Erano gli anni settanta quando un uomo giapponese di nome Go Nagai, imbottigliato nel traffico, pensò “sarebbe bello poter scavalcare gli altri mezzi se alla mia macchina spuntassero braccia e gambe”. Da questa semplice riflessione nacque “Mazinga Z”, il grande “robottone” capace di diventare un Dio o un demone. Go Nagai ne stese un manga per poi passare all’animazione aiutato dalla Toei Animation: il successo arrivò divampante. Ancora oggi, con i suoi 92 episodi, Mazinga Z resta una delle serie animate giapponesi più longeve della storia dell’animazione, e una delle più apprezzate. Non si tratta certo del primo romanzo avente come protagonista una macchina antropomorfa, basti pensare ad AstroBoy, ma fu un punto di riferimento per tutti gli anime a venire di quegli anni. Dopo il suo successo, Go Nagai procedette con la creazione di altre serie animate che ruotassero attorno a un “Mecha“, come Il Grande Mazinga, Ufo Robot Grendizer (Atlas Ufo Robot Goldrake per noi italiani), Gaiking (del quale però Nagai perse la paternità in seguito a una diatriba con la Toei), Getter Robot (aiutato dall’abile Ken Ishikawa), Getter Robot G, Jeeg Robot d’acciaio e molti altri. Il genere si espanse sempre di più anche ad altri autori, basti pensare al successo di Zambot 3, Trider G7, Daltanius, Danguard, Daitarn 3, Mobile Suit Gundam etc.

Ma è verso l’ultimo decennio del XX secolo che un nuovo studio d’animazione si fa sentire, lo studio Gainax:  tra le tante opere animate prodotte trovano spazio anche i generi Mecha e Sci-fi; basti pensare alle 2 serie composte da alcuni OAV “Punta al top! Gunbuster” e “Punta al top 2! Diebuster“;  o per citare una serie ancora più famosa, quasi diventata (per non dire che lo è già) un cult “Neon Genesis Evangelion“, che ancora oggi fa parlare di sé.

Ma è nel 2007 che avviene la svolta. Il genere Mecha, per quanto ancora attuale, sembra aver ormai lasciato spazio a nuove categorie animate, che seguono le esigenze del pubblico e un desiderio di rinnovo generale. Ma proprio in questo anno Gainax presenta il suo nuovo capolavoro animato, “Sfondamento dei cieli Gurren Lagann. Questa nuova opera, realizzata con uno stile grafico ancora oggi attuale (a volte anche migliore di serie molto recenti!) e con musiche capaci di non limitarsi semplicemente a farsi “ascoltare” ma anche “sentire”, finisce col prevalere in mezzo a ogni altra opera contemporanea della sua epoca. Il suo destino è quello di farsi ricordare negli anni, poiché la storia raccontata risulta unica nel suo genere. Ma ora basta con le introduzioni, andiamo ad analizzare cosa ha di veramente stravolgente questo anime.

 

Gli uomini, quando vengono calpestati, alla fine si alzano in piedi.

Ci troviamo in uno scenario post-apocalittico, in cui gli esseri umani sono stati costretti a vivere in villaggi sotterranei, al punto tale che hanno dimenticato quanto possa essere confortante un raggio di sole. Nel villaggio di Jiha, però, Simon, giovane ragazzo di 14 anni, lavora duramente ogni giorno per trovare cibo per sé stesso e il suo villaggio, scavando tunnel sotterranei con la sua trivella. E’ dell’idea opposta il suo “fratello” (tra virgolette poiché non vi è un legame di sangue bensì affettivo) Kamina, di 18 anni, ambizioso di scoprire cosa si trovi in superficie. Anche se molto restio a scoprire il mondo esterno, Simon si lascia spesso trasportare dal forte desiderio del suo amico. Continuando a scavare, Simon finisce con l’incappare in una trivella di dimensioni pari a un pollice e in un piccolo robot grande abbastanza per contenerlo. La macchina, capace di mettersi in moto attraverso la piccola trivella (Core Drill), viene presto battezzata “Lagann” da Kamina. Ma i nostri eroi non hanno nemmeno il tempo di esaminare a fondo la nuova scoperta che scoppia un enorme terremoto, che causa il crollo del soffitto del villaggio. Questa è l’occasione che Kamina stava aspettando da tempo, finalmente il suo sogno di uscire da quest’oscurità sotterranea si realizzerà. Ciò sarebbe possibile se non fosse che nel villaggio è sprofondato un mecha alto venti metri a causa del terremoto, che comincia a distruggere l’ambiente circostante prendendo di mira Kamina, che lo affronta spavaldo. Corrono però a salvarlo Simon, a bordo del Lagann, e Yoko, una ragazza della superficie che farà presto amicizia con i due, sprofondata nel villaggio insieme al bestione. Grazie a un’enorme forza sprigionata dal piccolo Lagann, i tre riescono a distruggere l’enorme macchina, e a uscire nel mondo esterno. Ben presto però i nostri eroi, in particolare Simon, dovranno farsi coraggio e affrontare il crudele mondo della superficie, che non si rivelerà poi così rosa e fiori come se lo erano immaginato. Ciò nonostante, ci sarà Kamina a infondere coraggio a Simon, sostenendo che egli, grazie alla sua trivella, possa arrivare a sfondare persino il cielo.

