La stagione lirica 21/22 del Maggio Musicale Fiorentino si sta ormai avviando verso la sua conclusione, e l’ultima opera che sancirà questo percorso annuale, prima dell’avvio dell’attesissimo LXIIIIV festival, sarà l’Amico Fritz di Pietro Mascagni.

Come ogni anno il teatro ha deciso di inserire nel programma un’opera celebrativa di un autore toscano, e questa volta ha deciso di riportare in auge una delle opere meno in auge del repertorio tradizionale, forse perchè messa in ombra da un altro ben più celebre capolavoro dell’artista livornese: “Cavalleria Rusticana.”

L’amico Fritz infatti nel corso degli anni è stato sempre martellato da pareri critici poco lusinghieri ( più per il testo che per la musica, però) primo fra tutti quello del mostro sacro Giuseppe Verdi, che ha definito l’opera come “scema” per la leggerezza e l’inconsistenza del suo libretto. Ciò che la critica probabilmente non aveva capito era che la leggerezza fosse proprio lo scopo ultimo dell’opera; un’opera dove il pubblico non fosse “distratto” da un libretto impegnativo, ma cullato dalla freschezza della musica, con la mente sgombra da qualsiasi fardello letterario.

Lo spettacolo torna al Maggio dopo più di ottanta anni dalla sua ultima rappresentazione: infatti è stata diretta dallo stesso compositore Mascagni, nel lontano 1939.

La commedia sarà allestita nella nuova sala Zubin Mehta, nel periodo dal 1 al 12 marzo e precisamente: 1, 3, 9,12 ore 20, 6 marzo ore 15. A darci maggiori (ma non troppi) dettagli sul suo svolgimento, è stata la regista Rosetta Cucchi, insieme al direttore d’orchestra Riccardo Frizza, e al cast, nella consueta conferenza stampa di presentazione lo scorso 24 febbraio.

La regista ha dichiarato di aver avuto un po’ di problemi per l’allestimento dell’opera; il dubbio era infatti come rendere un’opera come questa in una sala come la sala Zubin Mehta, che è si di un acustica fantastica, ma essendo un auditorium è sprovvista di graticcia.

La soluzione adottata è abbastanza originale, e sicuramente stupirà gli spettatori, che erano convinti di aver acquistato un biglietto per il teatro e invece si ritroveranno al cinema; verrà infatti allestito un box nero da sedici noni che ritaglierà quindi il palcoscenico, dando così l’impressione di una vera e propria riproduzione cinematografica.

Le novità non finiscono di certo qui però, e forse quella più sensazionale è quella dello scenario, non più infatti l’originale Alsazia del 1800, ma la conosciuta e stereotipata New York degli anni ottanta. Attenzione però, non si deve assumere l’aggettivo stereotipata come un qualcosa di negativo, ma di assolutamente positivo e coerente con lo spirito dell’opera stessa. E’ infatti questo scenario ironico, leggero, non astruso, ad essere perfettamente allineato con la visione di Mascagni.

Una New York caratterizzata da varie comunità, come quella ebraica, di cui fa parte il rabbino David (personaggio molto importante) e gli stessi protagonisti, che fanno dello spirito di coesione, ma soprattutto dell’autoironia, il proprio marchio di fabbrica.

Il protagonista Fritz sarebbe in questo contesto il proprietario di un bar in cui si recano i classici e buffi stereotipi da bar appunto, e contemporaneamente padrone di una vigna fuori città gestita da Suzel, giovane coprotagonista di cui Fritz si innamorerà.

Esprimere tutte le piccole sfaccettature della psicologia di un personaggio senza rovinare il “Bel Canto” ma anzi privilegiandolo, è stata sicuramente la cosa più difficile da rendere, come ha affermato anche l’attore protagonista Charles Castronovo; ma la bravura di un cantante sta anche e soprattutto in questo, nell’essere anche attore oltre a cantante.

La regista e il maestro hanno affermato di essere più che soddisfatti delle prove del cast che sembra essersi dimostrato all’altezza dell’arduo compito. E il segreto di questo successo sembra proprio essere il divertimento, il cast ha dichiarato di essersi divertito nell’interpretare i personaggi, e sicuramente questo divertimento contagerà anche tutti gli spettatori in sala.

Tra gli artisti figurano anche alcuni giovani allievi della stimata accademia del Maggio, che non solo si sono dimostrati meritevoli tanto da essere inseriti in uno spettacolo importante, ma che grazie ad esperienze come queste possono crescere artisticamente parlando.

Il maestro Riccardo Frizza, già direttore del Rigoletto, ha poi dichiarato di trovare alcuni soluzioni musicali di Mascagni assolutamente geniali e innovative, di una leggerezza e freschezza uniche, ed è quindi felice ed entusiasta di poter portare una così geniale opera, ingiustamente poco considerata, in alto.

Dopo due anni di sofferenze comuni, ci meritiamo tutti uno spettacolo spensierato, che ci faccia rilassare, divertire, e sognare con la sua musica, senza nessun tipo di astrusità, durezza, e dove nessuno alla fine…. muore.

Non ci resta che andare a vederlo.

Maestro concertatore e direttore
Riccardo Frizza

Regia
Rosetta Cucchi

Scene e costumi
Gary McCann

Luci
Daniele Naldi

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del coro
Lorenzo Fratini

Personaggi e interpreti

 Fritz Kobus
Charles Castronovo

Suzel
Salome Jicia

Beppe, lo zingaro
Teresa Iervolino

Davide il rabbino
Massimo Cavalletti

Federico
Dave Monaco

Hanezò
Francesco Samuele Venuti

Caterina
Caterina Meldolesi


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