Il museo del giocattolo e di Pinocchio nasce a Firenze nell’aprile 2022 dall’unione di 2 grandi collezioni di giochi e opere antiche. Grazie all’unione dell’associazione Pinocchio a casa sua e alla collaborazioni della fondazione Paolo Franzini Tibaldeo in via dell’oriuolo 47 è nato il primo museo che unisce Pinocchio e altri giochi di ogni genere. Essa comprende quasi 2000 giocattoli provenienti da 3 secoli differenti e più di 1000 oggi del celebre burattino. Ognuno dei pezzi di questa maxi collezione rappresenta un periodo, una tradizione, un costume di un mondo che è cambiato molto, proprio come gli intrattenimenti dei più piccoli. Facendo il giro del museo possiamo vedere il fascino di piccole (e grandi) opere d’arte artigianale che hanno plasmato generazioni. 

Anche se i bambini di oggi sono abituati a usare dispositivi elettronici, li mettono da parte durante la visita e sono affascinati dalla miriade di giochi che si trovano davanti e dalla caccia al tesoro. Essa è molto importante perché, facendola, il visitatore(grande o piccolo che sia) si diverte e si gode il viaggio attraverso le vetrine e  ha modo di osservare tutto da vicino prestando attenzione per cercare i pezzi indicati sulla cartolina che viene data dal personale.

Prima dell’ultima metà del 18° secolo i bambini non avevano giochi o non giocavano affatto, infatti era abituale che i figli aiutassero i genitori nel loro lavoro dopo scuola, se avevano la possibilità di andarci, oppure anche a tempo pieno. Però ad un certo punto si capisce l’importanza educativa del gioco, grazie al quale il bambino impara divertendosi. Da quel momento le famiglie più ricche, le uniche che se lo potevano permettere, iniziano a commissionare balocchi agli artigiani. Infatti nessun giocattolo è uguale ad un’altro e su questo fatto spingevano molto gli aristocratici, i quali volevano dei giochi unici e particolari per i propri figli, dato che una ricca collezione variegata indicava stabilità economica e importanza. Proprio perché erano usati per istruire i più piccoli i genitori li sceglievano con cura cosa dare loro. Ad esempio ai secondogeniti e i successivi figli, che non ereditavano la fortuna della famiglia, venivano dati giochi riguardanti la guerre e soldati, se il figlio era destinato alla carriera militare, oppure giochi riguardanti la chiesa, se avesse fatto la carriera ecclesiastica, e così via. Invece per le bambine c’era la casa delle bambole, che avevano diversi vestiti e allestimenti, oppure la piccola cucina con tutte le stoviglie. Questo spiega la bellezza e la cura con cui sono fatte queste piccole opere d’arte.

L’altra parte della collezione è invece composta da Pinocchi di ogni tipo, molto importanti per Firenze dato che proprio qui è stata scritta la storia ma da quel momento è stata molto cambiata e riadattata. La stessa versione uscita nel 1883, quella che conosciamo tutti, non  è quella originale. Collodi la fece finire con Pinocchio che moriva impiccato, però i fiorentini si opposero e l’editore chiedette di cambiare il finale. Carlo Lorenzini, che aveva diversi debiti, accettò in  modo da potere saldare i conti, e da quel momento abbiamo la storia a lieto fine.

Una storia così popolare venne subito sfruttata per far passare messaggi ideologici e per educare le generazioni. Ad esempio durante gli anni sono stati pubblicati libri su Pinocchio come “Pinocchio in camicia nera” oppure il ”Pinocchio comunista” e anche giochi adattati alla propaganda. Oltre a questo nella sezione dedicata a Pinocchio ci sono giornali e libri su Pinocchio scritti e tradotti in moltissime lingue, oppure piccoli oggetti come soprammobili. CI sono statuette e burattini di Pinocchio provenienti da ogni parte del mondo, ognuna con qualche caratteristica unica che rimanda al paese e alla cultura da cui proviene. Questo a confermare la potenza dei giocattoli, da molti considerati solo mero intrattenimento.

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