ERicorrono oggi trent’anni da quella domenica 1° maggio in cui morì Ayrton Senna, ad oggi considerato uno dei più grandi corridori di Formula 1 e più in generale dell’automobilismo.

Nato a San Paolo, in Brasile, il 21 marzo 1960, la sua carriera inizia nel 1984 in occasione del Gran Premio del Brasile alla guida della Toleman, e, seppur la partenza sia difficoltosa, riesce poi a riprendersi e concludere il campionato al tredicesimo posto. Durante questa stagione riceve alcune critiche, ma altri già ne riconoscono la bravura e il talento, definendolo “il nuovo Villeneuve” e “l’uomo da battere”.

L’anno successivo corre per la Lotus; la svolta in questa stagione avviene durante il Gran Premio di Monaco, quando riesce a vincere con oltre un minuto di vantaggio rispetto al corridore dietro di lui. Il GP di Monaco è stato un punto di forza nella carriera di Senna, tant’è che egli ancora oggi detiene il record per il maggior numero di vittorie in questo circuito, ben sei.

Quella fu inoltre la prima di numerose gare in cui Senna dimostrò la sua bravura tecnica in situazioni di maggiore difficoltà, come nella corsa sul bagnato. Egli inoltre si distinse per la sua velocità soprattutto nelle gare di qualifiche: ottenne infatti nel 1989 il record per il maggior numero di pole position in carriera, in totale 65, record detenuto fino al 2006, quando venne superato da Schumacher.

La carriera di Senna prosegue con un successo dietro l’altro: il corridore brasiliano riuscirà a vincere il mondiale per tre volte, la prima delle quali nel 1988 quando gareggia per la scuderia McLaren.

A caratterizzare questi anni è sicuramente l’indimenticabile sfida con l’allora compagno di squadra Alain Prost, che già era iniziata negli anni precedenti e che inizia a farsi più feroce e accesa nel 1989 quando a vincere il titolo mondiale è proprio Prost. L’anno successivo i due non saranno più compagni di squadra, ma la rivalità tra di loro non si farà meno intensa: la stagione sarà caratterizzata da diversi alti e bassi da parte di entrambi, ma alla fine sarà Senna ad aggiudicarsi il mondiale.

I due anni successivi, 1990 e 1991, vedono Senna nuovamente campione del mondo, ma dall’anno seguente la sua carriera inizia a subire un declino e le vittorie si fanno meno numerose, motivo per cui nel 1994 il pilota decide di gareggiare per la casa automobilistica Williams.

Il 1994 è anche l’anno della morte di Senna, avvenuta durante il Gran Premio di San Marino, tenutosi a Imola il primo maggio di quell’anno. L’intero Gran Premio, nonostante lo splendido inizio coronato dalla pole position dello stesso Senna, peggiora con l’avanzare dei giorni. Venerdì avviene un primo incidente, quello di Barrichello, ma è la giornata di sabato ad agitare l’anima di corridori e spettatori quando assistono all’incidente mortale di Ratzenberger; in solidarietà al corridore tedesco Senna è intenzionato a sventolare una bandiera austriaca alla fine della gara, che sarà poi rinvenuta tra le lamiere della macchina dopo la sua morte.

Fortemente scosso da quanto accaduto, Senna decide comunque di correre il giorno successivo; la Williams da lui guidata però viene modificata, e le saldature non vengono eseguite correttamente, rendendo l’auto incontrollabile. La domenica della gara dunque, mentre Senna rientra nei box, egli perde il controllo della vettura sulla curva Tamburello e va a colpire violentemente il muro a bordo pista, nonostante i tentativi del pilota di frenare. Un pezzo di una delle sospensioni rompe la visiera del casco causando al pilota lesioni che ne provocarono, anche se non nell’immediato, la morte; nonostante infatti l’incidente fosse avvenuto alle 14.17, Senna, dopo essere stato ricoverato, fu prima dichiarato in coma e poi ne fu decretata la morte celebrale, fin quando, alle 18.40, morì definitivamente. Aveva 34 anni.

La macchina di Senna dopo l’incidente
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