Si è presentata l’occasione di intervistare Enrica Vignoli, Presidente dell’associazione culturale Ideerranti. Non ce la siamo lasciata scappare, e si ringrazia la Presidente per la disponibilità.

Ideerranti nasce con il nobile scopo di promuovere diffusione e discussione di idee e di cultura. Cultura spesso intesa come strumento di vanto piuttosto che formazione, di prevaricazione piuttosto che dialogo, ma non dall’associazione in questione. La parola viene dal latino e significa letteralmente “coltivazione”. Cicerone poi ne diede l’accezione di fine dell’educazione, in quanto cura dell’animo come di un campo agricolo, reso prospero dalla premura con cui è coltivato.

Passiamo ora la parola alla Presidente Vignoli.

Come nasce il suo interesse per la cultura e come l’ha portata a fondare l’associazione?

«Il mio interesse per la cultura nasce da lontano, nell’ambiente prima familiare in cui sono stata avviata alla lettura fin da piccola, poi scolastico in cui gli stimoli allo studio sono stati determinanti per la mia formazione. Un lavoro impegnativo in Banca d’Italia ha sottratto un po’ di tempo alle letture, ma l’interesse è rimasto sempre vivo, anche attraverso l’assidua frequentazione di Festival letterari, conferenze, concerti, mostre e così via … poi nella prospettiva del pensionamento si è affacciata l’idea di adoperarsi per far nascere una realtà in cui essere parte attiva nell’offerta culturale, in un momento storico e in un Paese che credo di questo abbiano molto bisogno.»

Come è nato il progetto, come si è sviluppato nel periodo di attività?

«Il progetto è nato tra il 2018 e 2019 da un gruppo di amici e colleghi. Diversi soci lavoravano in Banca d’Italia. Si è cominciato a parlarne allora, poi il Covid ha bloccato le attività che necessariamente bisogna fare in presenza. Quindi formalmente l’associazione è nata nell’aprile del 2021; allora però era ancora difficile fare attività, perciò il vero e proprio inizio è stato a settembre. Abbiamo poi cominciato una serie di incontri, sempre nel più stretto rispetto delle regole contro la diffusione del virus. Non abbiamo avuto periodi di sospensione assoluta, semmai un rallentamento nell’inverno 2021; quest’anno abbiamo potuto operare abbastanza liberamente.»

Ci sono tematiche che trattate (o che avete progetto di trattare) con maggiore attenzione? In caso quali e in che modalità sono proposte?

«Come sancito dal nostro statuto, l’apertura dell’associazione a ogni tipo di attività è fondamentale: il nostro scopo è quello di promuovere la cultura e l’arte in ogni sua forma, come strumenti di maturazione e di crescita umana e civile della società; da questa affermazione deriva che l’associazione è libera di organizzare un qualsiasi incontro o conferenza, da sola o costituendo una rete con altri enti culturali con analoghi interessi. Nei nostri incontri lasciamo sempre uno spazio per interventi del pubblico e cerchiamo di non limitarci a un’unica modalità, di essere vari nei contenuti. Tentiamo in particolare di rintracciare approfondimenti o libri di qualità per condividere una ricchezza. La varietà è del resto insita nel nostro nome: Ideerranti nasce dal fatto che i soci fondatori hanno una provenienza geografica e professionale varia. Errare è nel senso geografico di idee che si muovono attraverso lo spazio, non circoscritte a un unico ambito ma aperte a tutti gli aspetti culturali.

Riguardo a particolari temi su cui ci siamo soffermati, l’anno scorso abbiamo organizzato degli eventi suddivisi per tematiche, che però vanno intese come schemi di riferimento non vincolanti per orientare chi ci segue. Se capitassero iniziative per noi interessanti, anche se al di fuori di questi “schemi”, l’associazione le intraprenderebbe. Per esempio abbiamo fatto vari interventi sull’importanza della memoria riguardanti stragi naziste in Italia, grandi pensatori come Agnes Heller, Primo Levi e Hannah Arendt. L’importanza della memoria per la costruzione del futuro sta infatti nel conoscere la storia per interpretare meglio ciò che accade oggi.

Un altro tema per noi importante è la ricerca di bellezza nell’arte e nella musica. Siamo riusciti a allestire una mostra, organizzare un concerto con le sorelle Shirvani e eventi in cui si è parlato di arte, l’ultimo lo scorso 14 novembre con il libro Storie Meridiane. Miti, leggende e favole per raccontare l’arte della giornalista Lauretta Colonnelli con l’intervento della Presidente dell’Accademia delle arti del disegno, Cristina Acidini.

Anche il viaggio inteso come ricerca di conoscenza è per noi un argomento rilevante; per esempio abbiamo fatto un incontro sul libro Tra Cielo e terra – in viaggio con Dante Alighieri e Marco Polo di Giuseppe Mussardo e Gaspare Polizzi, che confronta due tipologie di viaggio: quello sulla terra di Marco Polo e quello spirituale di Dante. L’ultimo incontro in tema è stato a Roma con dei professori universitari che hanno trattato l’aspetto demografico, storico, sociologico delle migrazioni e i loro risvolti nell’attualità.

Riteniamo che il tema del cambiamento climatico e dell’emergenza energetica sia altrettanto fondamentale affinché i giovani, che hanno il futuro in mano, possano contribuire alla salvaguardia dell’ambiente; il 25 di novembre si terrà infatti a Firenze un incontro sul clima con otto classi da scuole diverse, iniziativa che riproporremo in seguito a Roma e in Casentino.

