Il Museo Minerario di Abbadia San Salvatore fa parte di una realtà più complessa rispetto al Parco nazionale delle Miniere dell’Amiata che interessa tutto il Monte Amiata che in passato è stata una zona industriale di livello internazionale per la produzione di mercurio. Nell’Amiata c’è un altro Museo, quello mineralogico di Santa Fiora (Grosseto). Il Parco si trova ad Abbadia San Salvatore, un bel paese sul Monte Amiata, che purtroppo, o per fortuna, non rientra nei circuiti turistici più gettonati. L’Amiata è situato in una posizione geografica, potremmo dire, marginale anche per la rete stradale di comunicazione. L’Amiata, nei due versanti grossetano e senese è a cavallo tra due realtà turistiche importanti: la Maremma Toscana (GR) e la Val d’Orcia (SI) sito UNESCO. Il rilevo amiatino è come se chiudesse scenograficamente queste due ambite mete turistiche. Abbiamo l’onore di poter rivolgere alcune domande direttamente al direttore del Parco, Daniele Rappuoli, che si è gentilmente prestato ad una breve intervista.

Quando è nato il Parco e perché si è deciso di istituirlo?

Il Parco Nazionale Miniere dell’Amiata nasce nel 2001 con l’obiettivo di salvaguardare la memoria della pregressa attività mineraria, gli impianti e le strutture ad essa connessi, ma anche i valori sociali e culturali che questa ha portato condizionando la vita della popolazione che qui risiedeva.

Perché si chiama Parco delle Miniere? Quante miniere fanno parte dell’area?

Il distretto minerario amiatino comprende 12 comuni, tra le province di Siena e Grosseto; ci sono 14 miniere oltre ad alcune emergenze naturalistiche: riserve naturali, ambienti ipogei (grotte), faggete e castagneti unici. So che qui si estraeva cinabro, per la produzione del mercurio.

Era il solo materiale per cui le miniere erano attive?

Principalmente si estraeva il cinabro, per la produzione di mercurio. Era il terzo produttore mondiale di questo particolare metallo. Inoltre, si estraevano anche farine fossili e terre coloranti.

Perché le miniere sono state chiuse? Per quanti anni è durata l’attività estrattiva?

L’epopea del mercurio è durata poco più di 100 anni da metà del 1800 e si è conclusa intorno agli anni Settanta del 1900. Sono state chiuse per antieconomicità prima e poi per le sue problematiche ambientali. Appena le persone sentono parlare di mercurio si spaventano.

Mi può spiegare le caratteristiche di questo materiale?

Il mercurio è un metallo (unico allo stato liquido a temperatura ambiente) con molteplici utilizzi. Purtroppo, rappresenta un alto rischio ambientale legato alla sua tossicità. Il mercurio, a temperature elevate, va in atmosfera sottoforma di gas e quindi può essere respirato dall’uomo con conseguenze, se inalato in concentrazioni elevate e costantemente, sanitarie importanti. Altra problematica è quella legata alla assimilazione da parte di alcuni animali (ad esempio pesci) e quindi può entrare nella catena alimentare dell’uomo.

Un museo interattivo fa parte del Parco, come è strutturato?

Il Museo multimediale I Luoghi del Mercurio è uno degli ambienti di visita, insieme a quello documentale della Torre dell’Orologio e alla Galleria di Livello VII visitabile a bordo di un trenino, dove tramite allestimenti, appunto multimediali ci fa conoscere l’impatto dell’attività mineraria nella società locale. Molto suggestive sono le testimonianze orali dei minatori e dei loro familiari.

Sono previste visite guidate e laboratori didattici?

Il Museo di Abbadia è apprezzato proprio perché le guide sono svolte anche insieme ad alcuni ex minatori. L’offerta, inoltre, è molto ricca di laboratori didattici adatti per le scuole sia primarie che secondarie e superiori, Nel periodo primaverile è meta di molte gite scolastiche.I visitatori sono più interessati agli aspetti geologici e naturalistici o agli aspetti sociologici e storici?Tutti questi aspetti attraggono il visitatore, di ogni età.Le aree geotermiche sono parte del Parco?Sì nell’area del Parco rientra anche la zona geotermico-termale di Bagni San Filippo e, nei comuni di Piancastagnaio e Santa Fiora anche le centrali di produzione di energia elettrica dell’Enel che sfruttano l’energia geotermica.Lei è direttore del Parco da diversi anni.

Ha notato dei cambiamenti nell’interesse e nella sensibilità delle persone?

Io sono direttore del Parco Nazionale da oltre due anni e da oltre otto del Museo di Abbadia. In questo periodo ho visto un crescente interesse delle persone tant’è che abbiamo assistito ad un continuo aumento delle presenze al museo. Credo (spero!) che vi sia una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali e la ricerca di nuovi ambienti naturali incontaminati, come è l’Amiata.

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