Da 18app a Carta G. Si appresta a cambiare nome, e non solo, il bonus cultura da 500 euro per i diciottenni

Con l’emendamento 180.7 al Disegno di Legge di Bilancio 2023 presentato lo scorso 9 dicembre, i Deputati Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, Rossano Sasso della Lega e di Forza Italia chiedevano la cancellazione del bonus cultura, al fine di indirizzare le risorse destinate a finanziare la carta elettronica ad altre misure volte a sostenere in modi differenti il mondo dello spettacolo e della cultura. La misura, introdotta nel 2016 dal Governo Renzi, prevedeva il riconoscimento a tutti i neo diciottenni di un bonus di 500 euro da usare, previa registrazione e presentazione di una richiesta sul portale 18app, per l’acquisto di libri e consumi culturali in genere (biglietti per il teatro e per il cinema, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei e non solo).

L’emendamento dei Deputati di maggioranza ha suscitato forti polemiche tra le fila dell’opposizione ma anche tra gli esponenti del mondo del libro, riunitosi a Roma per la Fiera nazionale della piccola e media editoria “Più libri più liberi” proprio nei giorni in cui si palesava l’orientamento del Governo. Gli editori si sono dichiarati preoccupati in quanto già oggi i segnali che vengono dal mercato non sono buoni a causa della congiuntura economica: nel 2022, infatti, i libri comprati dagli italiani sono quasi 3 milioni in meno dell’anno precedente e solo a novembre le vendite hanno segnato una flessione dell’8% rispetto al 2021. Il calo delle vendite è aggravato dalla crescita del costo della carta che erode i margini di guadagno. La 18app pesava sulle vendite per quasi il 10% annuo e questo sostegno, secondo gli editori, rischia di venire meno rallentando lo stimolo alla lettura nel nostro Paese. Secondo l’Istat, infatti, nei primi tre anni dall’introduzione, il bonus ha permesso una crescita della lettura nella fascia di età 18-21 anni, passata dal 46,8% al 54%.

Nei giorni scorsi Giorgia Meloni è intervenuta nel dibattito affidandosi ad un post su Facebook per chiarire le intenzioni del Governo: “18app viene sostituita e migliorata introducendo due nuove misure, separate ma cumulabili: la Carta cultura giovani e la Carta del merito. La prima riguarda un bonus per i diciottenni le cui famiglie hanno un Isee non superiore ai 35.000 euro, e l’altra prevede un bonus di 500 euro per chi conseguirà il diploma di istruzione secondaria superiore con una votazione di 100 centesimi. Inoltre verranno rafforzati anche i meccanismi anti-truffa. Con queste misure diamo valore al merito e mettiamo in campo un sistema equo per rendere più accessibile la cultura ai giovani”.

Alle parole del premier ha fatto eco il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, affermando che: “Tutti quelli che per settimane hanno raccontato la favola della cancellazione di 18app sono stati sonoramente smentiti dai fatti. Al posto del vecchio bonus, nascono due strumenti efficienti e moderni per incentivare i giovani ai consumi culturali [..]. In questo modo si supera la logica della mancetta, per approdare a strumenti equi e basati sul merito. Verranno anche rafforzati i meccanismi anti-truffe, per dire definitivamente addio alle frodi, che la Guardia di Finanza ha quantificato in circa 17 milioni di euro. I consumi culturali, soprattutto nelle nuove generazioni, sono un fattore di crescita civile. E mettere il merito al centro è un’operazione di riformismo conservatore, un cambio di paradigma che incentiva uno sviluppo armonico della società”.

La decisione è stata comunque giudicata “scandalosa” dalle opposizioni. “La maggioranza – ha commentato l’ex Ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, di Italia viva – risparmia sottraendo risorse ai giovani. Trasforma una misura universale e di sostegno alla cultura in una che dipende dall’Isee dopo averne criticato per anni l’uso nell’ambito delle politiche familiari”.

Anche il leader di Italia viva Matteo Renzi e Dario Franceschini hanno attaccato l’esecutivo. Il senatore del PD, in particolare, ha dichiarato in un’intervista al Messaggero che “Il maxi emendamento alla manovra di bilancio assesta un duro colpo ai settori culturali, del tutto assenti nella politica economica del Governo, e compromette il bonus cultura per i diciottenni introducendo spiacevoli differenziazioni tra i ragazzi. Il Governo [..] snatura irresponsabilmente una misura che ha funzionato e che è stata riconosciuta a livello internazionale come un modello da seguire”. Per Franceschini “Il bonus cultura deve restare universale, il suo messaggio è senza limiti di censo o istruzione: con 18app lo Stato saluta l’ingresso nella maggiore età dei suoi cittadini riconoscendo un diritto alla fruizione culturale, come leva di emancipazione e di autonomia. Dunque questa misura andrebbe rafforzata, non certo utilizzata per fare cassa e finanziare interventi a pioggia”.

Ultim’ora: per il 2023 si torna al passato, 500 euro per tutti. Ne beneficeranno i nati nel 2004  

18app dovrebbe funzionare anche per il prossimo anno con le attuali regole. Sembra infatti che il nuovo modello voluto dal Governo Meloni partirà di fatto nel 2024, con un budget ridotto da 230 a 190 milioni di euro. La definitiva approvazione era attesa nella mattinata della Vigilia di Natale, dopo che il Governo ha posto la questione di fiducia alle Camere. E intanto la camera dei Deputati ha detto sì.

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