Esattamente 27 anni fa, il 27 aprile del 1994, ci sono le prime elezioni democratiche in Sudafrica e per la prima volta nella storia possono essere eletti anche cittadini di colore. Tra i candidati vi è un personaggio che è riuscito a occupare un ruolo estremamente importante nella storia e racchiudere la sua vita in una pagina di giornale è veramente complicato. 

Nelson Rolihlahla Mandela, politico e attivista sudafricano, nato il 18 luglio del 1981 in un villaggio di Mvezo, in Sudafrica, fu presidente del Sudafrica ricoprendo tale carica dal 1994 al 1999. Figlio di un re da parte di una moglie del clan Ixhiba ma essendo stato un matrimonio morganatico (matrimonio tra persone di diverso rango sociale) non gli era riconosciuto il diritto di ereditare il trono.

 All’età di 22 anni gli venne imposto di sposare una donna contro la sua volontà, per questo motivo decise di scappare a Johannesburg

Alla University College of Fort Hare comincia a studiare diritto ma viene espulso poco dopo a causa del colore della sua pelle negandogli i diritti politici, sociali e civili. Riuscì, poi, a proseguire gli studi laureandosi in giurisprudenza nelle scuole sudafricane per studenti di colore. 

Nel 1942 si unisce all’African National Congress (ANC) di cui divenne presidente nel 1944, guidando una serie di rivolte contro l’apartheid. L’apartheid è una politica estremistica di discriminazione razziale perseguita dalle minoranze bianche nella Repubblica Sudafricana e attuata con ogni mezzo, anche violento, ai danni della libertà e dei diritti civili degli indigeni neri e l’obiettivo di Mandela era quello di liberare le persone costrette a stare alle regole di tale violenza (la parola “apartheid” significa proprio “separazione” e sta a indicare la divisione tra gli uomini bianchi e gli uomini di colore).

 A partire dal 1952 abbiamo una serie accuse contro Mandela tra cui alto tradimento, sabotaggio e altri crimini fino a che il 12 giugno del 1964 venne condannato all’ergastolo. Da questo momento il nostro eroe vede ben 26 anni di carcere ingiustamente. Mentre era in carcere, Mandela, spedì un manifesto che incoraggiava l’ANC alla lotta contro l’apartheid scrivendo testuali parole: «Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!» Le campagne pro-apartheid, in seguito a tale fatto, si ritrovarono contro le campagne anti-apartheid di tutto il mondo. Durante gli anni di carcere, inoltre, Mandela arricchì la propria sapienza con libri e poesie dedicandosi alle lingue e studiandole sempre di più. 

All’età di 71 anni, l’11 Febbraio del 1990, Nelson Mandela venne rilasciato a nome del presidente de Klerk a seguito di svariate proteste da parte dell’ANC. Nel 1993 entrambi ottennero il premio Nobel per la pace. Dopo essere stato liberato il 27 Aprile del 1994 vinse le prime elezioni democratiche e Mandela viene eletto presidente della repubblica del suo paese e capo del governo. Primo presidente nero della storia della politica Sudafricana e Klerk divenne suo vicepresidente. Il suo primo obiettivo era quello di concedere pari diritti a tutti i cittadini senza differenziazione di colore o razze.  Così il Sudafrica passò da una politica ingiusta e piena di ferite a una politica volta alla pace e il primo passo era quello di eliminare le leggi dell’Apartheid cercando di rimediare alle ferite causate da esso.

Nel 1999 terminò la sua carica da presidente ma non la sua passione per la politica e la giustizia, si occupò, infatti, di sostenere le organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani, onorato dalla maggioranza e guadagnandosi il rispetto di tutti. Tuttavia non smise di lottare un solo giorno per ottenere obiettivi più alti. Nel 2004 dichiarò di volersi distaccare dalla vita politica per dedicarsi alla famiglia che si era creato nel corso della sua vita. Una vita eroica e piena di sacrifici che rimarrà scritta nella storia e nei ricordi delle persone. 
Il 5 dicembre del 2013, all’età di 95 anni, morì nella sua casa a Johannesburg circondato dall’orgoglio della sua famiglia e della popolazione mondiale che lo ricorderà come colui che ha rivoluzionato non solo la politica ma anche il modo di pensare di ogni singolo individuo. 

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