Alors on danse: E allora balliamo”, come recita il tormentone che ormai quasi 12 anni fa ha saputo conquistare tutto il mondo. E finalmente, dopo un periodo di attività silenziosa che durava ormai da ben cinque anni, Paul Van Haver (al secolo Stromae) è ritornato sul panorama musicale internazionale con il suo ultimo singolo, Santé, accompagnato come da prassi da un video musicale, diretto da Jaroslav Moravec.

Sonorità moderne e liriche cariche di significato: la formula che ha concesso a Stromae di raggiungere un livello di notorietà internazionale si è rivelata ancora una volta vincente (e convincente). Santé è un inno a “coloro che non hanno”, i cosiddetti have-nots: non parliamo, tuttavia, di senzatetto, ma di quella classe sociale composta da, citando il testo (tradotto), “i vincitori dei peggiori orari lavorativi”, “i neogenitori cullati nel sonno dai pianti”, “gli insonni di professione”, “coloro che soffrono per amore” e così via. Una danza coinvolgente, universale, che incanala il potere catartico della musica che consente di superare anche le situazioni ed i momenti più complicati.

Non è certo la prima volta che Stromae si fa cantore delle problematiche che caratterizzano la società contemporanea. Durante la sua carriera, Van Haver ha saputo deliziare l’industria musicale con prodotti di oggettiva qualità e profondità, sempre approcciandosi alla professione del cantautore con un entusiasmo unico nel suo genere; se si visita il canale YouTube (accessibile a questo link) dell’artista, infatti, si può prendere visione delle leçon, dei brevi e simpatici video nei quali Stromae racconta il processo creativo dietro alle sue tracce.

La curiosità sorge spontanea: cos’è che ha tenuto il talentuosissimo artista belga (ma di origine ruandese) lontano dai palchi per così tanto tempo? Le motivazioni del lungo hiatus, come si dice in gergo, sono molteplici; prima fra tutte è certamente una complicazione avvenuta in seguito all’assunzione di un farmaco anti-malarico, il Lariam (Meflochina). Sarebbe stato proprio questo medicinale, assunto in vista delle tappe africane del suo tour mondiale, a causare in Van Haver una serie di effetti collaterali come insonnia, allucinazioni, confusione, e persino attacchi di ansia. In un’intervista al quotidiano belga Le Soir l’artista ha dichiarato che durante questo periodo di convalescenza avrebbe considerato il suicidio, ma fortunatamente, grazie all’aiuto della moglie e del fratello, è riuscito a riprendersi.

Dopo il grande evento traumatico affrontato, Stromae aveva inizialmente deciso di abbandonare il cantautorato, per dedicarsi ad altri propositi. Su tutti, è impossibile non menzionare Mosaert, un progetto eclettico che vede confluire una notevole varietà di influenze artistiche, dalla musica alla graphic art, passando per fotografia, videomaking, ed infine la moda. Ed è proprio quest’ultima il “cavallo di battaglia” di Mosaert: dal 2014, anno di fondazione dell’azienda, vengono rilasciate delle Capsule, collezioni ispirate liberamente dall’operato artistico di Van Haver ed ideate dalla moglie, Coralie Barbier. Per quanto riguarda le esperienze musicali, nonostante per un lungo periodo Stromae non si sia dedicato al cantautorato (eccetto per alcune collaborazioni con il rapper francese Orlesan ed il noto gruppo musicale britannico Coldplay), ha lavorato intensamente come ghost writer (ossia uno “scrittore fantasma”, che produce liriche per altri artisti) e come produttore. Adesso, però, sembra pronto a riprendersi le luci della ribalta, grazie anche all’annuncio di un nuovo tour europeo, che lo vedrà popolare i palchi, fra le tante date, di Lione, Lisbona, Liegi, Parigi e persino Milano, in occasione del Milano Summer Festival.

Il logo di Mosaert, marchio fondato da Van Haver.

Ci auguriamo, quindi, che Stromae continui a stupirci con le sue sonorità uniche e che riesca a riprendersi il suo meritato posto nell’olimpo della musica moderna.

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