Novaya Gazeta, uno dei principali quotidiani dell’opposizione russa, diretto dal vincitore del premio Nobel per la pace 2021 Dmitrij Muratov, ha sospeso le sue pubblicazioni fino alla fine del conflitto in Ucraina, sia online che in versione cartacea. A renderlo noto è la stessa testata sul suo profilo Twitter e sul sito del quotidiano.

La decisione del giornale, stando a quanto comunica la redazione, segue l’invio di un secondo avvertimento scritto da parte dell’ente statale russo di supervisione delle telecomunicazioni, il Roskomnadzor. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Tass, questo nuovo avvertimento è stato inviato perché Novaya Gazeta non avrebbe identificato correttamente, nelle sue pubblicazioni ,un’organizzazione considerata un «agente straniero» (cioè soggetti che ricevono fondi dall’estero) dalle autorità russe. In Russia, la menzione di un’organizzazione che svolge le funzioni di «agente straniero», senza l’etichettatura prevista dalla legislazione della Federazione Russa, è una violazione di legge.

La testata aveva già deciso di interrompere la sua copertura dell’offensiva militare in corso da oltre un mese in Ucraina, dopo che a inizio mese il parlamento aveva approvato la legge che inasprisce il controllo sulla diffusione di presunte informazioni false sul conflitto.
Il direttore Muratov aveva già specificato che relativamente agli ultimi articoli sulla guerra alcune parti sarebbero state selezionate, tagliate o modificate dalle autorità russe.

Nei giorni scorsi Muratov aveva annunciato l’intenzione di mettere all’asta la medaglia del Nobel per donare il ricavato al Fondo per i profughi ucraini. L’anno scorso, dopo aver ricevuto il Nobel per la Pace, a metà con la giornalista filippina Maria Ressa, Muratov aveva devoluto totalmente il suo assegno a progetti sociali, in particolare a un ospedale di Mosca per malati terminali, alle cure per bambini con problemi alla colonna vertebrale e a cause legate all’indipendenza dei media.

Il Novaya Gazeta, che ha sede a Mosca, fu fondato nel 1993 grazie al sostegno attivo dell’ex presidente e Nobel per la pace Michail Gorbacev. Il giornale ha pubblicato negli ultimi anni inchieste importanti in particolare sui mercenari Wagner e sulla persecuzione degli omosessuali in Cecenia. Il giornale è stato regolarmente il bersaglio di intimidazioni e attacchi. Questa volta però la redazione ha deciso di fermarsi.

Sono numerosi i giornalisti di Novaya Gazeta che dal 2000 sono stati assassinati in seguito alle loro inchieste tra cui figurano Anastasia Baburova e Anna Politkovskaja, nota principalmente per i suoi reportage sulla seconda guerra cecena e per le sue aspre critiche contro i governi russi; sospetti ci sono anche sul caso della morte del giornalista Yuri Shchekochikhin.

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”:  così recita l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani.
A 60 anni dalla promulgazione di questi principi, tale diritto ancora oggi è largamente disatteso. Linfa vitale di ogni democrazia e di ogni sviluppo socio-economico durevole, l’informazione libera è la prima minaccia per i regimi antidemocratici che, sulla censura e sul controllo del consenso, fondano la propria sopravvivenza.

Ma attacchi alla libertà di stampa e di espressione avvengono in ogni continente.
Basti pensare a quanti giornalisti d’inchiesta vivono sotto scorta anche in Italia,
Le nuove guerre per il diritto all’informazione non si dipanano più solo su un fronte, che divide due campi di battaglia, ma esplodono all’interno della società civile. Vittime predestinate di queste violazioni dei diritti umani sono spesso giornalisti indipendenti, schiacciati  dalla tendenza ad una centralità dell’informazione da parte di poteri consolidati che non tollerano voci dissonanti. Minacce personali e alle famiglie, ferimenti, violenze, attentati, sequestri e omicidi, rendono sempre più pericoloso il lavoro giornalistico.

Insomma, nonostante la globalizzazione e la vitalità di alcuni settori che si avvalgono del grosso contributo delle nuove tecnologie digitali ed elettroniche, c’è ancora molta strada da fare per superare steccati e contraddizioni che ostacolano la libera espressione e circolazione dell’informazione. Circolazione dell’informazione che consente ad ognuno di noi di formulare opinioni e costruire quel pensiero critico che poi ci permette di scegliere (base di ogni libertà).

Da qui il valore della nostra esperienza alla redazione di questo nostro giornale che, attraverso una documentazione corretta e il rispetto degli avvenimenti ,ci aiuta a fare esperienza nel campo.
Anche noi come redazione di giornale dobbiamo stare a delle regole; informarci correttamente dei fatti per diffondere notizie e informazioni veritiere: un esercizio di democrazia.

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