Il calcio è arrivato in Sudamerica grazie agli inglesi: marinai, emigrati e militari che hanno esportato la loro passione fondando squadre tutt’oggi esistenti. Essendo l’America del sud un continente di grande emigrazione italiana, un forte contributo allo sviluppo del gioco arrivò anche con i nostri connazionali che hanno dato origine ad importanti club come il Palmeiras in Brasile e il Boca Juniors in Argentina. Risale al 1893 la nascita della federazione calcistica argentina, l’Argentine Football Association, mentre l’Uruguay Association Football League vide i natali nel 1900. La Federazione brasiliana fu l’ultima a nascere, nel 1914.

Alcuni credono che sia stato lo scozzese Thomas Donohoe, all’inizio del 1890, a portare i primi palloni da calcio in Brasile. Altri sostengono invece che la storia del calcio brasiliano inizi nel 1898, quando, presso la scuola Mackenzie, a San Paolo, fu formata la prima vera e propria squadra di calcio. Il merito di ciò sarebbe di Charles Miller, considerato dai più come il responsabile della diffusione del calcio in Brasile. La prima partita ufficiale avvenne nel 1895, a San Paolo, appena tre anni prima della fondazione del Club de Regatas Vasco da Gama.

Fondato il 21 agosto 1898, il Club de Regatas Vasco da Gama, noto semplicemente come Vasco, è un club con sede a Rio de Janeiro. Il Vasco venne originariamente creato come club di canottaggio da un gruppo di 63 giovani immigrati portoghesi riuniti nel quartiere di Saúde. Il nome deriva dall’ammiraglio portoghese Vasco da Gama, in quell’anno si commemorava il 400° anniversario del suo viaggio in India. Il 4 giugno 1899, nella baia di Botafogo, il Vasco ottenne la sua prima vittoria nel canottaggio grazie all’imbarcazione a sei remi “Volvel”. Il calcio venne incluso nel club solo con la fusione con il Lusitania Clube, squadra formata anch’essa prevalentemente da immigrati portoghesi. Il Vasco vinse la serie B brasiliana nel 1922, salendo così nella prima divisione, la Metropolitan League of Terrestrial Sports (LMDT). Nel suo primo campionato nella massima serie, nel 1923, il Vasco si laurea campione dopo un cammino glorioso: 11 vittorie, 2 pareggi e solo 1 sconfitta. La squadra era formata da giocatori di varia estrazione: bianchi, neri e mulatti, provenienti da classi sociali diverse. Sebbene ci fossero altri club che rispecchiassero queste caratteristiche (ad esempio il Bangu), questa era la prima volta che le squadre più elitarie della città venivano battute da una squadra della periferia.

Lotta contro il razzismo

Il razzismo è una realtà innegabile nella società brasiliana, i suoi effetti sociali sono significativi: tre decenni dopo l’abolizione della schiavitù, i neri erano liberi ma senza alcuna educazione che consentisse loro di sopravvivere in una nuova realtà. La maggior parte di loro è stata così costretta a sottoporsi a mansioni poco dignitose per ottenere stipendi modesti. L’elitarismo e il razzismo erano dunque ancora diffusi nella società brasiliana, proprio come lo erano nel calcio, tuttavia, in campo, la qualità dei giocatori di colore era visibile e ha iniziato a catturare l’attenzione delle ricche squadre di Rio.

Oltre a quattro giocatori di colore, il Vasco aveva in squadra quattro semianalfabeti e, essendo un club della colonia portoghese, subiva i pregiudizi e le critiche dei rivali cittadini. Ma la squadra aveva un alleato importante: il gran numero di umili tifosi portoghesi e brasiliani che si identificavano con il club. Brasiliani neri e immigrati portoghesi trovarono nel Vasco la possibilità di distinguersi in un paese segnato dalla disuguaglianza sociale, il calcio era l’occasione di cui avevano bisogno.

Nel 1924 il Vasco da Gama subì pesanti pressioni dalla Lega Metropolitana per bandire alcuni giocatori che non erano considerati idonei a giocare in questo campionato esclusivo, in particolare si faceva riferimento al colore della pelle e all’estrazione sociale. Dopo la risposta negativa del Vasco, i club più elitari di Rio de Janeiro, come Botafogo, Flamengo e Fluminense, abbandonarono la Metropolitan League of Terrestrial Sports per fondare la Metropolitan Association of Athletic Sports (AMEA) impedendo al Vasco di partecipare a meno che non avesse accettato le condizioni razziste. Di fronte alla situazione imposta, il 7 aprile del 1924, il presidente del Vasco José Augusto Prestes, inviò una lettera all’AMEA, che divenne nota come la “risposta storica” (“resposta histórica” in portoghese), rifiutando di sottomettersi alla condizione intimata. In quel giorno, il calcio brasiliano iniziò ad appartenere al popolo. Ha iniziato a forgiare la tolleranza, un tratto fondamentale della cultura brasiliana che ha reso possibile la diversità e la ricchezza razziale e culturale che è possibile vedere oggi. Il Vasco è stato il primo club a lottare per l’inclusione di giocatori neri e poveri nel calcio brasiliano e la lettera è passata alla storia come una pietra miliare nella lotta al razzismo nel calcio.

L’anno successivo il Vasco vinse le resistenze dell’AMEA riuscendo ad integrarsi e a gareggiare nuovamente nel campionato contro le grandi squadre, i suoi giocatori furono accettati senza discriminazioni. L’unica condizione era che il Vasco giocasse le partite casalinghe sul campo dell’Andarahy, società dell’area nord di Rio. Per porre fine a quest’ultima restrizione il Vasco decise di costruire un proprio stadio, l’Estadio São Januárioe che, fino alla costruzione del Maracanã, era il più grande della città.

I colori sociali del Vasco hanno un forte significato: il nero si riferisce ai mari sconosciuti dell’Oriente esplorati da Vasco da Gama, il bianco, che si trova nelle divise con una striscia obliqua, si riferisce alla rotta scoperta dall’ammiraglio. Inoltre, questi colori sono quelli che più si adattano all’idea di una comunione di gruppi etnici. La lotta al razzismo e in favore di una società più giusta è un dovere delle associazioni sportive, soprattutto di quelle con milioni di tifosi, come le grandi società di calcio. Il Club de Regatas Vasco da Gama rappresenta un pioniere di questa lotta: non solo ha dato un grandissimo contributo alla storia del calcio mondiale, ma ha aiutato la nascita di una società brasiliana più giusta e democratica senza discriminazioni razziali o sociali.

Particolare delle divise da gioco
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