Il nostro nuovo omaggio alla città di Firenze, a quel vulnus non ancora sanato che probabilmente non guarirà mai del tutto. Ventotto anni or sono, quel boato tremendo che scosse la città scuote ancora la nostra coscienza e il nostro essere fiorentini; per questo abbiamo voluto riproporlo all’inizio di questo nostro video, che vuole essere un viaggio nella memoria attraverso chi quei fatti li ha vissuti in prima persona: un investigatore, un amministratore dell’epoca, due testimoni e infine l’avvocato Danilo Ammannato, legale dell’Associazione Vittime Strage di Via dei Georgofili , che è stato davvero il nostro Virgilio nella selva oscura delle vicende e della documentazione legale. Le prime scene sono proposte dall’occhio, sorpreso e sgomento, di un “osservatore” che si trovi improvvisamente coinvolto.

Al video sarà affiancato, presumibilmente da settembre, un libro che spiegherà più in dettaglio quanto accaduto: Georgofili, dalla strage alla verità processuale, questo il filo conduttore sia del video che delvolume; anche se “tutta la verità” ancora non è stata detta e come ribadito al recente convegno in Santa Apollonia, non ancora tutto è chiaro su alcune “complicità”, soprattutto a livello politico, oggi perlomeno sappiamo da chi e perché fu collocata quella maledetta vettura carica di esplosivo.

E questo ci porta a una considerazione da cui non ci possiamo esimere: il nostro video esce proprio insieme alla notizia del ritorno in libertà di Giovanni Brusca: un personaggio che ha sulla coscienza (dato ma non concesso che simili personaggi ne abbiano una) numerosissimi omicidi, pesantemente implicato nella morte del giudice Giovanni Falcone e nell’atroce delitto del piccolo Giuseppe di Matteo: uno tra i più crudeli boss Killer della mafia che lascia il carcere dopo 25 anni di reclusione al 41 bis  grazie alla sua attività di collaboratore di giustizia e che, come riporta Repubblica, avrebbe detto di sé iniziando a collaborare: “”Sono un animale, ho lavorato per tutta la vita per Cosa nostra, ho ucciso più di 150 persone, non ricordo neanche il nome di tutti”.[1]

Fa un effetto davvero poco gradevole pensare che potremmo incontrare questo signore al bar e ignorando chi sia stringere quella stessa mano che forse ha collaborato a strangolare un bambino e scioglierlo nell’acido (o in ogni caso, lorda di sangue). Ma come ricorda giustamente l’avvocato Ammannato, il giusto sdegno sul piano etico non deve farci dimenticare che la legge sui collaboratori di giustizia, grazie alla quale questo signore è libero, è stata voluta dallo stesso Falcone e senza di essa noi oggi brancoleremmo ancora nel buio per quanto riguarda le stragi. Sulla stessa linea l’associazione delle Vittime dei Georgofili,  che attraverso il suo presidente Luigi Dainelli così commenta: “ L’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili del 27 maggio 1993 a Firenze appresa oggi la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca per fine pena dopo 26 anni di carcere, esprime, a livello umano, sorpresa e disappunto ma allo stesso tempo, a livello razionale, l’Associazione è altresì consapevole che ciò è frutto di una legge dello Stato voluta da Falcone per la lotta alla mafia, norma opportuna ed efficace che ha incentivato e favorito le collaborazioni giudiziarie, permettendo così ai collaboratori di giustizia di fornire un contributo essenziale all’accertamento della verità sulle stragi del 1992-1993. “Moralmente, da vittime, sapere della scarcerazione di un brutale assassino mafioso ci indigna ma sappiamo bene anche che senza collaboratori non avremmo avuto a Firenze tre sentenze di condanna in tre processi per i vari organizzatori ed esecutori delle stragi 1993 tra cui la nostra di Via dei Georgofili a Firenze”.

Comprendiamo e concordiamo, anche se con infinita amarezza. Ma ribadiamo anche con forza che quella dei pentiti può essere una sgradevolissima necessità, ma non  “la soluzione”.  Questa deve venire da noi stessi, dalla nostra coscienza dei cittadini, soprattutto dai giovani: con il rigetto, totale e assoluto, di qualsiasi forma di mentalità “mafiosa”, di complicità, di omertà. Anche per questo abbiamo fatto con entusiasmo questo lavoro, ringraziando con entusiasmo l’Associazione delle Vittime dei Georgofili, l’avvocato Ammannato, tutti coloro che ci hanno dato una mano.

È un video fatto da giovani e anche se il livello è discreto ci sono ancora ingenuità e cose da migliorare, di cui ci scusiamo. Ma vogliamo anche ringraziare tutta quella parte di redazione del LM che ha partecipato alla sua realizzazione: Tommaso Bertellini, che ha dato un contributo fondamentale all’impianto del video; Alice Bertini, Edoardo di Rocco, Filippo Sanzò, Giulio Nastri. Oltre ai due bravissimi “ex” che ancora sono con noi e che hanno realizzato soprattutto la parte tecnica, Valentino Masetti e Claudio Piazzai.

E ora: LA PAROLA AL VIDEO!


[1] Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2021/06/01/news/quando_u_verru_disse_di_se_sono_un_animale_ho_ucciso_150_persone_non_so_i_nomi_di_tutti_-303731967/

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