Negli ultimi anni stiamo assistendo a un cambiamento profondo della nostra società, sempre più guidato dall’evoluzione tecnologica e da una nuova distribuzione del potere. I nuovi scenari sollevano interrogativi fondamentali non solo sul nostro presente, ma soprattutto sul futuro delle democrazie, delle libertà individuali e delle relazioni sociali.

Uno degli aspetti più discussi riguarda l’influenza crescente di gruppi ristretti di individui o grandi aziende che, grazie al controllo delle tecnologie digitali, riescono a esercitare un potere significativo sull’opinione pubblica e sulle scelte collettive. La politica, un tempo intesa come l’arte di mediare tra le esigenze della società, rischia di essere sempre più subordinata alle logiche economiche e finanziarie di poche persone, capaci di orientare le decisioni politiche in funzione dei propri interessi.

Questo fenomeno si accompagna a un’evoluzione senza precedenti nelle strategie della comunicazione: il controllo dell’opinione pubblica avviene oggi attraverso l’uso massiccio di algoritmi e piattaforme digitali, che selezionano e filtrano le informazioni a cui siamo esposti.

Le piattaforme come Facebook, X, Instagram e TikTok permettono ai candidati di raggiungere direttamente milioni di elettori senza l’intermediazione della stampa tradizionale. Attraverso post, video e dirette, i politici possono comunicare in modo immediato e coinvolgente, costruendo una relazione più diretta con il pubblico. Tuttavia, la convinzione di poter avere in tal modo una visione più consapevole e autonoma della realtà potrebbe essere compromessa dal fatto che i contenuti delle piattaforme vengono indirizzati in modo mirato da algoritmi appositamente studiati, finendo così per modellare il pensiero collettivo.

Ancora più a monte vi sono i rischi di ingerenze esterne nei processi elettorali, in grado di influire pesantemente sui risultati. Potenze straniere, attraverso l’investimento di ingenti capitali, possono condizionare il dibattito pubblico e manipolare il consenso popolare grazie alla sponsorizzazione di influencer seguiti da milioni di persone e la diffusione di notizie false o manipolate. Le cosiddette “fake news” possono ingannare l’opinione pubblica, distorcendo il dibattito politico e creando confusione tra gli elettori. Esempi emblematici si sono verificati durante la Brexit: bot e account falsi hanno contribuito a diffondere informazioni fuorvianti, ma anche recentemente vi sono state molte polemiche sulle elezioni in Romania.

Nonostante gli sforzi di alcune piattaforme per arginare il fenomeno, la disinformazione continua a rappresentare una sfida significativa. Questa capacità di orientare l’opinione pubblica su larga scala grazie a un uso spregiudicato dei social rischia di minare alle fondamenta il principio democratico della libera scelta e della trasparenza nelle competizioni elettorali.

Parallelamente, l’avanzamento dell’intelligenza artificiale apre nuove prospettive, offrendo strumenti innovativi che potrebbero migliorare molti aspetti della società, dalla sanità all’educazione, dall’industria alla sicurezza. Tuttavia, l’assenza di una regolamentazione chiara solleva preoccupazioni riguardo al rischio che questi strumenti diventino appannaggio esclusivo di una ristretta élite in grado di determinarne l’uso e la diffusione. Se non adeguatamente gestito, il progresso tecnologico potrebbe ulteriormente accentuare le disuguaglianze, concentrando il potere nelle mani di pochi e riducendo ulteriormente gli spazi di libertà individuale.

Da sottolineare ancora come in passato esistesse una distinzione più netta tra politica ed economia: il ruolo del politico era, almeno teoricamente, quello di tutelare l’interesse collettivo, anche opponendosi a poteri economici troppo invasivi. Sebbene questa separazione non fosse sempre perfetta, essa garantiva un certo equilibrio. Oggi, invece, assistiamo a una progressiva fusione tra potere politico e finanziario, con i soggetti più ricchi del pianeta che non solo influenzano, ma addirittura determinano direttamente le scelte politiche. Grazie al controllo dei mezzi di comunicazione, in particolare dei social media, possono poi plasmare l’opinione pubblica, facendo passare le proprie decisioni come inevitabili e vantaggiose per tutti, quando in realtà potrebbero rispondere principalmente a interessi privati.

Di fronte a questi scenari, diventa fondamentale interrogarsi su come preservare i valori democratici e garantire che le innovazioni tecnologiche e le nuove dinamiche politiche non compromettano la libertà di scelta e l’equità sociale. Il futuro della nostra società, e il nostro stesso futuro, dipenderanno in gran parte dalla nostra capacità di trovare un equilibrio tra l’incessante progresso tecnologico e l’irrinunciabile tutela dei diritti fondamentali. Solo così potremo garantire che il potere non diventi un privilegio, ma uno strumento al servizio del bene comune.

Foto di Pexels da Pixabay free download (si ringrazia)

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