Siamo rimasti tutti colpiti e sconvolti dalla tragedia consumatasi a soli pochi passi da noi; ci è sembrato doveroso cercare di dare un piccolo controbuto a livello informativo. Tutta la redazione del LM si stringe solidale alle famiglie delle vittime e ai lavoratori del cantiere, nella speranza che simili tragedie appartengano per sempre alla storia, ma mai più alla cronaca. DDN

L’articolo 1 della nostra costituzione recita: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Lo stesso lavoro di cui in Italia si muore, nel 2023 sono state 1041 le morti sul lavoro ed anche il 2024, purtroppo, non è iniziato nei migliori dei modi. Quel che è successo a Firenze venerdì 16 febbraio è tristemente noto a tutti: nel cantiere “Esselunga” di via Mariti, circa alle 8:50, una trave, montata da pochi giorni, è ceduta facendo crollare i solai sottostanti che a loro volta hanno travolto otto operai. Cinque di loro non ce l’hanno fatta macchiando di sangue una delle tante pagine buie della nostra storia. L’intervista che segue è il racconto di Lorenzo Ciandella, un testimone di questi attimi drammatici.

Dove si trovava al momento del crollo, cos’ha visto e/o sentito?
“Sono passato davanti al cantiere un minuto prima del crollo, ho attraversato la strada e sono salito sul ponte quando ho sentito questo boato, tremava la terra sotto i piedi. Nonostante durante i lavori nel cantiere qualche botto si sentisse (movimentazioni da cantieri “normali”), dentro di me ho detto “questa volta (la trave ndr) è caduta grossa” perché pensavo fosse venuto giù un pannello di qualcosa, qualcosa di grosso. Ho sentito delle grida, non ho pensato a una tragedia simile e così ho continuato per la strada per andare a prendere il furgone, perché c’era stato il lavaggio strade la sera precedente. Imboccando viale Guidoni, andando verso l’autostrada, ho incrociato la prima camionetta dei Vigili del Fuoco, subito dopo questa camionetta ho incrociato la gru (sempre dei Vigili del Fuoco) che venivano in direzione Ponte di Mezzo e quindi ho fatto 1+1. Ho chiamato un amico, che abita nei pressi del cantiere, e gli ho detto “affacciati perché secondo me è successo qualcosa di grosso” e mi ha mandato un video dove mi ha spiegato che era caduto un pezzo di tetto, che aveva sfondato tutti i massetti precedentemente fatti, e mi ha detto che parlando con persone lì intorno, aveva già saputo che c’erano degli operai coinvolti nella vicenda.”

Ha, quindi, subito pensato che il forte scossone provenisse dal cantiere e che non provenisse da un terremoto o una bomba?
“Il rumore era palese che fosse di un cantiere, non ho immaginato che fosse un danno di un’entità simile. Ho pensato ad un rumore da cantiere forte, che comunque sì, è caduto qualcosa di grosso perché far tremare la terra sotto i piedi vuol dire che c’è stato il suo impatto, però non ho subito pensato a questa disgrazia qui. Fossi passato un minuto dopo, sarei stato proprio lì davanti.”

Precedentemente mi ha detto che ha sentito delle urla, ma queste grida provenivano dagli operai rimasti coinvolti nella tragedia, che urlavano per il dolore, o da operai che non erano rimasti coinvolti e che chiedevano aiuto?
“Ho sentito delle urla più generiche, le ho collegate di più ad urla di un “cazziatone”, non ho sentito delle richieste di aiuto palesi o delle urla di dolore. Ho sentito le prime voci, non ho collegato e sono andato oltre. Le ho collegate dopo solo quando ho visto i Vigili del Fuoco.”

Aveva mai notato qualcosa di strano nel cantiere nei giorni precedenti alla tragedia?
“Ci passo spesso da lì perché la mattina presto vado a camminare con mia moglie. Mi sono fermato mille volte a capire come stessero procedendo i lavori, dopo cinquant’anni che c’era la caserma in disuso, rivedere una riqualificazione dell’area del genere, suscitava un po’ di curiosità. Per noi residenti, me in particolare, era un toccasana, anche perché in zona a livelli di parcheggi siamo messi male, malissimo. Io la fine dei lavori l’aspettavo a gloria. Qualcosa di strano? oggettivamente mai, si vedeva che andavano avanti i lavori, andavano spediti, perché hanno avuto anche dei periodi di sosta.”

La percezione comune è che i lavori procedessero molto velocemente, sebbene alcune agenzie riportino che questi fossero in ritardo.
“Il cantiere ha passato un periodo in cui era fermo, circa prima dell’estate dell’anno scorso per un mese e mezzo. Personalmente, ricollegavo la cosa a tempi tecnici per le gettate di cemento per le fondamenta, per queste cose qui. Andavano molto veloci, ma è una cosa che ci sta, si guardi per esempio lo “Student Hotel” in viale Belfiore. Pensavo fosse abbastanza normale che i lavori procedessero a questa velocità. Con un mio amico parlavamo del fatto che l’ultimo pezzo che avevano montato (due giorni prima) è la parte di tetto che è crollata.”

Ha per caso mai notato del nervosismo, tensione o fretta tra gli operai?
“Passeggiando la mattina presto in quella zona, ho notato che gli operai alle 6 erano già operativi, con tutta la calma e tutte le misure possibili. Non ho mai visto qualcuno discutere, ho visto operai, quelli che facevano il marciapiede in via Mariti, lavorare con calma, facendo anche un bel lavoro. Non ho mai notato, pur passando ad orari diversi e più volte al giorno, urla di nervosismo oppure discutere. Quindi, probabilmente, il clima di lavoro sembrava, per quanto lo poteva essere, sereno per quello che ho visto. Anche un mio amico non mi ha mai riportato episodi di discussione o cose simili. Anche al livello di atteggiamento, non ho mai notato nulla di strano, ho sempre visto tutti indaffarati senza mai affrettare.”

In conclusione:
“Purtroppo, prima che i giornali dessero la conferma, si sapeva che c’erano cinque persone decedute sotto le macerie fin dai primi momenti successivi al crollo. Sono inoltre passati molti camion, nei giorni successivi al crollo, colmi di cemento proveniente dal cantiere.”

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