Il tennista serbo ha perso l’unico match che non doveva sbagliare mancando così all’appuntamento con la storia. Completare il Grande Slam avrebbe significato entrare nell’Olimpo e invece chi ha deciso di cambiare il destino (era strafavorito) è stato il russo Daniil Medvedev che lo ha spazzato via in tre set. Nole è probabilmente il più grande di sempre, ma resterà un mortale. E questa cosa non la digerirà neanche in sette vite.
SINTESI DEL TORNEO
Nella parte alta del tabellone, al primo turno troviamo re Nole, il tedesco Zverev, il canadese Shapovalov e tra i più accreditati anche i due italiani di spicco: Berrettini e Sinner, pronti a fare il colpaccio Slam. Per quanto riguarda la parte bassa invece tra i possibili vincitori troviamo ovviamente il russo Medvedev, il numero tre al mondo Tsitsipas, il diamante grezzo di Rublev e l’argentino Schwartzman che su questa superficie sta dimostrando di avere la stoffa del campione. Tutti e 9 questi tennisti passano il turno senza particolari problemi, anzi solo due di loro perdono per la strada un set.
Al secondo turno si ripete la stessa dinamica, tutti i favoriti vincono facilmente i loro match. Da segnalare su tutti la nascita di una stella e la riconferma di un piccolo campione che ormai è diventato grande (tecnicamente). Il canadese Aliassime e lo spagnolo Alcaraz stupiscono il pubblico americano con colpi incredibili e una costanza da veterani.
Al terzo turno iniziano le sorprese: Shapovalov e Tsitsipas vengono eliminati. Il canadese non è nuovo a questi colpi di scena, sicuramente si tratta di un ragazzo con della stoffa ma che pecca sia per continuità che per mentalità. Mentalità che ha invece il greco Tsitsipas che però nonostante la sua bravura e nonostante la sua testa oramai da vincente, deve arrendersi all’uragano Alcaraz. Il 18 enne spagnolo è una vera e propria furia, attacca colpo su colpo e mette alle corde l’avversario che si deve rifugiare nel servizio, unica arma a suo favore in questo match. Lo spagnolo assomiglia molto sia a Nadal che al serbo Djokovic, basti pensare a come prepara ed esegue il dritto lungolinea e incrociato “alla Nadal” e come controlli alla meglio il suo rovescio proprio come fa solitamente Djokovic. L’unica pecca riguarda il servizio ancora non molto efficacie. Allo US Open una cosa è certa, è nata una stella, Carlos Alcaraz.
Arrivati agli ottavi iniziano a scontrarsi alcuni dei più accreditati, anche se questo quarto turno finisce senza particolari sorprese. Zverev incontra Sinner, il giovane italiano delude le aspettative e viene spazzato via in tre set dal fenomeno tedesco. Gli altri top rimasti in tabellone continuano il loro cammino indisturbati, lasciando però qualche set per la strada.
Ai quarti il gioco si fa duro e i big rimangono in pochi, Djokovic incontra Berrettini, si ripete lo storico match della finale di Wimbledon, il risultato è pressocché lo stesso, il primo set lo porta a casa l’italiano di forza, arrendendosi poi al numero uno al mondo che dimostra sempre di più di essere pronto per il Grande Slam. Zverev vince tre set a zero molto facilmente mentre Aliassime e Alcaraz si sfidano. La sfida non rispecchia affatto le aspettative, dopo un bel primo set, a metà del secondo Alcaraz si ritira per infortunio. Rimane quindi l’attesa per uno scontro completo e totale tra questi due “campioncini”. Medvedev vince e convince cedendo per la prima volta un set all’avversario.
In semifinale l’asticella si alza e il campione serbo inizia a tremare. Djokovic si trova di fronte Zverev, il giovane tedesco dopo l’oro olimpico non ha intenzione di arrendersi facilmente al numero uno al mondo. Il match è più combattuto di quanto ci si potesse aspettare, per tutta la partita i due si strappano i servizio a vicenda, ma alla lunga è il serbo ad avere la meglio. Dall’altra parte Medvedev non fatica più di tanto con Aliassime che non dimostra tutta la stoffa per cui ormai è conosciuto anche se ancora molto giovane.
LA MIGLIOR FINALE CHE CI SI POTESSE ASPETTARE: I DUE FAVORITI A CONFRONTO
Una batosta secca e dura è arrivata in tre set dal russo Daniil Medvedev, che ha vinto il primo trofeo importante della sua carriera. Ma ancor più impressionante è stato il fatto che il giovane venticinquenne ha impedito al serbo di entrare nella storia del tennis e completare così il Grande Slam. Così vicino, quanto lontano. Un secondo stai per raggiungere la gloria eterna, quello dopo sei tornato tra gli umani. Nessuno era pronto per questo finale, tutti volevano assistere e far parte di un qualcosa di unico. Ma chi li ha traditi è stato proprio il protagonista. Solitamente Nole è chirurgico, un robot, non prova emozioni. Questa volta è stato diverso. Non era lui. La pressione si è fatta sentire a tal punto da spaccare una racchetta per un errore dopo il primo set. Un gesto che ha spiazzato i 20mila dell’Arthur Ashe. All’US Open tutti erano pronti a esultare con lui, un’atmosfera inconsueta visto che i match di Novak Djokovic sono praticamente sempre caratterizzati da bordate di fischi. E invece no. Il pubblico che tanto lo criticava questa volta spingeva ogni suo smash, accompagnava ogni risposta, esultava con lui per ogni punto guadagnato. Ma non è bastato. Anzi, forse ha fatto peggio. In campo è scesa però un’altra persona. Difficilmente potrà ripetere questa meravigliosa stagione e a giudicare dalle sue lacrime, forse, ne è consapevole pure lui. Un sorriso a mezza bocca per Medvedev che quasi si scusa per aver chiuso al tennista serbo le porte dell’Olimpo: “Per me sei il migliore di sempre” gli ha detto… con la coppa in mano. Novak Djokovic ha perso, probabilmente, l’unico torneo che doveva vincere davvero. Resterà il più grande di tutti, un fenomeno sovrumano ma non sarà immortale. E questa sconfitta, forse, la digerirà tra sette vite.
“Adesso che ho vinto uno Slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente”. Con queste parole tratte dalla sua biografia “Open” Andre Agassi ha riassunto perfettamente quale sia lo stato d’animo di Novak Djokovic dopo la sconfitta all’US Open. Si può vincere qualsiasi cosa, esultare venti volte tra Wimbledon, Roland Garros, Us Open e Australian Open, ma basta una partita per restare delusi per tutta la vita. Questo è successo a Nole. La storia è stata scritta sì, ma al contrario.
Una piccola curiosità: avete visto l’esultanza di Daniil Medvedev? In molti hanno cercato di spiegarla senza particolare successo, ci ha pensato lo stesso campione russo a spiegare al meglio la sua “particolare” esultanza. “Solo in pochi capiranno, quello che ho fatto è stato L2 + sinistra“. Il russo fa riferimento a una combinazione di tasti del joypad del celebre videogioco calcistico FIFA per produrre proprio quel particolare tipo di esultanza dopo un gol, la caduta a corpo morto. Se per essere dei campioni serve originalità, al russo di certo non manca.