorio – negozio “diladdarno” o oltrarno che dir si
voglia, è meta di turisti che desiderano portarsi a casa una cartolina o un adesivo, (i pezzi da collezione richiedono un impegno economico più ingente), i locali invece, preferiscono godersi dal vivo le sue creazioni. Tornando a Clet e descrivendo in breve il suo percorso artistico, le sue performance rientrano in quella che viene definita Street Art (arte di strada), ovvero una forma di espressione creativa che avviene principalmente in luoghi pubblici, dove la presenza di pubblico è vasta e i vincoli espositivi praticamente assenti. Nello specifico, si avvale della tecnica dello Sticker Art, con cui il messaggio viene veicolato tramite adesivi.

Francese di nascita ma ormai da parecchi anni fiorentino d’adozione, ha cercato di andare oltre alle modifiche della segnaletica stradale e si è esibito in un paio di provocazioni che, a suo dire, erano intenzionati a chiedere alle istituzioni che si occupano di arte nella città di Firenze maggiore attenzione verso l’arte contemporanea. Nel 2010, a Palazzo
Vecchio
espone di sua iniziativa, nello spazio lasciato vuoto da un quadro del Bronzino, un autoritratto che viene rimosso ventiquattro ore dopo. Nel 2014 fa la sua apparizione L’uomo Comune, una scultura che tra denunce e rimozioni è possibile vedere ancora oggi sul Ponte alle Grazie. In un’intervista di qualche anno fa, Clet da un significato ben preciso all’opera, poiché rappresenta l’uomo nel suo quotidiano, in mezzo a statue di condottieri e personaggi famosi, con tutti i suoi problemi, ma allo
stesso tempo è un invito ad abbandonare i sentieri precostituiti ed a lasciarsi andare, ad essere ottimisti Non contento delle strade fiorentine, l’artista ha deciso di fare incursioni anche sulla segnaletica di altre città italiane ed europee, fino ad arrivare a New York.

Alcuni avranno colto il fatto che molti dei cartelli “manomessi” riguardano il senso vietato o l’obbligo di svolta, forse ad indicare che, contrariamente al loro significato, l’arte deve essere libera da vincoli. Clet stesso non nega che l’intenzione è proprio quella di dare al senso di autorità che esprime un semplice cartello stradale una connotazione più dialogante ed interattiva. Ma appunto per questo, le interpretazioni sono soggettive e come in tutte le forme d’arte, soggette ai gusti personali.

A sottolineare il fatto che i cartelli di Clet non sono più visti come un deturpamento, è interessante dare un’occhiata ad una iniziativa del Corpo della Polizia Locale di Modena, che nel 2020 ha indetto nelle scuole medie e primarie un concorso che potesse ovviare alle mancate ore di educazione stradale causa Coronavirus. Ebbene, hanno chiesto ad alunni ed alunne di reinterpretare i cartelli stradali, modificandoli e sottolineando i comportamenti da tenere in tempo di pandemia.

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