Si è tenuto giovedì 5 Ottobre 2023 la presentazione del libro “Essere Arcobaleno” di Andrea Claudio Galluzzo, dove l’autore racconta di alcune storie e lezioni impartitegli dal sacedote, critico cinematografico, ma sopra tutto amico e maestro di vita, don Danilo Cubattoli, famoso a Firenze con il soprannome di don Cuba. L’evento è stato reso possibile dall’associazione Don Danilo Cubattoli, che in onore del centenario dalla nascita di don Cuba, ricorso il 22 Settembre del 2022, sta tutt’ora portando avanti varie iniziative celebrative, che dureranno fino al 25 Aprile 2024, quando si concluderanno con il ricordo dei 70 anni del famoso viaggio in moto attraverso dieci stati e tre continenti, che don Cuba fece per raggiungere la vetta del Kilimangiaro e dire una messa in onore dei lavoratori di quei luoghi isolati. L’incontro era presieduto dal direttore di Toscana Oggi, Domenico Mugnaini, il cui compito era quello di presentatore e moderatore. Gli ospiti hanno avuto la possibilità di discutere riguardo al libro e presentare la loro esperienza e i momenti di vita passati con don Cuba. A riguardo sono dunque intervenuti rispettivamente in ordine cronologico: Franco Lucchesi, presidente dell’associazione don Danilo Cubattoli; Giannozzo Pucci, editore del libro “Essere Arcobaleno”; Alessia Bettini, vicesindaco del comune di Firenze; Andrea Fagioli, giornalista; Antonio Lovasco, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Firenze; Maurizio Naldini, giornalista; infine Andrea Claudio Galluzzo, autore del libro. Gli ospiti presentati da Mugnaini sono tutti uomini che hanno avuto la gioia e il piacere di conoscere intimamente don Cuba e che ancora oggi, a distanza di anni, lo vedono come un maestro e compagno di vita, dunque, prima di iniziare a parlare dell’evento in sé, è bene conoscere chi fosse don Cuba e per quale motivo tutt’oggi suscita tanta ammirazione tra i fiorentini.

Don Cuba era nato nel Chianti fiorentino, a San Donato in Poggio, in provincia di Firenze, il 24 settembre nel 1922, rimasto orfano di madre all’età di tredici anni inizia a percepire la vocazione sacerdotale e l’anno successivo, nel 1936, entra nel seminario minore di Montughi, a Firenze, dove studia fino al 1948, anno in cui fu ordinato sacerdote nel Duomo di Santa Maria del Fiore dicendo di farsi prete, come annuncerà più volte lui stesso, “per quelli che il prete non lo vogliono”. Ha trascorso tutta la propria vita dalla parte degli ultimi: per anni era stato il cappellano del carcere di Sollicciano e insieme a Ghita Vogel e a Fioretta Mazzei, alla fine degli Anni Quaranta, ha fondato l’Opera di San Procolo per i giovani pregiudicati e per quelli che provenivano da famiglie povere o disadattate. Contemporaneamente don Cuba coltivava un’altra grande passione, quella per il cinema, di cui ha cominciato ad occuparsi mentre assisteva i detenuti e, all’interno dell’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), è stato amico di Pasolini, Fellini, Zeffirelli, Bellocchio, Guerra, Olmi e Benigni, i quali lo ricordano o ne parlavano con grande e sincero affetto. Inoltre don Cubattoli era anche un grande ciclista, amico di Gino Bartali e di Fiorenzo Magni e in gioventù era stato anche pugile e meccanico e proprio la sua passione per la moto lo portò a compiere uno dei viaggi più belli della sua vita, il famoso viaggio sul Kilimangiaro.

Di tutto questo e di altri aneddoti ancora ci hanno parlato gli ospiti della presentazione del libro di Galluzzo e in particolare i tre giornalisti Andrea Fagioli, Antonio Lovasco e Maurizio Naldini, i quali avevano il compito di raccontarci dei loro rapporti con don Cuba e di portare avanti delle critiche e delle osservazioni riguardo il libro in uscita, alle quali successivamente l’autore avrebbe risposto. La critica più particolare fatta a Galluzzo è stata quella del critico televisivo di Avvenire, Andrea Fagioli, il quale, concentrandosi sulla parte del libro dedicata alla cinematografia, rileva alcune imprecisioni dell’autore nella narrazione dei fatti, forse provocato dall’emozione e/o dalla voglia di omaggiare don Cuba; in particolare fa un osservazione su una notizia che ritiene “inedita”, riguardante un pranzo a cui Andrea Claudio Galluzzo aveva partecipato insieme a don Cuba, padre Nazzareno Taddei, Pier Paolo Pasolini e sua madre, Susanna Pasolini: in quella occasione secondo l’autore si sarebbe deciso, anche grazie all’intervento di don Cuba, di affidare alla madre di Pasolini il ruolo stesso della Madonna nel film Il Vangelo secondo Matteo. Critiche simili sono state portate avanti anche dagli altri relatori, i quali forse non avevano compreso a pieno lo spirito del libro, come successivamente cercherà di precisare Galluzzo, il quale ci ha fatto capire come il suo non volesse essere una cronaca in cui si raccontano gli attimi di vita condivisi con don Cuba, ma la testimonianza dell’unicità di quest’uomo e di come sia riuscito a cambiargli la vita in meglio semplicemente con le sue parole e i suoi gesti, diventando per lui indispensabile, tanto da definirlo come un secondo padre, che, come dice lui stesso, gli ha insegnato a trovare “fratelli, sorelle, padri e madri” fuori dalla famiglia. Tutti i relatori si sono ritrovati in accordo con le testimonianze di Galluzzo, proprio perché sentono di poter far proprio ciò che vi è scritto nel libro, dato che la loro esperienza personale con il don degli umili – che però non disdegnava nessuna classe sociale, guardando esclusivamente alla persona che aveva difronte – può essere assimilabile a quella dell’autore. In conclusione molte sono state anche le testimonianze positive esposte dagli ospiti, che concordano tutti sul fatto che il libro sia molto fluido e scritto bene: in particolare Maurizio Naldini, con grande spirito di autoironia, riferendosi ad Andrea Claudio Galluzzo, dice: “ Molti dei miei colleghi mi hanno sempre detto che non so scrivere, ma che sono davvero bravo a leggere e le posso dire che lei scrive davvero bene.”

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