È trascorso già un anno da quel fatidico 2 novembre, giorno in cui ci ha lasciati uno dei più grandi ed istrionici protagonisti del teatro e non solo, Gigi Proietti. Stroncato da un attacco cardiaco che non ha lasciato scampo al mattatore romano, Proietti è morto dopo qualche giorno in una clinica di Roma.

Era nato casualmente nello stesso giorno in cui è morto, il 2 novembre del 1940 a Roma da una famiglia modesta, il padre impiegato e la madre casalinga. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, iniziò l’università frequentando giurisprudenza e durante questo periodo si manteneva agli studi suonando la chitarra nei locali notturni della capitale; solo dopo sei esami capì che probabilmente quella via intrapresa non era adatta a lui e lasciò che la sua vera vocazione iniziasse ad esprimersi molto presto. Cominciò con la musica studiando pianoforte, contrabbasso e fisarmonica per poi intraprendere la strada della recitazione, talvolta anche in anguste cantine della capitale.

All’inizio della carriera, Proietti svolse anche l’attività di doppiatore, prestando la sua voce a Gatto Silvestro, in compagnia di Loretta Goggi (Tweety), e a mostri sacri del cinema come Richard Burton, Marlon Brando, Robert De Niro e Dustin Hoffman. Sua è la voce del famoso grido “Adriana!”, del primo “Rocky”.

Frequentò un corso di mimica diretto da Giancarlo Cobelli, al Centro Universitario Teatrale e fu proprio quest’ultimo ad intuire le potenzialità enormi di questo allievo e lo scritturò per uno spettacolo di avanguardia “Il Can Can degli italiani”: era il 1963. Proietti iniziò a frequentare l’ambiente di artisti che all’epoca contribuivano con la loro comicità e brillantezza a rendere la città più allegra e spensierata: ci furono delle apparizioni teatrali con il Gruppo Teatrale 101, ma sempre con ruoli marginali; vestito da upupa, portò in scena “Gli uccelli” di Aristofane e quattro anni dopo una faticosa gavetta, divenne protagonista de “Il Dio Kurt” e “Operetta”, al teatro Stabile de l’Aquila. Fu proprio in questo periodo che conobbe quella che sarebbe stata la sua compagna di vita, Sagitta Alter, una hostess svedese che all’epoca svolgeva l’attività di guida turistica e si occupava di accompagnare i turisti stranieri per le bellezze di Roma.

Riservatissimo quando si parlava della sua vita privata, ebbe due figlie, Susanna e Carlotta, anch’esse oggi inserite nel mondo dello spettacolo ma a differenza del padre, più riservate e timide, hanno preferito il dietro le quinte al palcoscenico.

Proietti debuttò sul grande schermo grazie ad Alessandro Basetti, il quale lo diresse ne “La ragazza del bersagliere” (1967) con Leopoldo Trieste, Renato Salvatori, Franca Valeri e Rossano Brazzi. Entrato nel circuito di Cinecittà, lavorò in alcune pellicole di Pasquale Festa Campanile, ma anche ne “L’urlo“(1968) e “Dropout” di Tinto Brass. Cominciò a farsi conoscere anche all’estero: infatti, Sidney Lumet lo dirigerà ne “La virtù sdraiata” (1969) con Omar Sharif e Ainouk Aimée. E dopo “Una ragazza piuttosto complicata” (1969) di Damiano Damiani, nel 1968 ci fu la svolta per Proietti, quando per un caso fortuito fu chiamato da Garinei e Giovannini per mettere in scena uno spettacolo musicale con Renato Rascel e Mariangela Melato. Lo spettacolo si chiamava “Alleluia Brava Gente” e il caso volle che il ruolo di Proietti fosse stato rifiutato da Domenico Modugno (che per un diverbio con Renato Rascel preferì rinunciare).

Nei primi anni 70, Proietti si cimentò anche in spettacoli radiofonici, il più famoso “Gran Varietà”, proponendo sketch esilaranti con i suoi personaggi più divertenti accompagnato sempre dalla sua inseparabile chitarra. Più tardi nel 1976 portò in scena al Teatro Tenda di Roma uno dei suoi più memorabili spettacoli teatrali “A me gli occhi please” che riscosse un successo così travolgente che fu riproposto nel ’93, ’96 e 2000.

Nel 1978, grazie al suo grande successo, Gigi Proietti divenne anche direttore artistico del Teatro Brancaccio di Roma, creando il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche e formando giovani allievi che poi avrebbero avuto notevoli successi nel campo dello spettacolo come Enrico Brignano, Giorgio Tirabassi, Gabriele Cirilli e Flavio Insinna. Oltre ad un indiscusso successo in campo teatrale, Proietti girò una gran quantità di pellicole, a cominciare dalla fine degli anni ‘60, diretto anche da registi del calibro di Monicelli, Pupi Avati, Steno e Vanzina. Proietti si consacra protagonista della commedia all’italiana, interpretando ruoli divertenti e scanzonati come nella pellicola del ’76 “Febbre da Cavallo” e “Febbre da Cavallo 2 – la Mandrakata” del 2002, in cui interpreta il ruolo di Mandrake, un irriverente indossatore appassionato di ippica e scommesse.

Famose inoltre sono le sue innumerevoli interpretazioni televisive, delle quali ricordando le più recenti, prima su tutte la serie televisiva “Il Maresciallo Rocca” in cui l’attore interpreta il ruolo di Giovanni Rocca, maresciallo dell’arma dei Carabinieri. Il successo sarà così enorme che avrà ben cinque sequel realizzati fra il 1998 e il 2008. Le sue ultime interpretazioni al cinema sono il personaggio di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone (dicembre 2019), e Babbo Natale nel film “Io sono Babbo Natale” (2020); quest’ultimo film, interpretato da protagonista insieme a Marco Giallini, è una commedia diretta da Edoardo Falcone e uscirà nelle sale il prossimo 4 Novembre.

Un artista a 360 gradi, uno dei più geniali maestri del teatro e non solo, innamoratissimo della propria città e del proprio lavoro.

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