Il 3 marzo l’ONU celebra il World Wildlife Day, la giornata mondiale della fauna selvatica che quest’anno ha come focus “Foreste e mezzi di sussistenza: sostegno delle persone e del pianeta”.

E’ stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2013. La data coincide con l’adozione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie in via d’estinzione appartenenti alla fauna e alla flora selvatica, siglata a Washington il 3 marzo 1973. Gli obiettivi dichiarati sono: dare visibilità ai reati contro fauna e flora (per esempio il bracconaggio e il commercio illegale di animali e piante) e aumentare il numero di azioni per debellarli, oltre ad aumentare la consapevolezza delle persone della moltitudine di benefici che la conservazione della natura offre alla nostra specie. Questa ricorrenza ci invita a riflettere sulla fragilità della natura selvatica, su tutte quelle specie, animali e vegetali, che troppo spesso si ritrovano minacciate dalla mano dell’uomo. Come affermato dalla scelta del “focus” di quest’anno, in particolare, dovremmo soffermarci sull’importanza del ruolo centrale delle foreste, delle specie forestali e dei servizi ecosistemici nel sostenere i mezzi di sussistenza di centinaia di milioni di persone a livello globale, e in particolare delle comunità indigene e locali con legami storici con le aree forestali e limitrofe. Questo si allinea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite 1, 12, 13 e 15, e i loro impegni ad ampio raggio per alleviare la povertà, assicurare l’uso sostenibile delle risorse e conservare la terra vitale. Tra i 200 e i 350 milioni di persone vivono all’interno o nelle vicinanze di aree forestali in tutto il mondo, facendo affidamento sui vari servizi ecosistemici forniti dalle foreste e dalle specie forestali per il loro sostentamento e per coprire i loro bisogni più fondamentali, tra cui cibo, riparo, energia e medicine. Le foreste, le specie forestali e i mezzi di sussistenza che dipendono da esse si trovano attualmente al crocevia delle molteplici crisi planetarie che stiamo affrontando, dal cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità e agli impatti sanitari, sociali ed economici della pandemia COVID-19.

“Man mano che la nostra popolazione e le nostre esigenze continuano a crescere, continuiamo a sfruttare le risorse naturali – comprese le piante e gli animali selvatici e i loro habitat – in modo insostenibile”, ha dichiarato Guterres (politico e diplomatico portoghese, alto ufficiale delle Nazioni Unite, organismo del quale è segretario generale dal 2017) . “Sfruttando eccessivamente la fauna selvatica, gli habitat e gli ecosistemi, l’umanità sta mettendo in pericolo sia se stessa che la sopravvivenza di innumerevoli specie di piante e animali selvatici. Oggi, quasi un quarto di tutte le specie del pianeta è in pericolo di estinzione nei prossimi decenni. In questa Giornata mondiale della fauna selvatica – aggiunge – ricordiamo a noi stessi il nostro dovere di preservare e utilizzare in modo sostenibile la vasta varietà di vita sul pianeta. Promuoviamo un rapporto più attento, premuroso e sostenibile con la natura. Un mondo fiorente di biodiversità fornisce le basi di cui abbiamo bisogno per raggiungere i nostri obiettivi di sviluppo sostenibile di un mondo di dignità e opportunità per tutte le persone su un pianeta sano”.

Il tema della biodiversità è perciò uno dei più attuali e importanti sulla scena, ma cos’è precisamente? Il termine biodiversità è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson e può essere definita come la ricchezza di vita sulla terra: i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera. Questa varietà non si riferisce solo alla forma e alla struttura degli esseri viventi, ma include anche la diversità intesa come abbondanza, distribuzione e interazione tra le diverse componenti del sistema. Infine, la biodiversità arriva a comprendere anche la diversità culturale umana. La biodiversità, quindi, esprime il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi e come questi varino da un ambiente ad un altro nel corso del tempo. Tutto ciò è indispensabile perché comporta la creazione di ecosistemi resistenti a vari tipi di minacce, come il cambiamento climatico, la distruzione degli habitat e l’inquinamento. Poiché l’esistenza degli esseri umani dipende da questi ecosistemi, è necessario tutelare la biodiversità del pianeta. Si può contribuire a proteggerla cambiando le proprie abitudini personali, facendo volontariato e sostenendo l’adozione di norme che difendono su larga scala la differenziazione biologica e la coesistenza di tutte le specie viventi.

Quello a cui stiamo arrivando è, purtroppo, uno scenario sempre più compromesso. La violenta rottura dei delicati equilibri biologici da parte dell’uomo, che, deforestando, trasformando violentemente e repentinamente l’habitat di molte creature, addentrandosi nei posti più remoti del pianeta, ha permesso la promiscuità di più specie, fattore che, secondo la scienza, è determinante nella proliferazione di nuove forme batteriche e virali. Per esempio, il tasso di deforestazione in Amazzonia è cresciuto del 30% nell’ultimo anno e tra agosto 2018 e luglio 2019, con conseguenze drammatiche sulla qualità della vita di ognuno. Negli ultimi anni abbiamo constatato alcuni importanti eventi (Accordo di Parigi sul clima; Convenzione sulla diversità biologica e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu; intesa politica per un accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur (Free Trade Agreement (FTA) nel luglio del 2019) che hanno cambiato o cambieranno sostanzialmente le prospettive e le dinamiche commerciali tra gli Stati.

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