Si continua a operare in mare aperto attorno al relitto della Euroferry Olympia per cercare superstiti, per scongiurare il rischio di inquinamento e per spegnere gli ultimi focolai sul traghetto andato a fuoco venerdì notte tra la Grecia e l’Italia, poche miglia a nord dell’isola di Corfù. Domenica mattina è arrivata la notizia del salvataggio di uno dei  passeggeri dispersi: i soccorritori lo hanno individuato vivo a poppa e sono riusciti a farlo scendere dalle scalette della nave. “Per fortuna sono vivo”, sono state le prime parole dette dall’uomo bielorusso ventunenne ai soccorritori. Sarebbe in buona salute ed è stato portato in ospedale per controlli. I media greci riferiscono che ha anche spiegato di aver sentito altre voci sul traghetto. Nel pomeriggio, invece, è arrivata la notizia del ritrovamento di una salma carbonizzata. L’uomo, sempre secondo quanto appreso, è stato ritrovato morto nel ponte garage, l’area dove probabilmente è divampato l’incendio (tutto ancora da verificare).
La guardia costiera greca ha espresso un cauto ottimismo sull’ipotesi di poter salvare gli altri 10 camionisti dispersi: mancano all’appello due cittadini greci, sette bulgari e uno turco.
La stiva della nave, però, è ancora incandescente, le temperature hanno raggiunto i 600 gradi, il che, oltre a complicare le operazioni di spegnimento, alimenta l’angoscia. Non si può escludere che qualcuno sia intrappolato all’interno, ma è ancora impossibile fare ingresso nelle stive per le verifiche, gli accertamenti tecnici e la conta dei danni.

Un autotrasportatore italiano, Vittorio Padrevino, ha raccontato ai giornalisti che non credeva di farcela: “Ho mandato un sms di addio a mia moglie. Ero convintissimo che la morte ci avesse preso tutti. Ci hanno chiamato, ci hanno diviso in due gruppi e poi c’è stato l’abbandono nave. Ho pensato di morire, la morte l’abbiamo vista”. “L’organizzazione è stata stupenda, sono stati bravissimi, ragazzi giovani molto in gamba”, ha aggiunto, “non vedo l’ora di tornare a casa. Noi italiani ci siamo ritrovati e dati forza”.

Domenica mattina è arrivata a Brindisi la nave  Florencia della compagnia Grimaldi con 48 sopravvissuti all’incendio dell’Euroferry, tra cui una ventina di italiani. La nave ha attraccato al molo di Costa Morena dove ad accogliere i superstiti c’era anche il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi.

L’insperato salvataggio del camionista bielorusso è avvenuto mentre la nave veniva rimorchiata verso il porto di Kassiopi (Nord di Corfù)
Grande cautela è stata usata per il rimorchio del traghetto dato che nei serbatoi della Olympia risultano esserci almeno 800 metri cubi di carburante e a bordo ci sarebbero 23 tonnellate di merci pericolose.

Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha tenuto però a rassicurare: “Sono in contatto con il capo del RAM” (il Reparto ambientale marino della Guardia Costiera) e “al momento lo scafo non dà evidenza di fratture che possano far pensare a uno sversamento”, ha detto a Radio 24. “La priorità va data alla ricerca dei dispersi. L’incendio sta per essere domato, quindi prima arriva in rada la nave, prima si mette tutto in sicurezza“, ha aggiunto.

L’allarme sul rischio di inquinamento è arrivato sabato dalla guardia costiera italiana che, sorvolando la zona del naufragio con un velivolo Atr, ha notato uno sversamento in mare. Il Ministero della Transizione ecologica ha messo quindi a disposizione della autorità greche un mezzo della Società del servizio nazionale antinquinamento, lo ‘Ievoli white’, che si trova attualmente a Bari e che è pronto ad essere impiegato qualora se ne dovesse ravvisare la necessità. Nell’area dell’incidente è già arrivata la nave Diciotti della Guardia Costiera, dotata di dispositivi anti inquinamento, che ha a bordo un team di esperti composto da un tecnico dell’Ispra e due ufficiali del reparto ambientale marino.

Di Massimo, un italiano che abita sull’isola greca di Othoni – non distante dal luogo del naufragio – che centinaia di volte ha viaggiato a bordo del traghetto Euroferry Olimpia, ha raccontato al Giornale radio Rai: “Tutte le volte c’era un popolo nei garage della nave che rimaneva a dormire nelle auto, in questi anni ho visto stranieri – credo fossero bulgari o rumeni – che accendevano i fuochi giù nei garage, facevano feste con l’autoradio dei furgoni, si ubriacavano“. Non ero, per fortuna, a bordo quando c’è stato l’incendio del 18 febbraio: “Ma non mi sono meravigliato – commenta amaramente – ovviamente non so quali siano state le cause di questo incendio, ma posso dire che ho passato tantissime notti chiuso in macchina nei garage di questa nave, proprio perché è fatiscente e piena di gente che bivacca”.

Le indagini sulle cause ed eventuali responsabilità del rogo sono partite il giorno successivo al disastro . L’ipotesi, appunto, è che le fiamme siano partite dalla stiva, nel garage 3, forse da un mezzo parcheggiato.  Se ne occupa la magistratura ellenica che ipotizza al momento i reati di naufragio e attentato alla sicurezza dei trasporti e che ha delegato accertamenti all’Autorità portuale centrale a cui ha chiesto di individuare l’innesco delle fiamme, non appena sarà possibile. Saranno ascoltati i sopravvissuti e i testimoni, alcuni pescatori che si trovavano nelle vicinanze e che potrebbero aver visto qualcosa di rilevante.

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