È passato più di un anno dall’inizio della pandemia da COVID-19 nel mondo: era il 31 dicembre 2019 quando le principali agenzie del mondo pubblicavano lanci di sospetta polmonite virale nella Cina centrale. I mesi successivi sono stati caratterizzati da milioni di morti, ospedali sovraffollati, lockdown in varie parti del mondo ed in varie forme e da un netto cambio nelle nostre abitudini. Ristoranti, bar e negozi aprono e chiudono a seconda dell’andamento della curva epidemica, gli spostamenti sono consentiti e poi vietati, le scuole alternano sessioni di formazione a distanza con giornate in presenza.

Lo sviluppo di farmaci contro il Covid si è sempre più evoluto, fino ad oggi, attraverso l’introduzione di nuove alternative terapeutiche e diagnostiche: tamponi molecolari di ultima generazione, vaccini, anticorpi monoclonali fino ad arrivare all’ultima recente scoperta “la pillola Anti-Covid”, sviluppata e prodotta dall’Azienda americana Pfizer

La casa farmaceutica statunitenseha presentato la sua nuova pillola antivirale sperimentale Paxlovid che, secondo il colosso produttivo Usa, riduce dell’89% il rischio di contrarre il Covid in forma grave e le possibilità di ricovero o di morte tra gli adulti. Paxlovid, spiegano gli esperti, è una terapia antivirale somministrata per via orale in modo che possa essere prescritta al primo sintomo di infezione o in caso di esposizione nota all’agente patogeno. 

Pfizer ha inoltre precisato che il trattamento del farmaco deve essere somministrato in combinazione con Ritovanir, un antivirale già usato per il trattamento dell’HIV. Il “mix terapeutico” – tre pillole in totale – deve essere somministrato due volte al giorno entro e non oltre i primi tre giorni dal contagio. Al momento, infatti, il farmaco ha un’efficacia dimostrata solo nei pazienti che abbiano accertato la positività e assunto la terapia nelle 72 ore successive alla comparsa dei primi sintomi.

Lo studio clinico di Pfizer sulla nuova molecola, che ha coinvolto 1219 pazienti,ha esaminato i ricoveri ed i decessi tra le persone con diagnosi di Covid da lieve a moderata con almeno un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie gravi, come obesità o età avanzata e ha rilevato che solo lo 0,8% di coloro che hanno ricevuto il farmaco entro tre giorni dalla comparsa dei primi sintomi è stato ricoverato in ospedale e nessuno è morto entro 28 giorni dopo il trattamento, mentre dieci pazienti, nel gruppo di controllo associato al placebo, sono morti a seguito di complicazioni. 

Un risultato che supera di misura l’efficacia della pillola prodotta da Merck-MSD, già disponibile nel Regno Unito.

Le pillole Pfizer e Merck sono entrambe orientate verso i pazienti considerati ad alto rischio, come quelli di età superiore ai 60 anni o con condizioni come l’obesità che li rendono più suscettibili alle gravi conseguenze del Covid.

La pillola di Pfizer potrebbe essere disponibile già nei prossimi mesi ma i tempi e le modalità di accesso al mercato saranno definiti solo dopo l’approvazione della statunitense Food and Drugs Administration. Stando a quanto riferisce il New York Times, il governo degli Stati Uniti si sarebbe accordato con la Casa farmaceutica per la fornitura di 1,7 milioni di dosi con un’opzione extra di 3,3 milioni. In Italia si sa ancora poco circa eventuali accordi con le Case farmaceutiche per l’acquisto delle pillole anti Covid.

Pfizer, in un comunicato, auspica un accesso equo al proprio farmaco se e quando verrà approvato dagli enti regolatori: come già dichiarato da Merck, anche per Pfizer l’intenzione sarebbe quella di commercializzare la pillola anti-Covid ad un prezzo inferiore per i Paesi meno sviluppati rispetto a quelli a reddito medio-alto.

Gli scienziati scrivono che i rischi e le incertezze legati alla sperimentazione clinica ancora non conclusa potrebbero alterare le evidenze scientifiche sulla nuova pillola anti-Covid, come il profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità osservato fino ad oggi, ma, per adesso, i dati preliminari sono molto incoraggianti. Tutto ciò dà vita ad una nuova possibile svolta nel trattamento contro il Covid, avendo la nuova pillola mostrato anche una potente attività in vitro contro le nuove varianti di Sars-CoV-2, così come contro altri coronavirus ormai noti. Se concluderà con successo i test clinici, spiega Pfizer, il farmaco potrebbe essere prescritto in modo ampio anche come trattamento domiciliare per aiutare a ridurre l’evoluzione di gravità della malattia, i ricoveri ed i decessi, ma anche per ridurre la probabilità di infezione dopo l’esposizione.

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