Se per il mondo intero e per l’Italia in particolare questi ultimi anni sono stati una sfida estenuante contro il corona virus, quella di Jacobs è stata una sfida contro il tempo, anzi Marcell lo ha fermato il tempo mandandoci in estasi con le sue performance da vero extraterrestre. Marcell Jacobs negli ultimi tre anni ha cambiato la storia della velocità italiana e questi traguardi sono frutto di tanto lavoro e tante rinunce che lo portano ad essere il vero erede di sua maestà Usain Bolt.

COSA HA FATTO DI JACOBS UN CAMPIONE?

Lamont Marcell Jacobs è un velocista e lunghista italiano, nato in Texas nel Settembre del 1994. Negli ultimi due anni si è laureato campione olimpico sui 100 metri piani, campione olimpico nella 4×100 metri piani e campione del mondo sui 60 metri piani indoor. Marcell comincia la sua carriera da lunghista ottenendo anche ottimi risultati come vari campionati italiani e qualche buon risultato a livello europeo ma senza mai eccellere. Contemporaneamente al salto in lungo, Marcell si concentra sui 100 metri, la disciplina regina dell’atletica.

Marcell dimostra da subito una dote innata per la velocità ma sa di doverci lavorare per poterla esprimere al meglio. Chi non conosce questo mondo e soprattutto chi è fuori dal mondo dello sport in generale è convinto che tutti possano raggiungere gli stessi risultati con l’allenamento e la dedizione, ma purtroppo non è così. Madre natura ha donato a tutti noi un dono, la velocità di Marcell non è una cosa che si costruisce, è un dono. La parte difficile, la parte della carriera di un atleta che divide, i campioni da atleti insignificanti: l’allenamento. L’allenamento fisico e mentale a cui un atleta si deve sottoporre per diventare un campione è inimmaginabile. Chi non conosce il mondo della velocità (in atletica) può pensare che la tabella di allenamento di un corridore comprenda solo l’azione che poi l’atleta andrà a fare poi in gara…niente di più sbagliato. Ogni atleta che si predilige l’obiettivo di correre i 100 metri deve allenare quasi ogni singola parte del suo corpo, perché in quei 10 secondi scarsi necessiterà di ogni muscolo presente nel suo corpo. Finito di allenare ogni muscolo presente nel corpo umano, l’atleta allena lo stile con cui dovrà correre e tutto quello che ne consegue.

Si può cadere nell’errore di pensare che nei 100 metri dopo aver sentito lo spara l’unica cosa da fare sia correre più velocemente possibile verso il traguardo. Di base i 100 metri sono questo a livello però elementare; se parliamo di 100 metri corsi come si deve, gli accorgimenti sono tutt’altri. Per un atleta diventa importante: il tempo di reazione dopo lo sparo, come si esce dai blocchi, l’estensione delle gambe in fase di spinta, la potenza esplosiva dei primi appoggi dopo la partenza, il movimento delle braccia, il busto che deve sempre rimanere composto, l’ampiezza della falcata, le ginocchia che devono spingere verso l’alto, le spalle che devono rimanere basse per i primi 20 metri e poi alzarsi fino a a raggiungere la posizione finale circa sui 30 metri. Sembra una corsa sfrenata contro il tempo, ma dietro vi è uno studio pazzesco.

L’elemento fondamentale che ha cambiato la carriera di Marcell è la mentalità, l’utilizzo della testa prima e durante la gara. I momenti prima e durante una competizione di qualsiasi livello sono fondamentali per il risultato finale. La concentrazione che si deve avere per azzeccare la corsa perfetta e per portare a casa il risultato sperato è quella che divide i campioni dal resto degli atleti. La mentalità di Jacobs nel 2021 è cambiata e ce ne siamo accorti tutti.

LA PRIMA GRANDE BELLEZZA: L’ORO OLOMPICO NEI 100 METRI

Marcell si presenta alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 dopo aver vinto per quattro anni consecutivi il titolo nazionale sui 100 metri e dimostrando una crescita sia mentale, che atletica, ben visibile nei tempi che stava realizzando. Jacobs poco prima di partire per Tokyo, nell’ultima gara in Italia prima della partenza, batte il record italiano sui 100 metri, portandolo a 9.95s. Il risultato appare incredibile perché non ci si era mai spinti sotto la barriera dei 10 secondi, tranne una volta Filippo Tortu con 9.99s, prestazione mai ripetuta in seguito.

Le Olimpiadi di Tokyo 2021 sono le prime dopo il ritiro di Usain Bolt e tutti si aspettano di vedere chi sarà l’erede del campione giamaicano. Tutti gli occhi sono puntati sui vari americani che dopo aver lasciato il passo ai jamaicani nelle ultime stagioni, cercano di riprendere la loro leadership. Jacobs non essendo tra i favoriti rimane in disparte e la cosa non gli dispiace.

Già con la prima batteria in cui Jacobs corre egregiamente senza però strafare riesce ad abbassare il record italiano a 9.94s, tutti sono sorpresi dai risultati dell’italiano, tutti tranne Marcell, che rimane impassibile. In semifinale si ritrova con Baker e un ottimo corridore cinese che lo mettono a dura prova. Jacobs parte male ma si riprende e mostra a tutto il mondo la sua forza, la progressione. Nonostante avesse perso qualche frazione di secondo in partenza è riuscito a recuperare e ad arrivare al pari di Baker qualificandosi per la finale. Quello che sorprende ancora è come anche in questo caso abbia nuovamente frantumato il record italiano, portandolo a 9.91s. In finale ci sono tutti i favoriti e Marcell è uno di loro. La nuova mentalità di Jacobs, ottenuta in questi ultimi anni, lo porta a compiere la gara perfetta proprio in finale. Jacobs parte benissimo, non si scompone, apre la falcata, spinge passo dopo passo e vola verso il traguardo portandosi a casa l’oro olimpico. Questa corsa perfetta gli consente di abbassare di tantissimo il suo primato, portandolo a 9.81s, questa di Jacobs è la terza prestazione di tutti i tempi. Marcell all’altezza dei 70 metri ha raggiunto la massima velocità registrata in tutte le batterie di questa olimpiade: 43.3 km|h. Jacobs porta l’Italia sul tetto del mondo dei 100 metri per la prima volta nella storia.