L’anno prossimo poi affronteremo il tema della violenza contro le donne e della parità di genere, parleremo di figure femminili che “dietro le quinte” hanno avuto ruoli rilevanti in vari ambiti.

Per esempio vorremmo fare una conferenza sulla figura di Franca Ongaro Basaglia, moglie dello psichiatra Franco Basaglia e sulla quale è uscito il libro “Contro tutti i muri. La vita e il pensiero di Franca Ongaro Basaglia” di Annacarla Valeriano. Dalle attività di Franco Basaglia è scaturita la legge 180 che ha chiuso i manicomi come spazio di isolamento del malato, favorendone l’inserimento in società. Anche la moglie ebbe un ruolo importante all’interno del manicomio e della collettività, ma poco ricordato.»

Qual è il pubblico a cui sono rivolti gli eventi che organizzate, in particolare come favorite la partecipazione dei giovani?

«Desideriamo non precludere a nessuno la possibilità di partecipare, favorendo l’uso di un linguaggio non accademico per temi che possono riguardare tutti. La volontà di coinvolgere il più possibile i giovani è un nostro fermo obiettivo, pur se far venire dei giovani a un incontro pomeridiano in biblioteca non è una cosa semplice. Può essere ancora migliorato il nostro utilizzo dei canali social. Tuttavia cerchiamo di costruire ponti con il mondo giovanile, per esempio donando ai giovani il libro che viene presentato, con rapporti con le scuole che si concretizzano attraverso la partecipazione di professori e studenti, interessati a collaborare e che vogliamo incrementare. Con alcuni ragazzi, grazie anche alla donazione del libro, si stabilisce un contatto concreto. Siamo comunque molto aperti a ricevere suggerimenti su come contattare e coinvolgere i giovani.»

Come organizzate un evento?

«Abbiamo cominciato a cercare un luogo a Firenze dove avviare l’attività. Siamo stati fortunati: abbiamo conosciuto una persona aperta che ci ha concesso l’uso di una sala, poi abbiamo cercato di contattare le biblioteche che tra l’altro mettono a disposizione propri spazi gratuitamente. Per l’uso di sale private viene chiesto un contributo spesso anche elevato che non ci possiamo permettere: siamo un’associazione che lavora sulla base delle quote dei soci e non abbiamo al momento contributi pubblici.

Dobbiamo stare molto attenti a come spendiamo soldi e se possibile preferiamo spenderli regalando dei libri ai ragazzi piuttosto che pagando una sede anche prestigiosa per un incontro. Abbiamo iniziato muovendoci a Firenze, poi a Roma, appoggiandoci a luoghi come librerie, biblioteche.

Usiamo come mezzi di diffusione di notizie il sito www.ideerranti.it, Facebook, la nostra mailing list. A Firenze è possibile fare anche porta a porta perché la città è abbastanza piccola: portiamo il nostro materiale a scuole, librerie, punti in cui pensiamo che le attività che proponiamo possano interessare.

D’altra parte Firenze dopo il Covid ha ripreso con slancio attività culturali e nello stesso giorno capita che ci siano più incontri; come è giusto che sia, ognuno sceglie a quale partecipare in base ai propri interessi. Mantenere occasioni di incontri culturali è il nostro obiettivo, e che ciò riscuota più o meno successo da una volta all’altra è comunque in secondo piano rispetto all’opportunità per tutti di usufruirne gratuitamente. »

Che ruolo hanno i soci all’interno dell’associazione e in genere hanno requisiti come età, competenze per diventarlo?

«Non abbiamo vincoli o requisiti specifici. I soci spesso si avvicinano con il passa parola: alcune persone si interessano alle attività che portiamo avanti e vogliono diventarne parte attiva. Il nostro Consiglio Direttivo vaglia la domanda ma non ci è mai capitato di dover rifiutare una richiesta di diventare soci; come abbiamo scritto chiaramente, chi si associa deve però aver letto il nostro statuto e condividere le finalità dell’associazione. Oggi contiamo 81 soci, provenienti da Mantova, Milano, Roma, Siena, Firenze, Bibbiena … non siamo pochi, avendo iniziato da 10 fondatori! Dovremmo costituire un gruppo di persone che lavora nel quotidiano alle attività dell’associazione, ma questo è più facile per chi è in pensione rispetto a chi principalmente lavora o si dedica alla famiglia. Chi ha questi ulteriori impegni è naturalmente meno coinvolto, ma comunque nelle nostre assemblee c’è sempre molto interesse e partecipazione. Siamo molto contenti di ciò anche perché permette una crescita continua e un confronto da cui nascono nuove idee: è una bella palestra!»

Abbiamo quindi ancora mezzi per avere nella cultura un’alleata del dialogo che umanizza e unisce contro le problematiche odierne; l’alternativa sarebbe una cultura come mezzo di competizione per riempirsi la bocca di parole belle, al contempo vuote, che puntano a dominare e a manipolare l’opinione. La cultura in questo senso è barriera e braccio destro dell’assoggettamento, come succede purtroppo tutt’oggi. Se bruciamo l’opportunità di una cultura condivisa per la ricerca di un benessere altrettanto condiviso, questo mondo diventerà sempre più una tenebrosa e insalubre oligarchia ai cui piedi giace una massa misera e inconsapevole.

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