Le Foibe rappresentano una delle pagine più oscure e sconvolgenti della storia dell’Italia del XX secolo. Questi abissi naturali, situati principalmente nelle regioni costiere dell’Istria, della Dalmazia e del Carso, divennero tristemente noti come luoghi di massacri e sepolture di massa durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’evento è stato oggetto di controversie, revisionismi e rievocazioni emotive, ma la sua narrazione storica continua ad essere dibattuta e approfondita.

Le Foibe sono legate agli eventi che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Italia, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si trovò divisa tra le forze dell’Asse e gli Alleati.

Il periodo che circonda la tragedia delle foibe è intriso di complessità politica e sociale. All’inizio del XX secolo, l’Istria e la Dalmazia erano parte dell’Impero Austro-Ungarico. Dopo la Prima Guerra Mondiale, queste regioni passarono sotto il dominio italiano, portando a tensioni etniche e nazionalistiche tra la maggioranza slava e la minoranza italiana.

Il termine “foiba” si riferisce a depressioni carsiche presenti lungo la costa dell’Adriatico, utilizzate dagli jugoslavi per seppellire i corpi di migliaia di persone, principalmente italiani, ma anche sloveni, croati e altri. 

I massacri nelle foibe iniziarono alla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante il cosiddetto periodo del cosiddetto “terrore rosso“, quando i partigiani jugoslavi agirono in maniera brutale contro presunti collaborazionisti italiani, sostenitori del regime fascista o semplicemente italiani residenti in quelle zone.

Le vittime delle Foibe erano spesso soggette a torture atroci prima di essere uccise e gettate nelle fenditure. Molti di loro erano civili innocenti, ma anche militari italiani e persone accusate di essere “traditori” o “collaborazionisti” con le forze nemiche. Queste tragedie hanno lasciato un segno indelebile nelle comunità colpite, causando dolore e sofferenza che si sono tramandati attraverso le generazioni.

La scelta della data del 10 febbraio per commemorare le Foibe è significativa. È il giorno in cui, nel 1947, le autorità jugoslave annunciarono la scoperta delle prime fosse comuni nella regione di Trieste, suscitando orrore e indignazione in tutto il mondo. Questo evento ha portato alla luce l’orrore delle Foibe e ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’estrema brutalità delle violenze che si erano verificate.

La commemorazione delle Foibe è fondamentale per mantenere viva la memoria delle vittime e per evitare che tragedie simili possano ripetersi in futuro. La giornata del 10 febbraio è stata istituita come “Giornata del Ricordo”, è un momento per educare le generazioni presenti e future sulla fragilità della pace e sulla necessità di difendere i valori fondamentali della democrazia, della tolleranza e dei diritti umani.

Le foibe rimangono una ferita aperta nella storia dell’Italia e dell’Europa. La tragedia di quelle fosse senza fondo richiede una riflessione continua sulla natura della violenza etnica e nazionalistica, sulla politica della memoria e sulla ricerca della verità storica. Solo affrontando apertamente e onestamente il passato, si può sperare di costruire un futuro basato sulla pace, sulla giustizia e sulla riconciliazione.

Il 10 febbraio di ogni anno, l’Italia si ferma per commemorare un tragico capitolo della sua storia: le Foibe.

E come ogni anno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ammonito a guardarsi da “giustificazionismi” o revisionismi di sorta: ” Un muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità – si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica … La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato – sappiamo – intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse”, ha aggiunto il presidente. “Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista”. 1)

  1. Fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/02/10/giorno-del-ricordo-mattarella-si-formo-un-muro-di-oblio.-meloni-litalia-non_02889bc9-0996-40a5-9208-a59459ed1129.html
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