BIS ALLE OLIMPIADI: ORO OLIMPICO NELLA 4X100 METRI

Poche settimane dopo il successo nei 100 metri, Marcell si trova a correre la staffetta e tutti gli occhi sono puntati sul nuovo re della velocità. La staffetta è forse la gara più bella della velocità, ed una delle più difficili. Più che correre bene risulta fondamentale il momento del cambio, la vittoria si gioca tutta nel passaggio del testimone da un corridore all’altro. In finale l’Italia non è a le nazionali da battere anzi è una delle outsider. I riflettori sono puntati sull’america che deve rifarsi dopo gli insuccessi sui 100 e 200 metri, sul Canada di De Grasse e sulla Gran Bretagna detentrice del titolo alle scorse Olimpiadi.

La staffetta dell’Italia è composta da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu, quattro ragazzi, quattro atleti completamente differenti. A differenza delle altre nazioni, non abbiamo campioni, non abbiamo risultati alle spalle, ma le batterie precedenti promettono bene.

Allo start, Patta parte molto bene ma il tempo di reazione non è dei migliori, prosegue con una buona progressione in curva senza perdere terreno dagli avversari. Il cambio con Marcell avviene nella prima parte della zona adibita al cambio in modo da far fare più metri possibili alla nostra stella, che riceve il testimone egregiamente dal compagno e parte. Jacobs nel lanciato è un mostro, si mangia la pista con la sua progressione titanica ed arriva alla massima velocità a dare il testimone a Desalu. Il decentista italiano predilige la curva e difatti compie una curva stratosferica senza perdere troppo terreno guadagnato da Marcell. L’Italia si presenta in prossimità dell’ultimo passaggio di testimone in seconda posizione dietro alla Gran Bretagna, ma quando parte Filippo, la musica cambia. Sin dai primi passi Tortu rimane francobollato all’inglese, poi negli ultimi 20 metri aumenta la frequenza dei passi riuscendo a imporsi per meno di un decimo di secondo. L’Italia grazie ad una staffetta strabiliante è ancora sul tetto del mondo.

IL TERZO CAPOLAVORO: CAMPIONE DEL MONDO NEI 60 METRI

Come è venuto fuori anche nelle varie gare dei 100 metri, compiute da Jacobs appare impressionante la sua forza negli ultimi 40 metri, decide quindi di concentrarsi sui primi 60 metri quelli in cui diciamo soffriva di più le non ottime partenze. Inizia quindi a gareggiare sui 60 metri, disciplina che quindi spera possa aiutarlo a migliorare anche nei 100 metri. Questo aspetto di volersi sempre migliorare fa capire come per Jacobs la vittoria di Tokyo non sia un punto di arrivo ma solo un punto di partenza.

I tempi sui 60 metri a livello nazionale sono molto buoni, Marcell vince quasi tutte le gare senza pero dover mai “tirare” fino all’ultimo centimetro. Marcell si presenta dunque da campione italiano nei 60 metri agli Europei. Marcell sa che sta volta troverà pane per i suoi denti e quindi sa di doversi impegnare molto per poter trionfare anche qui. Jacobs vince e stabilisce il nuovo record europeo con 6.47s. Tutto questo accade prima delle Olimpiadi. Solitamente i campioni dei 100 metri alle olimpiadi non vanno a fare le varie gare sui 60 metri ai mondiali e nemmeno a livello nazionale, ma la voglia di migliorarsi e di vincere del velocista italiano sono fuori dal comune. Marcell si presenta ad ogni gara e la vince sempre rimanendo su tempi discreti ma sempre più alti del 6.47 degli Europei. La stagione invernale lo prepara per i Mondiali 2022 indoor in cui però dovrà vedersela con ben altri scattisti. Jacobs in batteria e soprattutto in semifinale alza l’asticella abbassando il suo primato a 6.45s. Nelle altre semifinali si defilano i due sfidanti dello sprinter italiano: Coleman e Bracy. Jacobs sa che se vuole vincere anche questo titolo deve volare e scendere ancora sotto al suo primato, perché i due americani, fisicamente più predisposti alla breve distanza, vogliono la rivincita delle Olimpiadi. Marcell dimostra una volta per tutte che è lui il re della velocità e brucia a pista di Belgrado e con il tempo di 6.41s si laurea Campione del Mondo.

Potremmo stare ore ed ore ad analizzare la perfezione stilistica della corsa di Marcell Jacobs, potremmo stare giorni a studiare questa macchina perfetta, ma non avremo mai delle risposte razionali. Usain Bolt stesso ha ammesso “Jacobs è il mio erede” e se sua maestà, il re della velocità, si esprime così, commenti ulteriori risultano superflui. L’unica cosa da fare è ammirar il genio che si compie davanti ai nostri occhi, il misto di talento e devozione alla massima potenza che formano il fluori classe di cui bambini, adulti e anziani sono innamorati.

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