Era il 13 agosto 1863, ben 160 anni fa, quando si spense a Parigi Eugène Delacroix, principale esponente del movimento pittorico romantico francese. La sua produzione artistica si ispirava alle opere del Rinascimento veneziano e, in particolare, a Rubens, prediligendo l’utilizzo dei colori ad olio e concentrandosi sullo studio del colore e della luce, distaccandosi dal perfezionismo portato dall’arte neoclassica, che vedeva in Jean-Auguste-Dominique Ingres uno dei suoi maggiori esponenti.

Delacroix nacque il 26 aprile 1798 a Charenton-Saint-Maurice in una famiglia benestante appartenente all’alta borghesia, che gli permise di condurre studi liceali che portarono l’artista ad avere un’approfondita conoscenza della letteratura e a scoprire la sua passione per il disegno. Si sostiene che suo padre biologico fosse in realtà Charles-Maurice de Talleyrand, futuro Ministro degli Esteri francese e all’epoca caro amico della famiglia, tanto che in età adulta Delacroix gli assomiglierà “casualmente” sia esteticamente che per le sue inclinazioni personali. Durante la sua carriera, Delacriox verrà preso sotto la protezione dello stesso Talleyrand e, successivamente, da suo nipote Charles de Morny, fratellastro di Napoleone III, che all’epoca ricopriva il ruolo di presidente della camera dei deputati francese.

Fu nel 1815 che iniziò la sua formazione artistica, entrando a fare parte della bottega del neoclassicista Pierre-Narcisse Guérin; qui acquisì le basi delle tecniche pittoriche ed entrò in confidenza con un altro allievo, Théodore Géricault, con il quale nutriva reciproca stima e affetto. In contemporanea con gli studi artistici, Delacroix si appassionò alla letteratura e lesse le opere di Dante, Tasso, Goethe, Shakespeare e W. Scott. L’artista lasciò gli studi per dedicarsi alla sua passione da autodidatta e trascorse anni a studiare le opere dei grandi artisti collocate al museo del Louvre, in particolar modo i capolavori di Raffaello, Michelangelo, Tiziano, Giorgione, concentrandosi su Rubens, del quale ammirò la sfarzosità dei suoi lavori e ne studiò con particolare attenzione l’utilizzo del colore e della luce.

Tra il 1818 e il 1819 Eugène Delacroix posò per il dipinto La zattera della Medusa, realizzato dal suo amico Géricault.

La zattera della Medusa

Quest’opera segnò profondamente l’artista, tanto che dichiarò nel suo diario: «Géricault mi permise di vedere La zattera della Medusa quando ancora ci stava lavorando. Fece una tremenda impressione su di me tanto che quando uscii dal suo studio cominciai a correre come un pazzo e non mi fermai finché non raggiunsi la mia stanza.»

Nel 1822 Delacroix decise di realizzare il suo primo grande dipinto ispirato al lavoro di qualche anno prima del suo caro amico e artista Géricault, intitolandolo La barca di Dante, dove dipinge Dante accompagnato da Virgilio su una piccola imbarcazione lignea accompagnati da Flegias mentre attraversano un fiume infernale. L’opera ebbe subito un gran successo, portando l’autore alla giovane età di ventiquattro anni ad avere un suo dipinto all’interno del Salon di Parigi del 1822. L’opera accolse non solo complimenti, ma fu soggetta a numerose critiche, come la maggior parte delle opere che Delacroix realizzò nel corso della sua carriera.

La barca di Dante

Ci fu un evento che attirò l’attenzione dell’artista francese: la sconfitta delle truppe greche contro l’Impero Ottomano. Delacroix rimase inorridito e profondamente impressionato dalle atrocità umane durante quella lotta, tanto che decise di rappresentare questo caotico momento ne Il massacro di Scio, opera che venne esposta al Salon di Parigi del 1824. Fondamentale per la sua formazione artistica fu il viaggio a Londra nel 1824, dove Delacroix poté studiare le opere dei pittori londinesi, i quali avevano uno stile differente rispetto agli artisti che aveva studiato fino ad ora, infatti, in Inghilterra si concentravano sulla rappresentazione della natura, e si appassionò ai lavori di John Constable.

Nel 1830 realizzò l’opera che conquistò il titolo di “simbolo del Romanticismo”, ovvero La libertà che guida il popolo. Delacroix con quest’opera incorniciò il momento in cui tutte le classi sociali si unirono per sconfiggere l’oppressione portata dalla politica di Carlo X, guidati da Marianne (che simboleggia la Repubblica francese), personificazione della Francia e della Libertà. Il celebre dipinto si ispira al periodo in cui Carlo X affidò a Jules de Polignac un governo di tipo clerical-autoritario, ma le riforme che mise in atto portarono ad una politica fortemente autoritaria, scatenando la furia dei parigini che si ribellarono. I parigini vinsero e Carlo X dovette licenziare i ministri, annullare le ordinanze autoritarie e abdicò. Delacroix riuscì a rappresentare perfettamente questo momento, affidando il tricolore francese della libertà del popolo a Marianne, allegoricamente dipinta col seno scoperto che impugna con la mano destra il tricolore e con la mano sinistra un fucile.

La libertà che guida il popolo

Nel 1832 intraprese un viaggio verso l’Africa settentrionale, prendendo parte a una spedizione diplomatica decisa da re Luigi Filippo I. Delacroix fu rapito dalle bellezze esotiche, per le quali sviluppò una profonda passione come si può notare dalle numerose tele con oggetto il tema dell’esotico, della storia e della mitologia antica, come nell’opera Donne di Algeri nei loro appartamenti (1834).

Delacroix è ritenuto il maggiore esponente dell’arte romantica francese ed europea, non cercava la perfezione o la nitidezza nei volti dei suoi soggetti, ma si concentrava sulla natura e sul colore, sul movimento nell’opera, cercando di trasmettere all’osservatore tutta la drammaticità e le emozioni trattenute nella tela. Per raggiungere questi obiettivi le sue pennellate erano rapide, i soggetti erano dinamici ed espressivi non solo con il loro volto, ma con tutto il corpo e perfettamente collocati nel paesaggio, così da realizzare un’opera armonica, dinamica e ricca di espressività. La sua pittura fu d’ispirazione per gli artisti successivi, in particolare impressionisti e astrattisti rimasero affascinati da questo artista e portarono nei loro dipinti espressività e rapidità nell’esecuzione.

Negli ultimi anni di vita dell’artista la sua salute peggiorò e decise di trasferirsi a Parigi, dove si spense nel 1863. La produzione di Delacroix è stata vastissima, alla sua morte trovarono più di 9.000 lavori nello studio contando dipinti e disegni.

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