Il mio spirito è giunto fino a qui nonostante un tempo fosse prostrato dalla disperazione. Se così potrò creare un futuro per voi lo farò, perché è quello che desidero.

C’è una cosa che l’uomo, nel bene o nel male, dovrà accettare, un sentiero che tutti percorriamo, prima o poi; qualcosa di inevitabile, a cui nessuno può sfuggire: la morte. Un concetto assoluto, percepito da tutti come un viaggio di non ritorno, che segna la fine di quel lungo cammino che tutti noi tendiamo a definire come vita. Negli ultimi anni, però, per quanto riguarda il mondo degli anime (cartoni animati giapponesi), questo concetto ha mutato significato, diventando qualcosa di molto meno serio di quello che è realmente, specialmente nelle opere fantasy. Per carità, proprio perché sono tali queste storie hanno il diritto di infrangere i canoni del nostro mondo e di imporne di nuovi, scelti arbitrariamente dall’autore. Ma sempre più spesso i personaggi di vari racconti hanno il potere della resurrezione, o comunque una capacità che gli permetta di visitare solo temporaneamente “Il paese sconosciuto dalla cui frontiera nessun avventuriero fa ritorno” (W. Shakespeare, Hamlet, To be or not to be). Non è necessariamente una caratteristica negativa questa, sia chiaro, basta farne un uso intelligente. Per citare qualche esempio di qualche altro anime contemporaneo: in Re:zero il “ritorno dalla morte” crea un effetto estremamente drammatico, che rende il protagonista patetico e (proprio per questo) realistico, mentre in Konosuba la resurrezione che le dee garantiscono al personaggio principale servono ad alimentare la componente comica dell’anime, che risulta molto efficace. Nonostante tutto questo, il concetto stesso di morte viene inevitabilmente negato: il punto di non ritorno per qualsiasi essere vivente. In Gurren Lagann ciò non avviene, e non si parla solo della sconfitta di un rivale in battaglia, ma di qualcosa di più. La morte viene vista attraverso due prospettive diametralmente opposte: la prima, quella accidentale; La morte più comune, quella non desiderata, quella che ti coglie alla sprovvista, quella che non ti permette di portare a compimento il disegno che ti eri prefissato, che non ti lascia chiudere i conti in sospeso, e che non ti garantisce il tempo di esprimere nella loro interezza i tuoi saluti alle persone che ami. Ma nonostante tutto ciò, quella più “realistica”. La seconda, quella forse più nobile, il sacrificio. Ma intendiamoci, non un sacrificio voluto dagli altri nei nostri confronti, ma voluto da noi verso noi stessi, per un bene più grande. La presa di coscienza che l’unico modo per dare speranza a coloro che vogliamo proteggere è la nostra morte. Avere il coraggio di rinunciare al dono della vita per salvare quella di altre persone. O la conclusione di una lunga riflessione, che ci fa comprendere infine che l’unico modo che abbiamo di realizzare un nostro desiderio, un nostro ideale, che possa creare un futuro prosperoso per gli altri, è porsi in prima fila di fronte alle avversità, affrontando il destino senza temere le conseguenze, poiché “questa è la realtà, non ci si può fare niente, va solo affrontata”. Anteporre il bene altrui al proprio fino a questo punto è simbolo di grande virtù per un uomo.

L’ignoranza è una cosa che va temuta. Voi forse siete ancora convinti di combattere dalla parte del bene, ma in realtà il vero protettore di questo mondo sono io.

Le favole per bambini non sono altro che storie in bianco e nero. C’è un buono e un cattivo, e non esiste un particolare motivo per cui questi personaggi agiscono in un modo piuttosto che in un altro. Cappuccetto rosso è una innocente bambina dallo spirito buono che vuole portare conforto alla propria nonna, mentre il lupo è un essere malvagio che vuole trovare un pranzo a tutti costi. Non ci sono particolari motivazioni dietro le loro azioni. Ma è giusto così, nelle storie che si raccontano ai figli prima che questi vadano a dormire basta che ci sia un eroe e un antagonista, tali per necessità. E’ una caratteristica questa che è stata adottata anche nella letteratura, con i poemi cavallereschi e di fantasia del medioevo. Ma Torquato Tasso, nella sua Gerusalemme Liberata, cambia definitivamente questa regola a priori. Con lui anche gli avversari, per quanto egli stesso li consideri nel torto, hanno un motivo per cui combattere, anche i pagani hanno una ragione per agire in un certo modo. Credono fermamente in dei principi, che possono anche essere sbagliati, ma che danno loro un motivo sufficiente per lottare. Abbiamo una visione della storia dal loro punto di vista, oltre che da quello dei cristiani, che ci permette di avere una prospettiva psicologica degli antagonisti come dei protagonisti. Ma nonostante ciò, siamo certi fin dall’inizio di chi sia nel giusto e chi nel torto. Si può dire che in Gurren Lagann venga fatto un passo in avanti. L’entusiasmo portato dai nostri eroi all’inizio di questa avventura ci farà percepire il racconto come una commedia, in cui i nostri protagonisti combattono in difesa dei deboli sconfiggendo i tiranni che si sono posti al controllo della terra. Ma nel corso della serie sarà inevitabile chiedersi se Simon e Kamina stiano davvero combattendo per la giusta causa. Il punto di vista dei nemici ci permetterà non solo di capire la loro psicologia, ma anche i motivi per cui combattono e si oppongono ai nostri rivoluzionari. Il passo in avanti rispetto a Tasso, vi state chiedendo? Risiede nel fatto che mentre per la Gerusalemme Liberata siamo sicuri che, per quanto i pagani credano fermamente nelle loro convinzioni, i cristiani siano nel giusto e risieda in loro la verità, in Gurren Lagann nemmeno alla fine della serie ci è possibile affermare con assoluta certezza che le cose siano andate nel migliore dei modi. Molti dubbi ci faranno chiedere se la verità risiedesse effettivamente nei nostri paladini o nei nemici che fronteggiano di volta in volta. Non si è mai sicuri fino in fondo di quale potesse essere la strada migliore da percorrere, e siamo noi, alla fine, a scegliere da che parte stare. La storia è quel che è, certo, il finale è il frutto del sentiero scelto dai vari personaggi e delle decisioni da loro prese, ma potremmo non ritrovarci necessariamente d’accordo con esso.

Ultima nota: una delle colonne sonore di questo anime. Le musiche sono fondamentali in un qualsiasi prodotto cinematografico, che sia un cartone, un film o una serie televisiva. Queste ci permettono di comprendere appieno le emozioni che una particolare scena vuole trasmetterci. Riallacciandoci con il discorso di prima, anche Claudio Monteverdi è riuscito a  creare un capolavoro musicale nel duello tra Tancredi e Clorinda, alternando prima ritmi molto veloci e vivaci per la furia del combattimento poi uno lento per la tragicità della morte di Clorinda. Allo stesso modo, sebbene tutte le musiche combacino perfettamente con le scene a loro abbinate, una in particolare desterà sicuramente il vostro interesse: “Libera me from hell”. Questa canzone risulta essere l’anello mancante tra la musica del passato e quella del presente. Si uniscono in essa la drammaticità della lirica e le rime del rap moderno. Avete capito bene. In questa canzone, eseguita da Tarantula, un rapper della band Spontania, e da Kasahara Yuri, abbiamo due stili musicali apparentemente differenti, ma che sono in realtà l’uno l’erede dell’altro. La parte lirica riprende a piene mani il Requiem responsoriale recitato nelle messe cattoliche romane in onore dei morti, mentre la parte rap risulta essere una melodia innovativa che basa le sue rime sui principali temi della serie animata. C’è una costante antitesi tra i due generi, uno che ci trasmette l’idea che la morte sia l’unica via percorribile e l’altro che incoraggia a non gettare la spugna, affrontando le sfide che ci si pareranno davanti senza alcun timore. Nel corso della canzone sembra quasi che le due correnti di pensiero cerchino di mettere a tacere la propria rivale, ma è verso la fine che capiscono di aver bisogno l’una dell’altra, finendo col mescolare le loro note in un tripudio di rime inglesi e di lirica romana. Libera me from hell non è una semplice colonna sonora, ma una novità assoluta in ambito musicale apprezzata da tutti i fan della serie, capace di suscitare reazioni emotive sempre più forti ogni volta che la si ascolta. Se vi siete incuriositi, potete ascoltarla su Youtube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=VT6LFOIofRE . Siete desiderosi di sapere in quali occasioni della serie possa venire eseguita una melodia simile? Beh, allora non vi rimane che iniziare a guardarla, se già non l’avete fatto!

E adesso, andate, e fate come vorrebbe Kamina… sfondate i cieli!

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